Destinazione Polonia, incontro tra est e ovest
Ormai la Polonia non è più il paese misterioso di quando ci voleva andare Verdone.
Un week end lungo a Cracovia è una delle fughe romantiche più vendute dalle agenzie di viaggio; le scolaresche la visitano durante i Viaggi della Memoria a Auschwitz (che in realtà si chiama Oswiecim); d’estate, tedeschi e altre genti della mitteleuropa prendono d’assalto la costa baltica, come pure i grandi laghi della Masuria.
E’ dunque tempo di andare a scoprire l’intera Polonia, che non è solo un papa, la vodka, le belle donne; e nemmeno solamente Lech Walesa e Solidarnosc; o la deportazione degli ebrei, la guerra e le macerie del novecento –tutte cose tristi, peraltro. La Polonia è un paese accogliente, gentile, di ostinato amore per la vita e per la bellezza; Patria di Chopin, Copernico e Marie Curie, per essere apprezzata al meglio ti chiede, è vero, di raccontarti un po’ della sua storia.
C’era una volta, in Polonia: i Cavalieri Teutonici
C’era una volta la Polonia, nel milleduecento. Quando i duchi di Masovia, i primi re polacchi, non riescono ad avere la meglio sulle tribù dei Prussiani, ultimi pagani d’Europa, e vanno a chiamare in aiuto i Cavalieri Teutonici: monaci guerrieri germanici, abituati ai massacri di Terrasanta. Tunica bianca e croce nera, spadone e mazza ferrata fanno il loro truculento lavoro nel nome del Padre, ma in cambio chiedono terre e potere, costruiscono castelli e città come a Torun, Elblag e Malbork (che oggi, con la loro aria di medioevo misterioso vanno assolutamente visitate), fanno arrivare contadini e mercanti tedeschi fino ai confini con la Russia, e reclamano altro spazio. I polacchi ci mettono altri duecento anni per condurli a più miti consigli, ma il problema delle minoranze germaniche durerà fino alla Seconda Guerra Mondiale, nientemeno, quando Hitler vorrà ‘riunificare’ la Grande Germania. La Polonia, invasa e stretta tra tedeschi, Svedesi e Russi, è stata nel frattempo cancellata, spostata, smembrata e distrutta più volte. Ma ogni volta è risorta.
Lega Anseatica e luce del nord
Questa storia serve a capire per esempio l’atmosfera di Danzica, con la sua luce anseatica, lo slancio gotico nelle cattedrali di mattoni rossi, e le facciate barocche che ricordano Brema o Amburgo; ma anche perché la Seconda Guerra cominciò proprio lì, perché venne rasa al suolo, perché ci arrivarono i russi con la scusa della ricostruzione (sulla base dei quadri del Canaletto, tanto non c’era rimasto più niente) e del comunismo che a Danzica, ai cantieri navali ‘Lenin’ di Lech Walesa, cominciò la sua ritirata. Visitate la mostra stabile Le strade della Libertà e il sito di Westerplatte, dove la guerra cominciò.
Molte città polacche, o che lo sono state, hanno il nome tedesco: Gdansk/Danzig (Danzica), Wroclaw-Breslau (Breslavia, capitale della Slesia, la più germanizzata tra le regioni polacche), Kalinigrad/Koenigsberg (oggi enclave russa), L’viv/Lemberg (Leopoli, oggi in Ucraina), e così via. E in ognuna di queste l’occhio del viaggiatore sensibile nota le facciate delle chiese, la forma delle case, la piazza del mercato, avere qualcosa di una grande koinè che ha caratterizzato tutta l’Europa centrale, e dove molte genti hanno lasciato il loro contributo.
Gerusalemme d’Europa
Tra questi gli ebrei. Li trovi nei quartieri ebraici di Cracovia e di Varsavia (dove erano 300.000 mila, 60 sinagoghe), nei poetici cimiteri, nella musica yiddish, nei ristoranti (che sono quelli dove in Polonia si mangia meglio), nei villaggi dei Piccoli Carpazi, dove tra otto e novecento ci fu la prima febbre del petrolio (a Sanok visitate lo skansen, ricostruzione di un villaggio tradizionale: ci troverete molti pozzi petroliferi e un’atmosfera da villaggio western, ma siamo in Galizia), di cui i principali protagonisti erano ebrei poveri in cerca di riscatto economico e sociale. Il POLIN, il Museo della Storia degli Ebrei Polacchi a Varsavia, racconta mille anni di storia della Gerusalemme d’Europa, e del lascito di questa storia nella cultura d’Europa. E di come da lì è scomparsa.
C’era una volta… anche i russi
Ai russi riuscì per via politico-ideologica la penetrazione che non gli era mai riuscita per via militare. Stalin ai popoli fratelli regalava sempre volentieri almeno un grattacielo, e non mancò di segnare lo skyline di Varsavia, per esempio, con il greve ”Elefante col tutù”, tanto per ricordare ai polacchi la sua vicinanza. Per avere idea di un’atmosfera urbana coerentemente realsocialista visitate Nowa Huta, città dell’acciaio vicino Cracovia; o consumate un rapido pranzo nelle latterie (mleczny bar) che non siano ancora state trasformate in locali alla moda. Ma i polacchi erano visceralmente cattolici, ed ebbero sempre problemi con l’ateismo di Stato: oltre ad aver prodotto un papa, oggi ricordano il comunismo nei musei, ma ne hanno per lo più eliminato ogni traccia fisica. E la disputa coi russi si è estesa a quella sulla paternità della vodka.
Modernità e paesaggi d’altri tempi
Il paesaggio polacco va dai monti Tatra a sud (monte Rysy, 2499 m), dall’aria piuttosto alpina, alle grandi foreste della Podlasie, dove vivono gli ultimi bisonti; le atmosfere collinari rurali, tra villaggi castelli chiese di legno e carretti a cavallo, di Wielkopolska e Malopolska, i grandi laghi della Masuria e l’abbacinante costa baltica, bianca e sabbiosa. I polacchi si sono rapidamente organizzati e il paese propone ogni sorta di attività secondo standard ormai nord europei: non faticherete a scoprirle procurandovi la vostra Lonely aggiornata.
Noi speriamo di avervi motivati a visitare un paese unico, gentile e indistruttibile, incontro di genti, sofferente e gioioso insieme. Se avete ancora dubbi, mentre guardate la gallery ascoltate un sognante Notturno di Chopin, o struggenti melodie yiddish.