Lo storico Caffè della Pace rischia lo sfratto
Nonostante la storia letteraria italiana si sia fatta anche grazie ai caffè romani, uno dei più famosi della Capitale, il Caffè della Pace, storicamente frequentato da personaggi del calibro di Ungaretti, Fellini e Monicelli, rischia sfratto e demolizione.
Il rapporto tra caffè, intellettuali-artisti e cultura affonda le sue radici nel 700, quando aitanti giovanotti viaggiavano attraverso l’Europa per meglio sancire il passaggio obbligato dalla giovinezza alla maturità, e non disdegnavano di discorrere di arti e cultura seduti con i loro simili ai tavolini di quei prestigiosi esercizi commerciali. Tutto questo ormai sembra un lontano ricordo, la cultura ormai ce la siamo persa per strada, però alcuni di quei posti ci sono ancora, e ci si chiede per quanto tempo ancora riusciranno a stare in piedi, anche solo per ricordarci di quel glorioso passato culturale che ci contraddistingue.
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Qualche anno fa, precisamente nel novembre del 2011, la famiglia Serafini, gestore di questo prestigiosissimo locale a due passi da piazza Navona conosciuto in tutto il mondo e divenuto un pezzo di storia della capitale, aveva ricevuto lo sfratto dal Pontificio Istituto Teutonico di Santa Maria dell’Anima. Recentemente questo sfratto è divenuto esecutivo, con tanto di sentenza del Tribunale di Roma, che intima alla famiglia Serafini di abbandonare subito il locale. C’è da dire che nel 2006 era stata emessa una delibera a tutela dei negozi storici, ossia tutti quei locali che danno prestigio alla città e hanno una certa valenza a livello di turismo culturale; tra questi c’era il Caffè della Pace. A quanto pare la suddetta delibera non è servita a nulla, perché al proprietario dello stabile, ovvero il pomposo Pontificio Istituto, ha persino rifiutato un possibile aumento del canone di locazione, già rilevante (oltre 7mila euro al mese), ed ha anche provveduto allo sfratto delle famiglie che ne occupavano i locali superiori.
Da qui è partito un carosello di solidarietà, interrogazioni parlamentari, nonché un’accorata missiva al Presidente della Repubblica ad opera di Giulio Anticoli, presidente di Cna Roma Città storica e associazione Botteghe storiche, per evitare la demolizione dell’antico bar che dovrebbe far posto ad un albergo di lusso. Inoltre c’è una petizione on line, nonché una raccolta firme al bancone del locale; l’obiettivo è di arrivare a 50.000 euro, per poi presentarle al sindaco Marino, il quale, con il Campidoglio, è entrato nella vicenda, approvando all’unanimità una mozione che impegna i due settori competenti (Commercio e Urbanistica) a compiere ogni atto per mantenere il vita lo storico locale. L’augurio di tutti è che chi di competenza riesca a non far chiudere i battenti ad un posto così ricco di storia e cultura, rischiando che finisca nel dimenticatoio per sempre.