Conte ter addio, verso un Governo Draghi

Diario della crisi, terza puntata: la maggioranza ‘giallo-rossa’ non c’è più, Mattarella convoca al Quirinale Mario Draghi per un governo “di alto profilo”

Allo stato attuale permangono distanze alla luce delle quali non ho registrato la unanime disponibilità a dare vita a una maggioranza”.  Così nella serata di martedì il Presidente della Camera Roberto Fico dichiarava l’esito del suo incarico esplorativo, dopo 40 minuti di colloquio con il Presidente della Repubblica. Incarico che aveva ricevuto dallo stesso Presidente per verificare se esistessero le condizioni per rimediare alla crisi di Governo innescata dallo ‘strappo’ di Matteo Renzi. Niente accordo, niente maggioranza. Niente Conte ter.

Di lì a poco lo stesso Sergio Mattarella avrebbe riferito lui, direttamente alla Nazione. Con un ragionamento di grande rigore ha spiegato – cosa per niente scontata nella politica italiana, spesso incomprensibile – le ragioni della sua scelta: la via maestra è sempre il voto, ma la pandemia e il Recovery Fund necessitano di decisioni forti e di un Governo nel pieno delle sue funzioni qui ed ora, se sciogliessi le camere passerebbero almeno quattro o cinque mesi prima di averne uno. Ragionando e dimostrando, numeri e conti alla mano, prevenendo paragoni impropri, confutando assai prevedibili sparate demagogiche. E quindi, ha chiosato, nessuno si senta dispensato dall’ora della responsabilità:

Avverto pertanto il dovere di rivolgere un appello a tutte le forze politiche presenti in Parlamento perché conferiscano la fiducia a un governo di alto profilo che non debba identificarsi in alcuna formula politica. Conto quindi di conferire un incarico per formare un Governo”. Tutte le forze politiche. Nessuna formula.

Dopo pochi minuti il suo Consigliere Giovanni Grasso farà sapere, laconico, che il Presidente della Repubblica ha convocato per il giorno dopo, mercoledì 3 febbraio alle ore 12, “il professor Mario Draghi”.

La giornata aveva visto proseguire la riunione-fiume delle forze della ex maggioranza alla ricerca di un intesa. Ma data la tempistica, dato il tenore delle accuse incrociate, dati i passi avanti e poi indietro compiuti su nomi, incarichi, riforme e progetti, più di qualcuno  è pronto a giurare che fosse tutto già scritto. Almeno da un po’, almeno nella mente di qualcuno: “Renzi aveva un disegno ben preciso”, dice il vice segretario PD Andrea Orlando su RaiTre a Cartabianca. Altro che “rottura inspiegabile”.

Ammesso che si sia trattato veramente di un disegno così lucido, spietato e lungimirante, è difficile pensare che un tale progetto non avesse una solida rete di alleanze, anche al di là delle dichiarazioni ufficiali. Già, ma di chi?

LineaDiretta24 aveva spiegato i motivi per i quali un’ipotesi di Conte Ter appariva già nei giorni scorsi piuttosto remota. Mentre fioccano i tweet con le reazioni politiche di tutto l’arco parlamentare, prima di dire chi ha vinto e chi ha perso, a chi è convenuto e a chi no, è bene aspettare l’incontro delle 12. Anche se il “professor Draghi” è soprannominato “Supermario”, non è affatto detto che per lui la strada sia in discesa.

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