Assegnate le “Spighe Verdi” 2020, premio per la sostenibilità rurale

La Spiga Verde è un riconoscimento che premia lo sviluppo sostenibile nei comuni rurali. Con immediate ricadute sul turismo, sulle produzioni tipiche e sull’immagine dei vincitori 

Le Crete senesi, le colline delle Langhe o del Chianti, gli altipiani delle Murge, i terrazzamenti delle Cinque Terre. I paesaggi più famosi d’Italia – spesso riconosciuti e tutelati anche dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità – sono creati e modellati dall’agricoltura, e dall’interazione tra questa e l’azione della natura.

Una relazione, quella tra paesaggio, mondo rurale e sostenibilità, oggetto del premio “Spighe Verdi” assegnato lo scorso 28 luglio a 46 comuni di 13 regioni italiane. Riconoscimento che premia le politiche di sviluppo sostenibile nelle comunità rurali, in soli quattro anni – è stato istituito nel 2016 – ha già conquistato grande visibilità mediatica, e anche una buona efficacia nell’orientare le scelte degli enti locali.

Agricoltura

La rivincita dell’agricoltura

Per nostra fortuna – italiana, in particolare – l’agricoltura, quella che un tempo chiamavamo ‘settore primario’, caduta in disgrazia con il boom economico degli anni ‘60 e a lungo sinonimo di arretratezza culturale e produttiva, è tornata ad essere protagonista. La riscoperta della sostenibilità, della consapevolezza ambientale, del cibo ‘buono, pulito e giusto’, del turismo responsabile e di tutto il mondo Slow sono ormai tratti identificativi del Made in Italy: per questo FEE Italia (Foundation for Environmental Education), già creatrice delle prestigiose Bandiere Blu fin dal 1987, recentemente ha voluto promuovere un riconoscimento specifico, si legge sul sito, anche al “ruolo che ha l’agricoltura nella difesa del paesaggio, nella tutela della biodiversità e nella produzione di alimenti di qualità”.

Giovane, ma di belle speranze

AgricolturaOgni anno, i comuni che intendono concorrere al riconoscimento vengono valutati in base a 67 indicatori e 16 diverse macroaree, tra cui Gestione del ciclo dei rifiuti, Efficienza energetica, Qualità dell’aria, dell’acqua e dell’ambiente sonoro, Partecipazione dei cittadini, Educazione ambientale e così via; oltre, naturalmente, ad Agricoltura, Tutela della biodiversità e temi più specificamente territoriali. Rispetto a questi i comuni si impegnano su un percorso di miglioramento insieme alle rispettive comunità, con particolare attenzione alle imprese agricole del territorio, che “hanno un ruolo fondamentale nella sua tutela e valorizzazione in chiave di sostenibilità”.

AgricolturaL’assegnazione del riconoscimento, similmente a quanto già avviene per spiagge, qualità delle acque e dei servizi turistico-balneari con l’attribuzione delle più famose Bandiere Blu, conferisce al comune grande visibilità ed è uno straordinario veicolo di marketing territoriale per il suo turismo, per l’enogastronomia, le produzioni tipiche e per tutto ciò che ne sostiene lo sviluppo locale. Anche perché la commissione che valuta le candidature è di tutto rispetto: ci sono rappresentanti dei ministeri dell’Ambiente, dei Beni Culturali e dell’Agricoltura; oltre al Corpo Forestale dello Stato e a Confagricoltura, che sostiene e sponsorizza il progetto.

Da quando esistono, le Spighe Verdi hanno assunto una risonanza crescente, anche se una parte del grande pubblico pochi giorni fa le avrà sentite nominare per la prima volta. La domanda di mete alternative e di turismo interno nel post pandemia hanno spinto quest’anno FEE e Confagricoltura a imprimere una particolare enfasi alla notizia. C’è da sperare che i comuni premiati ne stiano già ricevendo un beneficio in termini di presenze e di prenotazioni fin d’ora, all’inizio di questo agosto caldo e strano.

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Chi sale, chi scende

Trattandosi di una candidatura volontaria, in cui il comune si iscrive e compila un questionario che ne esamina le politiche secondo i criteri prima descritti, non è banale che in soli quattro anni le adesioni e i riconoscimenti siano cresciuti fino a premiare ben 46 comuni, quattro in più del 2019. Certificazioni di qualità che possono essere conquistate, ma nel tempo anche perse. Se quest’anno si aggiudicano la Spiga Bisceglie in Puglia, Monforte d’Alba in Piemonte, Rivodutri e Roccagorga nel Lazio, Santa Maria del Cedro e Sellia in Calabria, Sant’Alessio con Vialone in Lombardia e Todi in Umbria, comuni che nell’anno precedente non erano presenti nella lista dei vincitori, la perdono invece Alba e Vicoforte (Piemonte), Anguillara Sabazia (Lazio) e Cavareno (Trentino). Un premio giovane, ma severo.

Non solo Spighe

AgricolturaI riconoscimenti che premiano le azioni virtuose dei comuni non mancano. Basti ricordare I Borghi più belli d’Italia o le Bandiere Arancioni del Touring Club Italiano, la cui indicazione spesso campeggia all’ingresso dei centri abitati, o le stesse classifiche della qualità della vita nelle città del Sole24Ore; qualche anno fa andavano per la maggiore anche l’Associazione Comuni Virtuosi e i Comuni a Cinque Stelle (nessuna relazione con l’omonimo movimento). In tutti esiste un esame e un percorso di certificazione, orientato a responsabilizzare l’intera comunità locale rispetto a ‘buone pratiche’ su temi specifici, dalla qualità ambientale alla tutela del patrimonio culturale, dalla partecipazione dei cittadini all’innovazione sociale e amministrativa. L’aspetto originale delle Spighe Verdi, che si aggiungono al già lungo elenco di ecolabel rivolto al mondo dei comuni italiani, è quello di aver posto l’accento sulla qualità dell’ambiente rurale, e sulla sua centralità nel più vasto tema della sostenibilità ambientale e della tutela del paesaggio.

AgricolturaPerché, che si parli degli iconici vigneti della Toscana, degli sconfinati seminativi della Sicilia interna o degli oliveti delle Puglie, di casali, fienili e stazzi, fontanili, filari di alberi, canali, ogni elemento che costituisce il paesaggio – e che oggi confluisce anche nella vasta vocazione turistica o agrituristica del nostro territorio – storicamente trae origine dalla produzione agricola.

E per continuare a esistere ha bisogno di un’agricoltura di qualità, proiettata nel futuro, più orientata alla sostenibilità che ossessionata dalla produzione intensiva. E di un nesso vitale con le comunità umane che, secoli o anche millenni fa, l’hanno creata.

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