4 anni per il reato di depistaggio
La proposta di legge che prevede l’introduzione del reato di depistaggio e inquinamento processuale ha avuto il via libera dalla Camera dei Deputati. Nonostante,Forza Italia e Nuovo Centro Destra hanno votato contro, mentre la Lega si è astenuta. Lo stesso Renato Brunetta, in una conferenza stampa subito dopo la votazione, ha espresso il suo dissenso. Intanto si tratta di una piccola vittoria per l’on. Paolo Bolognesi, ora il testo passa al Senato.
La Camera ha approvato il ddl con 351 sì, 50 no e 26 astenuti. Le novità introdotte dal ddl sono pene severe per chi manomette o depista delle indagini, si prevedono quattro anni di reclusione, con aggravanti se si tratta di pubblici ufficiali. Precisamente con depistaggio si intende tutte quelle attività che ostacolano o impediscono il regolare svolgimento delle indagini, come occultare o manomettere una prova inquinando così il processo. Nel testo poi sono previste delle aggravanti di pene per gli ufficiali pubblici che si macchiano di questo delitto e si prevede un aumento da un terzo a metà. Se poi la condanna supera i tre anni si rischia per sempre l’interdizione dai pubblici uffici. Altre aggravanti che possono inasprire la pena è quando il reato è stato compiuto nei processi di mafia, di strage e terrorismo, traffico di armi e materiale nucleare, sia chimico che biologico, ma anche traffico di persone, sequestro con scopo di estorsione e altri delitti gravi. Per chi si macchia poi di depistaggio aggravato si prevede il raddoppio dei termini di prescrizione. Nella proposta di legge sono anche previsti degli sconti pena, da metà a due terzi, per chi decide di aiutare i magistrati a trovare i colpevoli di depistaggio, oppure aiuta a ricostruire la scena del crimine o lo stato delle prove che erano state manomesse.
La prima proposta di legge risale al marzo del 2013, presentata dal deputato del Pd, Bolognesi e altri colleghi. Si trattava di un articolo unico da aggiungere al già presente art. 372 del Codice Penale, in materia di falsa testimonianza. In Italia non esiste il reato di depistaggio, lo sanno bene i membri dell’Associazione tra i Familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, che da tempo lottano per introdurre pene adeguate per chi si macchia di questo delitto. Ritengono infatti che le grandi stragi che ci sono state in Italia, da Ustica a Bologna, abbiano avuto rallentamenti o arresti totali per via della distruzione di documenti o intralcio nelle indagini. Lo stesso Bolognesi, che ha depositato la proposta di legge, è presidente dell’associazione. Tra le azioni intraprese dall’Unione dei Familiari per portare l’attenzione sull’introduzione del reato di depistaggio c’è stato il lancio di una petizione su internet. Da marzo 2013 ad oggi il testo è stato esaminato dalla Commissione della Camera dei deputati e da luglio è stato portato in Assemblea, fino a ieri che avuto l’approvazione.
Fonti: Camera dei Deputati, Associazione tra i Familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, Adnkronos
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