Donne “Libere di ricominciare”
Lì, dove tutto è amplificato, dove ogni tematica o piaga sociale viene smembrata fino a perdere consistenza e dove pure le storie, i corpi e le anime sono sottomesse alla legge della domanda e dell’offerta mediatica, da quel luogo che trabocca di retorica è ora di fuggire. Ripartiamo dalla cultura. Ripartiamo da un libro.
Libere di ricominciare è stato voluto e creato per dare voce a chi per molto tempo non ne ha avuta, per mettere nero su bianco ciò che può nascondersi dietro le mura domestiche, ma sopratutto è un augurio rivolto a tutte quelle donne che spesso etichettiamo solo come vittime.
Quello che troviamo in queste pagine, è un insieme di testimonianze sincere, genuine. Storie diverse, di realtà talvolta spietate, ma che si intersecano tutte in una rotta comune: la speranza. Autrice, insieme alle testimoni, è Stefania Cazzagon, referente dello Sportello Donna nei comuni di Mira e Stra e formatrice in ambito scolastico e accademico. A lei spetta inoltre il merito della raccolta delle storie. Pubblicato dalla casa editrice milanese SEFER Books, il libro è acquistabile inviando una mail all’indirizzo redazione@studioletterario.it.
Veronica racconta oggi a Parolibero come, dalla sua esperienza di blogger, sia passata alla collaborazione attiva per la realizzazione di questa iniziativa editoriale. <<L’idea del libro è nata questa estate. Inizialmente avevo in mente di raccogliere delle testimonianze per il blog, poi ho conosciuto Stefania e grazie alle sua esperienza e competenza il progetto ha visto la luce. Sono storie di vita, senza ricami e che non danno adito a polemiche poco costruttive. Lo scopo del libro è mostrare le sensazioni che una donna prova in quei tragici momenti. Lo definirei come uno sprono alla solidarietà”.
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Approfondiamo ora con l’editore Alessandro Bruciamonti alcuni punti chiave del libro.
Ha già trattato con la sua casa editrice tematiche di questo genere e qual è stato il suo approccio iniziale?
Nel febbraio 2013 abbiamo pubblicato un saggio proprio sulla tematica del femminicidio intitolato Troppo amore! Donne e passioni tristi di Laura Tappatà, docente dell‘Università Cattolica di Brescia, che ha lo scopo di indagare le dinamiche psicologiche che muovono le violenze. Questa seconda pubblicazione è invece di diverso stampo. Le testimonianze non scadono nella banalità in cui talvolta incorre la letteratura di questo genere. Entrambe le opere sono legate da un filo rosso che mira ad una trattazione più ampia e consapevole.
Avete utilizzato pseudonimi per la pubblicazione delle storie?
La scrittura è un modo per esorcizzare la paura, una valvola di sfogo. La penna ha quasi un potere liberatorio. Io, come editore, preferisco che, chi decide di esporsi scrivendo, ci metta la faccia, ma mantenere l’anonimato in questo caso è stata una scelta opportuna e mirata a tutela di chi ha già sofferto troppo.
Quali punti l’hanno colpita maggiormente delle storie con cui è venuto a contatto?
Sicuramente il fatto che le dinamiche che portano a episodi di violenza non proliferino esclusivamente nelle classi subalterne come è facile supporre, ma soprattutto un altro elemento chiave: si tende a giustificare, tanto, per anni addirittura, come emerge da una storia in particolare.
Qual è il valore di un’opera di questo tipo rispetto ad un dibattito pubblico che troppo spesso scade nella mera condanna o nell’inconsapevolezza?
Come il titolo suggerisce Libere di ricominciare narra spaccati di vita e li avvolge in un velo di speranza, ma di più, il libro cerca di aprire una finestra su questa realtà.
É il valore della testimonianza. Grazie.