Viaggiare, meglio in compagnia o in solitaria?
Vantaggi e svantaggi del viaggiare da soli, un’esperienza che tutti dovrebbero fare almeno una volta nella vita. Ecco perchè
Ammettiamolo: l’interrogativo enunciato nel titolo è malposto, ma serve a richiamare la vostra attenzione.
E’ evidente che viaggiare da soli oppure in compagnia non siano necessariamente alternative tra cui scegliere, ma sono cose molto diverse tra loro. Se avete vari coniugi, abbondanza di figli, suoceri, due cellulari, molti gattini e un varano è probabile che desideriate partire soli per un’isola deserta; se siete stati single incalliti per tutta la vita ma ora vi commuovete guardando le coppie che si tengono per mano mordendo un cornetto Algida, forse è ora di condividere un viaggio con la vostra anima gemella. Noi qui vorremmo raccontarvi cosa succede quando si parte da soli, in modo che, incuriositi, immediatamente vi precipitiate a farlo; oppure ve lo leviate dalla testa per sempre.
Molti dicono ‘vorrei farmi un bel viaggio in solitaria’, sapendo che non ne avrebbero mai il coraggio. La motivazione dichiarata in genere è la paura di annoiarsi; quella recondita, in realtà, è ad esempio osare di cenare da soli al ristorante giapponese sentendosi osservati, convinti che tutti i giapponesi li stiano fissando, ogni sguardo, ogni sorriso, ogni espressione del viso chiaramente sarcastica e rivolta a loro, a significare la traduzione giapponese di ‘iiih, quello sta da solo, che sfigato’.
Ma andiamo con ordine.
Se partite da soli, non potrete dire a lei ‘li hai presi tu i miei mutandoni di pile’, né infilare di nascosto il phon ionizzante, le zeppe di ghisa e tutti i colli da oltre 3 kg nella valigia di lui, con la scusa che lui è più robusto; oppure chiedere agli altri senza vergogna, come sempre, ‘che mi presti il bagnoschiuma’. Cambia dunque già il modo di fare il bagaglio, che dovrà essere più responsabile, una vera e propria riflessione sulla vostra vita, una spending review di cosa vi è realmente necessario. Consigliamo di non destinare a tale operazione un tempo irragionevolmente limitato né di svolgerla malvolentieri; ma di dedicarle un arco temporale comodo in cui, mentre si fanno altre cose, riporre gli oggetti sul letto man mano, in modo da visualizzarli, lasciando che il bagaglio si formi da sé in un processo lento, quasi un flusso di coscienza. Noi per esempio ci mettiamo un’intera giornata, anche se in un’occasione ci è lo stesso capitato di dimenticare qualcosa di importante: James Joyce avrebbe magari sentenziato che il ‘caricabatterie del cellulare is the new spazzolino da denti’.
In effetti, se partite da soli le cose cambiano già dal momento in cui decidete la meta. In viaggio non potrete apostrofare l’altro con ‘tu che ti sei documentato, …’ facendovi portare come vi porta il navigatore quando guidate, dovendo per questo avere un di più di motivazione, di curiosità, di letture. In altre parole, in un viaggio in solitaria non ci si può andare completamente allo sbaraglio, bisogna averne un’idea abbastanza compiuta, ricordarsi almeno qual è la destinazione, altrimenti all’aeroporto si può sbagliare il gate e finire in Islanda con le havaianas.
Certo, fin qui non ci sono grandi differenze con altre tipologie di viaggiatori consapevoli: non è che chi viaggia in compagnia debba necessariamente incarnare i clichè sopra descritti (noi non li conosciamo, ma qualche eccezione esiste certamente).
La vera differenza è che per viaggiare da soli bisogna essere ragionevolmente sereni con sé stessi; spesso sono le proprie paure quelle da cui si fugge e che si proiettano sugli altri. In realtà al ristorante giapponese, ma anche al peruviano o in Serbia, non vi fissa proprio nessuno, nessuno sta pensando che siete così brutti e noiosi che nessuno è voluto venire con voi e che per questo certamente morirete soli e vecchi, nessuno a voi ci pensa proprio, nemmeno il cameriere che da voi nemmeno ci passa, nessuno giudica il vostro sguardo: siete voi che non sapete dove guardare e che tenete gli occhi bassi, perché siete voi che da soli vi sentite sfigati. Quando vincerete questa paura dell’altrui giudizio, che in realtà è quello del vostro Super-voi, scoprirete nuovi gradi di libertà anche in altri campi della vita, pronti per ulteriori e spericolati passi avanti (ad esempio, andare al cinema da soli, se a nessuno interessa il vostro film) e sorprendentemente, proprio quello della cena potrebbe essere uno dei momenti di maggior socializzazione (a noi è capitato proprio questo, riuscendo in un’occasione perfino a scroccare un’ottima cena a Campobasso).
Qual è dunque il vantaggio di viaggiare da soli?
Posto che, lo ribadiamo, non si tratta di una modalità stabilmente preferibile all’altra, ma solo di un’esperienza che tutti dovrebbero provare almeno una volta per ampliare il proprio bagaglio esperienziale invece di quello a mano, diciamo che se si viaggia da soli e in un buon mood in generale si può conoscere più gente e scoprire più cose, sia dei luoghi che si visitano che di sé stessi. Privi della confort-zone costituita dall’altro o dal gruppo, si devono necessariamente attivare attitudini spesso dormienti come senso dell’orientamento, osservazione, problem-solving, spirito di iniziativa. Sempre che non si ricorra alle app del cellulare piuttosto che chiedere orari dei mezzi, ottenere indicazioni sugli indirizzi, imparare qualche parola di idioma locale: tutte cose che si usava fare prima che la gente prendesse a infilarsi gli auricolari nelle orecchie per restare nel proprio bozzolo sonoro, con la musica preferita o gli audiomessaggi, in palestra come nella Terra del Fuoco; o che ci si potesse rifugiare in un uazzappare compulsivo. Sì, un uso improprio del cellulare potrebbe rischiare di vanificare i vostri sforzi, oltre naturalmente a nuocere alla salute, ai fiumi e ai mari.
Insomma, aprirsi all’imprevisto e all’adattamento, rivedere i propri piani, curiosità verso lo sconosciuto e il diverso, libertà di scelta nel giusto mix tra compagnia e solitudine, attività e riposo, orari, pasti, deviazioni, interessi: su tutto questo a dettare legge sarà solo il vostro ritmo interiore. Una prova, anche di pochi giorni, gioverebbe a tutti. Pur avendo il viaggio in compagnia altri e indiscutibili vantaggi, superarla porta anche a fugare alcuni dei fantasmi che tutti, chi più chi meno, si portano dentro: una volta scacciati, ci si sente davvero più forti di prima. E si torna anche a desiderare con più consapevolezza un viaggio in compagnia.
A noi per esempio è capitato di desiderarlo, e per questo avevamo proposto alla nostra fidanzata una scelta tra l’allegro capodanno ceceno e la scoppiettante Festa dei Morti in Guerra in Kosovo. Qualcosa dev’essere andato storto. Ci andremo da soli. Però, che sfiga.