Sergio Ceccotti, a Palazzo delle Esposizioni un romanzo della pittura lungo sessant’anni
Con la sua riconoscibilissima cifra stilistica tutta nel segno di una figurazione fatta di evocazioni di atmosfere, il pittore 83enne Sergio Ceccotti ha intrapreso un percorso in solitaria ritagliandosi un ruolo tutto suo nel panorama artistico degli ultimi decenni. Sessant’anni di estrema coerenza artistica che Palazzo delle Esposizioni ha voluto celebrare con la mostra Sergio Ceccotti. Il romanzo della pittura 1958-2018, curata da Cesare Biasini Selvaggi e aperta al pubblico fino al prossimo 14 ottobre.
Circa 40 opere che, seguendo un ordine cronologico, ripercorrono il personale percorso artistico dell’artista romano, evidenziandone tutti gli elementi che nel tempo hanno suggestionato la sua pittura figurativa, a partire dalle impressioni neocubiste a quelle dell’espressionismo tedesco, fino alle evidenti impronte di metafisica e surrealismo. Tuttavia la sua incredibile capacità di congelare certe luci e certe atmosfere, talmente personale e riconoscibile da essere definita vero e proprio realismo ceccottiano, è resa unica dai riferimenti ad un universo espressivo che prende spunto dal cinema (come il taglio delle inquadrature), dal fumetto, dalla letteratura, dai riflessi pop e dal fascino dell’accostamento di oggetti incongrui tipico dei rebus. Proprio questi articolati rebus dipinti sono diventati una costante della pittura di Ceccotti dando vita a quadri dall’atmosfera thriller e malinconica, da guardare nell’insieme, ma che poi fanno inevitabilmente focalizzare su un particolare oggetto o una particolare luce, offrendo di volta in volta dettagli e interpretazioni sempre nuovi. Proprio per questo lo stesso artista afferma che “chi possiede i suoi quadri difficilmente se ne libera, perché fanno compagnia tutta la vita”, proponendo di continuo spunti per immaginare storie, momenti che precedono o seguono gli istanti congelati dall’artista.
Quella di Sergio Ceccotti è una pittura pregna di enigma e mistero, di dettagli e indizi spesso discordanti che non fanno che spiazzare e al contempo incuriosire lo spettatore, proiettandolo in un’atmosfera frequentemente inquietante in cui la minuzia dei particolari, la (quasi costante) presenza umana, la particolare e suggestiva luce che ricorda le atmosfere hopperiane, costituiscono elementi sufficienti per dar vita ad un racconto, o meglio, ad un’efficace narrazione da romanzo giallo.
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