25 novembre: Giornata Internazione contro la violenza sulle Donne
Oggi, 25 novembre, si celebra la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Questa ricorrenza è stata istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1999, con l’invito ai governi di tutti i paesi del mondo di celebrare questa giornata al fine di sensibilizzare e far riflettere i cittadini sull’argomento. La data del 25 Novembre è stata indicata nel 1981 da alcune attiviste riunite a Bogotà in occasione dell’Incontro Femminista Latinomericano e dei Caraibi. Venne scelto proprio il 25 novembre in memoria di un gravissimo femminicidio avvenuto nel 1960: quello delle tre sorelle Mirabal, che si opposero alla dittatura di Rafael Leónidas Trujillo.
Il femminicidio delle tre sorelle Mirabal
Il 25 novembre 1960 Patria, Minerva e María Teresa Mirabal uscivano di casa per fare visita ai propri mariti, che si trovavano in carcere in quanto dissidenti politici. Le tre donne avevano rispettivamente 25, 36 e 34 anni. Sul ponte nella zona di Marapica, nel nord del paese, si imbatterono in alcuni uomini armati, che le obbligarono a far fermare l’auto e a scendere dal veicolo. Quegli uomini erano i militari del Servicio de Inteligencia Militar, e stavano eseguendo gli ordini del dittatore Rafael Trujillo. Le tre sorelle furono divise una dall’altra, portate in luogo tra le montagne chiamato La Cumbre -dove oggi sorge il loro monumento- e lì furono brutalmente picchiate, stuprate e strangolate. Gli uomini avevano l’ordine di simulare un incidente stradale, così i loro corpi senza vita furono rimessi in macchina e questa distrutta in modo da simulare un impatto.
La mascherina 1522 contro la violenza domenstica
Mai come oggi questo argomento tocca particolarmente, purtroppo, tantissime donne. In seguito e durante il primo Lockdown, infatti, sono aumentati i casi di violenza tra le mura domestiche. Nell’ultimo Report, realizzato dall’Organismo permanente di monitoraggio durante l’emergenza coronavirus, si rileva che a partire dalla fine di marzo le violenze di genere siano aumentate in maniera costante e graduale. Ad aprile il servizio del 1522 ha registrato un picco di telefonate per segnalare episodi di violenza domestica e chiedere aiuto. Nel mese di marzo le chiamate sono state 716, contro le 670 del marzo 2019, mentre dal 1 al 18 aprile 2020 sono salite a 1037, contro le 397 dello stesso periodo nel 2019. Anche l’utilizzo dell’app “1522” ha subito un incremento: a gennaio 2020 sono state 37 le richieste di aiuto, a febbraio 50, a marzo 143 e ben 253 nei primi 18 giorni di aprile. Questi dati allarmanti hanno portato alla nascita della “mascherina 1522“, la frase in codice nata grazie ad un accordo tra i centri antiviolenza e la Federazione farmacisti. L’iniziativa è volta a fornire uno strumento in più a tutte le donne “intrappolate” nelle loro case e che sono vittima di violenze domestiche.
Il rispetto di genere: una regola dell’Ordine dei giornalisti
Dal 1 gennaio al Testo Unico che regola la deontologia dei giornalisti sarà aggiunto un articolo, il 5 bis, che recita:
Rispetto delle differenze di genere.
Nei casi di femminicidio, violenza, molestie, discriminazioni e fatti di cronaca, che coinvolgono aspetti legati all’orientamento e all’identità sessuale, il giornalista: a) presta attenzione a evitare stereotipi di genere, espressioni e immagini lesive della dignità della persona; b) si attiene a un linguaggio rispettoso, corretto e consapevole. Si attiene all’essenzialità della notizia e alla continenza. Presta attenzione a non alimentare la spettacolarizzazione della violenza. Non usa espressioni, termini e immagini che sminuiscano la gravità del fatto commesso; c) assicura, valutato l’interesse pubblico alla notizia, una narrazione rispettosa anche dei familiari delle persone coinvolte.
Sono modifiche storiche quelle al “Testo unico dei doveri del giornalista” approvate all’unanimità dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, al fine di evitare stereotipi di genere, espressioni e immagini lesive della dignità della persona. Perseguendo sempre un linguaggio rispettoso, corretto e consapevole.
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