Mario Paciolla: sette mesi senza verità
Mario Paciolla, collaboratore Onu 33enne in Missione di Verifica degli Accordi di Pace in Colombia, venne trovato morto nella sua casa di San Vicente del Caguàn il 15 luglio 2020, cinque giorni prima del suo rientro in Italia.
Mario indagava su un bombardamento da parte delle forze militari in Colombia durante il quale erano morti otto minorenni; aveva realizzato un dossier, insieme ai colleghi della Missione, che racchiudeva alcuni dettagli dell’operazione militare del 29 agosto 2019 nel villaggio Aguas Claras del Comune di San Vicente del Caguàn, contro l’accampamento di Rogelio Bolнvar Cуrdova, leader di una delle fazioni di dissidenti delle Farc che hanno rifiutato il processo di disarmo e smobilitazione previsto dagli Accordi di Pace.
Mario, nell’ultimo periodo che precedette la sua morte, si sentiva in pericolo, tradito dai suoi compagni e arrabbiato con i suoi superiori, tant’è che aveva chiesto il trasferimento in un’altra sede della Missione dopo aver appreso che, per decisione del direttore dell’area di Verifica dell’agenzia, alcuni estratti dei suoi rapporti erano stati consegnati al senatore colombiano Roy Barreras.
Lo stesso Barreras, nel novembre 2019, denunciò il fatto che Guillermo Botero -all’epoca ministro della Difesa Colombiano- tenne nascosta la morte di otto minorenni durante l’operazione del 29 agosto 2019. Secondo la prima versione ufficiale infatti a cadere durante il bombardamento furono 14 guerriglieri. Dopo le rivelazioni che emersero Guillermo Botero presentò le dimissioni.
Proprio Botero aveva fatto pressione affinché il mandato della Missione dell’ONU -che si rinnova ogni settembre- non venisse confermato per il 2019. Perché? Cosa aveva paura che potesse emergere Botero?
Dopo le dimissioni di Botero Mario Paciolla confidò a diverse persone a lui vicine che lui e alcuni suoi colleghi della Missione di verifica delle Nazioni Unite erano stati hackerati.
Le denunce di violazione dei diritti umani da parte delle Forze Armate dopo la firma dell’Accordo di Pace con le FARC, nel novembre del 2016, furono diverse, questo spinse Barreras a cercare informazioni più dettagliate; anche se il senatore ha sempre negato di aver ricevuto informazioni da parte della Missione dell’Onu, dichiarando che le sue fonti erano ufficiali dell’esercito insoddisfatti delle azioni militari e degli abusi dei diritti umani.
Ma cosa sono le Farc?
Le FARC -Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia- sono sono un’organizzazione guerrigliera comunista della Colombia di stampo marxista-leninista e bolivariana, fondata il 27 maggio 1964.
La nascita delle FARC è derivata dalla repressione armata attuata dallo Stato colombiano – con l’appoggio statunitense- nei confronti dei gruppi di auto-organizzazione agraria contadina sviluppati in alcune regioni del pese. In seguito alla cruenta repressione statale, i sostenitori dell’esperienza di auto-organizzazione agraria contadina che riuscirono a fuggire, giunsero alla conclusione che la resistenza e la lotta armata fossero le uniche strade da percorrere per attuare un cambiamento e le riforme strutturali che la popolazione chiedeva. Il loro scopo era quello di instaurare una democrazia popolare e socialista.
Dal 1964 al 2016 l’attività delle FARC non è mai cessata in quanto, tolto il periodo dei “Dialoghi del Caguán”, che sembrava aver aperto uno spiraglio di pace e riforma, lo stato colombiano ha adottato una politica repressiva fortemente incentrata sull’azione militare.
Le FARC hanno lo scopo di rappresentare gli interessi dei poveri che abitano la Colombia, contrastando le classi ricche e opponendosi all’intervento degli Stati Uniti d’America negli affari interni della Colombia, alla privatizzazione delle risorse naturali, alle multinazionali e alla violenza delle organizzazioni paramilitari.
