Crisi, Mattarella avvia le consultazioni

Diario della crisi, seconda puntata: al via i colloqui del Presidente della Repubblica, ma per ora tutti giocano a carte coperte

Dopo le dimissioni di Giuseppe Conte di ieri mattina, il Capo dello Stato ha avviato oggi le consultazioni per capire se ci sono le condizioni per una nuova maggioranza parlamentare “ampia e stabile”.

La tre giorni, che è iniziata oggi alle 17 con i Presidenti di Senato e Camera, non dovrebbe riservare troppe sorprese. I partiti di maggioranza dovranno tenere la posizione, confermando la fiducia nel premier dimissionario almeno in apparenza; l’opposizione reclamerà il voto o un improbabile governo di unità nazionale. In questa fase, infatti, nessuno può perdere la faccia rinnegando le dichiarazioni di appena pochi giorni fa.

Eppure, sotto la cenere la temperatura è altissima. Mattarella dovrà capire se e a quali condizioni i partiti sarebbero pronti a votare la fiducia a un nuovo governo: dall’ipotesi di una ricucitura tra Conte e Renzi a un allargamento significativo e tale da cambiarne la natura politica. Come nel caso di una “maggioranza Ursula”, cioè un’alleanza tra tutte le forze che a Strasburgo hanno votato la fiducia a Ursula Von der Leyen: socialisti, liberali e popolari.

Tra tutte quelle non campate in aria, questa è di certo l’ipotesi più suggestiva. Perché ha un precedente in Europa, perché tutto sommato lì sta funzionando (è la maggioranza protagonista dello ‘scatto di reni’ comunitario, il Recovery Fund e il suo meccanismo di finanziamento), perché agli occhi degli elettori costituirebbe una buona giustificazione per un eventuale cambio di rotta.

Tradotto in termini nostrani, equivarrebbe a un’alleanza definita ‘europeista’ tra Partito Democratico e Liberi e Uguali (in Europa, Socialisti e Democratici), Italia Viva (Liberali), Forza Italia (Popolari) e Cinque Stelle (che a Strasburgo non sono iscritti a nessun gruppo ma hanno votato la fiducia alla Commissione), lasciando fuori Lega (Nazionalisti e Sovranisti) e Fratelli d’Italia (Sovranisti e Conservatori). Ironia della sorte, quando si votò per il nome della Presidente Von der Leyen anche all’Europarlamento la maggioranza fu risicata: solo 9 voti in più del necessario, un margine di sicurezza assai esiguo. Ma la maggioranza si ampliò notevolmente al momento di votare la squadra dei Commissari.

In quest’ipotesi è difficile pensare che Conte possa essere il nome di un cambio di rotta così politicamente significativo: sarebbe il terzo dall’inizio della legislatura. Un ‘Conte ter’ funzionerebbe solo nel caso di una ricucitura personale tra il premier uscente e Matteo Renzi, magari con l’aggiunta dei dieci ‘responsabili’ di Tabacci. Ma numeri alla mano il senatore di Firenze continuerebbe ad essere indispensabile e il messaggio equivarrebbe a un ‘scusate, abbiamo scherzato’. Ed è probabile che in queste condizioni Mattarella non voglia perdere tempo, affidando mandati esplorativi destinati a fallire alla prova dei numeri.

Chi potrebbe essere il nuovo incaricato? C’è da credere che per ora nessuno vorrà scoprirsi. Almeno ufficialmente, almeno nei prossimi tre giorni.

Questo il calendario degli incontri: oggi ore 17 Presidente del Senato, ore 18 Presidente della Camera; domani giovedì 28 gennaio dalle ore 10 alle 18,30 Autonomie, Misto, Leu, Italia Viva e Pd; venerdì alle 16 Centrodestra e alle 17 M5S.

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