Roma celebra l’8 marzo tra eventi e amore malsano
L’emancipazione del genere femminile non può e non deve avvenire attraverso la mera celebrazione di una data che racchiude in sé un episodio storico di grande tragicità e sofferenza sconosciuto a molti.
La donna, ancora oggi oggetto di discriminazione e vessazioni, nei luoghi di lavoro e soprattutto all’interno del nucleo familiare, rappresenta, senza troppa retorica, la ricchezza ed il fulcro di un’epoca che tende a minimizzare i problemi reali e a non cercare soluzioni concrete ai disagi che inondano la vita quotidiana della gente comune. La Città di Roma in occasione della giornata internazionale della donna, ha così scelto lo slogan Ispirare il cambiamento, come incoraggiamento nei confronti delle donne a confermare le conquiste avvenute negli ultimi anni e a perseverare in questa spinta di rinnovamento. A tal proposito, quindi, nella cornice delle biblioteche dei vari municipi romani, è stata indetta una serie di eventi e manifestazioni che ruotano attorno alle tematiche della donna, cercando di affrontare in modo più pragmatico alcuni problemi connessi al genere femminile.
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Nel contesto del XIII Municipio, a Montespaccato, è avvenuto l’incontro Donne e l’amore malsano: il femminicidio. La tematica della violenza sulle donne è stata affrontata attraverso la presentazione del libro Se questi sono uomini di Riccardo Iacona. A presenziare l’evento la giornalista Sabrina Carreras, collaboratrice di Iacona, che ha descritto l’iter che ha portato alla stesura di questo libro. Nel 2011, infatti, va in onda la puntata di Presa diretta “Malaroma”, episodio in cui si parla del ritorno alla Roma violenta dei tempi della Banda della Magliana. I trentasette omicidi in un anno avevano suscitato grande preoccupazione nella Capitale, ma non destavano particolare attenzione le 119 donne che, durante lo stesso arco di tempo, avevano trovato la morte per mano dei loro presunti compagni di vita.
Il libro racconta le storie di alcune di queste donne prigioniere e vittime di un amore che non può che essere malsano, fatto di violenza fisica e psicologica e che prescinde dalle condizioni sociali e culturali. Introducendo anche alcune testimonianze degli uomini carnefici, e raccontando in modo trasversale il fenomeno del femminicidio, ne è scaturito un dibattito acceso in cui ci si è resi conto di quanto le premesse e le intenzioni siano grandi rispetto alla difficoltà di fondo di pervenire ad una soluzione concreta al problema. Le leggi anti-stalking non servono se non sono coadiuvate da centri antiviolenza che possano effettivamente aiutare le donne in difficoltà e le stesse leggi, in una società culturalmente matura, dovrebbero essere l’extrema ratio di un contesto sociale ed educativo che insegni alle persone, sin da piccole, alla cultura del “buon sentimento” ed alla consapevolezza del rispetto reciproco tra uomo e donna in quanto tali.