Il 23 giugno 2016, dopo 50 anni di ostilità, il governo colombiano nazionale e una delegazione delle FARC stipulano un accordo bilaterale definitivo per la cessazione delle ostilità e per la promozione della pace.
La paura di Mario
L’11 luglio Mario Paciolla scriveva ad un suo amico: “Voglio dimenticare per sempre la Colombia. La Colombia non è sicura per me. Non voglio mettere più piede in questo paese, né nell’ONU. Non fa per me. Ho chiesto il trasferimento da un po’ e non me l’hanno dato. Voglio una nuova vita, lontano da tutto”. Mario non si sentiva più al sicuro, e lo aveva confessato anche alla sua ex fidanzata Ilaria Izzo. I due sono stati legati per 9 anni, ma sono sempre rimasti in buoni rapporti. Anche Ilaria lavorava per la stessa missione Onu e si trovava in Colombia, a Cali. Mario, prima della sua morte, le aveva rivelato di sentirsi spiato e tradito dai suoi stessi colleghi, nello specifico di Christian Leonardo Thompson Garzón, ex militare a riposo dell’esercito colombiano che si occupava della sicurezza della missione Onu.
Il ritrovamento del corpo e le incongruenze con la tesi del suicidio
Il corpo di Mario Paciolla venne ritrovato senza vita la mattina del 15 luglio 2020 (19.40 ora italiana) da una sua amica e collega, che non vedendolo arrivare in ufficio, si era preoccupata ed era andata a cercarlo a casa. L’ultima connessione su Whatsapp risaliva alla sera prima, alle 22.45 ora locale, il decesso è avvenuto intorno alle 2:00. La polizia locale aveva inizialmente riferito che Mario era stato ritrovato impiccato e con ferite di arma da taglio in varie parti del corpo, ipotizzando un suicidio. Il sangue presente in casa e le modalità dell’impiccagione fecero subito sorgere dei dubbi sulla tesi del suicidio.
La sensazione di Mario di essere spiato e tradito venne avvalorata da alcuni comportamenti di Christian Leonardo Thompson Garzón il quale gettò alcuni oggetti trovati in casa dopo aver rinvenuto il corpo e la fece ripulire prima che finissero le verifiche da parte della polizia colombiana. Garzòn spinse anche alcuni dipendenti delle Nazioni Unite a sottrarre dal domicilio di Mario, il giorno dopo la sua morte, un mouse. L’accesso all’appartamento era stato consentito da alcuni poliziotti colombiani che sono ora indagati per “ostacolo alla giustizia”.
In Italia l’equipe medico legale che ha ripetuto l’autopsia, dopo quella avvenuta in Colombia, guidata dal professor Vittorio Fineschi, che si è occupato anche dei casi Cucchi e Regeni, ha eseguito una Tac sulle ferite rinvenute sul corpo di Mario. Esame che non era stato fatto in Colombia. I medici italiani hanno anche rilevato che la ferita ritrovata sul collo di Mario non era compatibile con l’impiccagione e non avrebbe potuto causarne il decesso.
Le Nazioni Unite hanno voluto mantenere riserbo sul caso, dichiarando aver avviato un’indagine interna per chiarire l’accaduto.
Ad oggi, dopo sette mesi senza giustizia per Mario, queste sono le parole della madre: “Per ora noi non abbiamo ancora nessuna verità. Mario è stato ucciso quattro ore dopo aver fatto un biglietto di ritorno in Italia. Lui stava scappando dalla Colombia perché probabilmente è stato testimone di qualcosa che non andava bene”.
Intanto in Colombia le repressioni vanno avanti: l’inizio del 2021 è stato uno dei più cruenti con 11 massacri, 14 omicidi di leader sociali e cinque omicidi di guerriglieri. Il primo omicidio di un ex combattente delle Farc del 2021 è avvenuto nel Caqueta, la regione dove Mario lavorava con la Missione di Pace dell’Onu. L’impunità di questi crimini in Colombia è quasi totale: tra l’86% e il 94%.
Nessuna giustizia per Mario, nessuna giustizia per le vittime dei massacri.
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