Manifestazione per il si alla TAV – Lettera aperta di una lettrice

Leggo che a Torino ci sarà una manifestazione sabato prossimo per “il sì alla TAV e per rendere pubblico il dissenso per la gestione della Città”. Una manifestazione senza sigle di partito, promossa dall’élite borghese di Torino, dinanzi alla quale ho una duplice reazione: emotiva ed immediata di adesione e poi razionale di distanza. Una chiamata alle armi, a svegliarsi, a fare qualcosa.

Come non aderire all’invito della borghesia a far sentire la propria voce per difendere la crescita e, di conseguenza, “la parte più debole della società. Quella per cui dover fare affidamento solo su di sé significa partire con uno svantaggio incolmabile. Quella che ha più da perdere dal venir meno di un ethos di solidarietà diffusa”.

Poi però leggo che questa borghesia illuminata, che tace da anni davanti allo svilimento della scuola, alla difficoltà della sanità pubblica, alla corruzione e all’evasione, scende in piazza per difendere il “laghetto” di Torino preoccupata per la TAV.

E mi chiedo se non sia l’ennesimo arroccarsi di questa borghesia che non alza la voce contro un governo che parla agli istinti peggiori in tema di razzismo, sessismo, negazione dei diritti LGTB, ambiente. E se non sia stato proprio questo atteggiamento delle élite ad aver allontanato la base dei cittadini da partiti che, certamente più illuminati in temi di diritti civili, hanno dato l’impressione (non sempre infondata) di aver difeso solo i ceti più abbienti e lasciato indietro tutti gli altri.

“FARE” “SVEGLIARSI”, prima che sia troppo tardi, non vuol dire solo manifestare contro un’ulteriore opportunità persa a Torino.

FARE vuol dire pagare tutti le tasse fino all’ultimo centesimo, reinvestire nelle aziende, non portare soldi all’estero, non delocalizzare per massimizzare il profitto, non assumere giovani usufruendo di sgravi fiscali per poi licenziarli a beneficio cessato.

FARE vuol dire condividere, ciascuno a suo modo, il privilegio di far parte di una classe sociale agiata (molto spesso per censo e poi per merito) con chi è meno fortunato, mandare i propri figli alla scuola pubblica perché non sia il ghetto dei poveri ma mantenga l’eccellenza richiesta per i rampolli bene, manifestare contro i 500 euro ai diciottenni indipendentemente dal reddito, contro lo spreco degli 80 euro ai poveri: soldi che potevano essere investiti virtuosamente invece che usati per raccogliere voti.

Ecco che allora mi permetterei di suggerire alla colta borghesia torinese la lettura anche dell’articolo di G. Guccione.(Corriere della Sera – Torino- 26 aprile) per trovare altri motivi di preoccupazione contro cui manifestare, tutti specchio della diseguaglianza sociale: la riduzione dell’aspettativa di vita degli abitanti delle periferie di 7 (!) anni inferiore rispetto a quella di chi abita “in collina”; il tasso di disoccupazione , simile a quello del Mezzogiorno, che raggiunge “tra i ragazzi dai 15 ai 24 anni il 57,8% e tra le ragazze arriva al 64,4%”.

Tutto questo non si risolve con la TAV ma con la presa di coscienza che occorre affrontare la vulnerabilità sociale che, unita alla povertà, è stata il detonatore del successo di questo governo fascista e incompetente.

C.G.

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