Dal dicembre 2019 ad oggi: la diffusione del COVID-19.

Dicembre 2019: le autorità sanitarie di Wuhan riscontrarono i primi casi di pazienti con i sintomi di una polmonite di causa sconosciuta. Fin da subito viene ipotizzata la diffusione di un nuovo coronavirus proveniente da una fonte animale.

Gennaio 2020: viene identificato il ceppo responsabile dell’epidemia di Wuhan, designato come SARS-CoV-2. 10 gennaio 2020 risultano colpite dal virus anche altre province cinesi, causa anche i grandi spostamenti della popolazione in occasione del capodanno cinese. 11 gennaio: confermata la prima vittima. Il 13 gennaio il coronavirus provoca il primo decesso fuori dalla Cina: in Thailandia muore una donna cinese che era appena tornata da Wuhan. Confermati casi di contagio, oltre che in Thailandia, anche in Corea del Sud, Giappone e Australia. Il 21 gennaio le autorità sanitarie statunitensi confermano il primo caso negli Usa: un trentenne ricoverato nello Stato di Washington tornato da Wuhan. 23 gennaio 2020: la città di Wuhan viene messa in quarantena. Il 24 gennaio vengono accertati i primi casi in Europa: in Francia, a Bordeaux e Parigi, tre persone risultano contagiate dal coronavirus. Il 30 gennaio l’Oms dichiara che il coronavirus un’emergenza sanitaria globale. Sempre il 30 gennaio arriva la notizia dei primi due casi accertati anche in Italia: si tratta di due turisti cinesi che sono stati ricoverati in isolamento all’ospedale Spallanzani. L’Italia, chiude il traffico aereo da e per la Cina.

Febbraio 2020: si registrano i primi contagi in Italia legati al Covid-19. L’emergenza che ci sembrava così lontana investe anche il nostro Paese dove si registrano centinaia di casi positivi con i focolai maggiori nel Lodigiano e in Veneto. Da quel momento i contagi non si sono più fermati. 21 febbraio: almeno dieci città della Lombardia e del Veneto sono state bloccate in una procedura di quarantena a seguito di uno scoppio epidemico a Codogno, in provincia di Lodi.

Marzo 2020: il premier italiano annuncia la chiusura di scuole e università fino al 15 marzo, con restrizioni per cinema e teatri. Il campionato di calcio avverrà a porte chiuse. Nella notte tra il 7 e l’8 marzo, con un nuovo decreto, Conte limita le possibilità di movimento nelle zone più colpite dal contagio, in entrata e in uscita e all’interno dei territori. Le zone interessate sono la Lombardia e le province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti, Alessandria, Verbano Cusio Ossola, Novara e Vercelli. I contagi non si fermano. La sera del 9 marzo, con un nuovo decreto in vigore dal giorno successivo, tutta l’Italia diventa zona rossa. L’11 marzo l’Oms dichiara che quella di Sars-CoV-2 è una pandemia, per la rapidità con cui si diffonde il virus e per la vastità delle aree geografiche colpite. Nel giro di due settimana settimane il numero dei Paesi, al di fuori dalla Cina, colpiti dal COVID-19 è triplicato. 18 marzo: una fila di mezzi militari ha attraversato il cuore di Bergamo, percorrendo la strada che va dal cimitero monumentale fino all’autostrada, con a bordo i feretri dei morti da COVID-19 che il cimitero bergamasco non riusciva più a gestire per il numero troppo elevato: le attese per le cremazioni avevano ormai superato la settimana. Un’immagine che afferma la potenza di questa terribile pandemia. 

Ad oggi in Italia i casi positivi sono 70065 -di cui 39533 si trovano in isolamento domiciliare, 26676 ricoverati con sintomi e 3856 in terapia intensiva-, i deceduti 10023, i guariti 12384.

 

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