Le tre perle dell’Abruzzo
L’Abruzzo, regione compresa tra l’Adriatico e l’Appennino centrale, presenta una natura ruvida e a tratti selvaggia che, unita a una storia antica e un mix di cultura importante, regala a chi la visita un’emozione dietro l’altra. Da Calascio al Lago di Campotosto e Roccascalegna, ecco le tre imperdibili perle dell’Abruzzo.
CALASCIO: IL PARCO NAZIONALE DEL GRAN SASSO E MONTI DELLA LAGA
Calascio è un piccolissimo e antichissimo borgo di soli 127 abitanti della provincia dell’Aquila, appartenente al parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Il borgo, di origini normanne, presenta un territorio diversificato che va dalla foreste alle praterie, dai pascoli aridi alle altitudini più elevate, fino alle rocce calcaree del Gran Sasso. L’attuale Calascio non è altro che la fusione di due comunità: quella di Calascio e quello di Rocca Calascio ( nata intorno all’anno 1000 come torre di avvistamento per prevenire gli attacchi dei nemici). Per moltissimo tempo i due borghi hanno mantenuto la loro autonomia, con una propria funzione strategica, fino a quando nel 1703 un violento terremoto danneggiò la rocca che venne completamente abbandonata, trasformando quindi la sottostante Calascio nell’unico e vero centro abitato. Tra i monumenti più imperdibili: Il Convento di Santa Maria delle Grazie o chiesa di San Francesco che custodisce al suo interno un candelabro e un ciborio del XVII secolo, una tela dipinta da Giulio Bradeschini, risalente al XVI secolo e un dipinto raffigurante una Madonna con Bambino; la chiesa di Santa Maria della Pietà e la chiesa di San Nicola. Per quanto riguarda la Rocca, restaurata alla fine del XX secolo è stata più volte set di produzioni cinematografiche nazionali ed internazionali, nonché un’importante meta turistica.
CAMPOTOSTO: IL LAGO PIU’ GRANDE DELL’ABRUZZO
Campotosto oltre ad essere il lago più grande di tutta la regione, è anche una splendida riserva naturale, istituita nel 1984, gestita dal Corpo forestale dello Stato, dove vivono diverse e rare specie animali. Il lago di Campotosto è un’importante meta turistica e soprattuto nei mesi estivi, sulle sue sponde, vengono praticati sport quali il footing ed il trekking. Il lungolago inoltre è meta ambita per il cicloturismo e la Mountain Bike. Questo bacino, di origini artificiali, è un piccolo gioiello incastonato tra i verdi Monti della Laga ed i versanti rocciosi del Gran Sasso, è bello visitarlo in tutti i periodi dell’anno vista la sua peculiare caratteristica: quella di vestirsi di colori diversi, di mese in mese, così da offrire ai suoi visitatori un’incredibile e romantico gioco di gradazioni a pieno contatto con la natura. Il lago di Campotosto è un luogo dove le tradizioni contadine sono particolarmente vive, tramandandosi di generazione in generazione, anche quelle culinarie. Tra i principali prodotti da assaggiare recandosi in vacanza al Lago di Campotosto, non possono mancare i porcini, prelibatezze raccolte nei boschi limitrofi, i pesci pescati al lago, cucinati secondo antiche ricette il pecorino, prodotto da secoli in questa zona di montagna, e altri formaggi.
ROCCASCALEGNA: IL CASTELLO E LA SUA LEGGENDA
Il castello di Roccascalegna è uno dei castelli abruzzesi più belli, in grado di offrire una vista spettacolare. Con molta probabilità, i primi fondatori della fortezza furono i Longobardi che a partire dal 600 d.C. conquistarono stabilmente il Molise e l’Abruzzo. In seguito la fortezza passò agli Svevi, agli Angioini e agli Aragonesi e man mano la struttura assunse un aspetto più elaborato. Infine dopo tre secoli di abbandono, subì varie ristrutturazioni fino al 1996. Intorno al castello ruotano tante leggende ma la più importante è quella che ha per protagonisti Corvo de Corvis e l’editto dello “Ius Primae Noctis”, attraverso il quale, nel 1646, il fantomatico Barone obbligava ogni novella sposa del Feudo di Roccascalegna a passare la prima notte di nozze con lui invece che con il marito. Nessuno osava ribellarsi al Barone, fino a quando trovò la morte per mano di una sposa novella o dello stesso marito geloso travestito da sposa. La leggenda vuole che l’uomo morente toccò la roccia con la mano insanguinata e ancora oggi in molti sostengono di aver visto la “mano di sangue” anche dopo il crollo. Il castello è aperto ogni anno da marzo ad ottobre il sabato e la domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18, mentre nei mesi di luglio ed agosto è aperto tutti i giorni fino alle 19.
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