La Bisbetica Domata, al Globe Theatre un’avvincente battaglia dei sessi
Rainer Werner Fassbinder sosteneva che qualsiasi rapporto si gioca sul sottile equilibro tra chi, in modo più o meno evidente, domina e chi invece è dominato. Un tema sulla sopraffazione del più forte che non poteva non essere affrontata da un autore come William Shakespeare, raffinato esploratore di ogni aspetto e meccanismo della psiche umana. Una battaglia tra soggiogatore e asservito sapientemente rappresentata in una commedia del primo periodo della sua prolifica produzione teatrale: La Bisbetica Domata , oggi portata in scena da Loredana Scaramella e sul palco del Silvano Toti Globe Theatre fino al prossimo 16 settembre.
Oltre che un riuscitissimo esempio di metateatro, il testo de La Bisbetica Domata si presenta come importante occasione di riflessione sui rapporti di equilibrio nella coppia e in modo particolare sulla posizione della donna all’interno di essa. Proprio per questo la regista colloca il racconto della Bisbetica ben quattro secoli dopo il suo concepimento, ovvero alla fine degli anni Trenta, momento cruciale particolarmente appassionato della battaglia tra i sessi, quello in cui la cultura maschilista e patriarcale concepisce ancora la moglie come donna sottomessa al suo volere, una donna che però proprio in questo periodo comincia a conquistarsi la propria autonoma e indipendenza economica.
L’opera comincia con un espediente narrativo che introduce alla vera e propria trama, una sorta di cornice in cui all’ubriacone Cristoforo Volpe viene fatto credere di essere un ricco e potente Signore così che, nella veste di un’insigne autorità, viene fatto accomodare per assistere alla commedia messa in scena da attori girovaghi dal titolo, appunto, La Bisbetica Domata. Ha così inizio il vero e proprio racconto che narra di un gentiluomo di Padova intenzionato a maritare le due figlie: Caterina, conosciuta per il suo carattere indomito e scontroso, e la più giovane, Bianca, al contrario nota per la sua gentilezza ed ubbidienza, tanto ammirata che al suo cospetto possiede già due corteggiatori perdutamente innamorati di lei. Il padre decide così di non concedere la più giovane fintanto che Caterina non sarà sposata. Un’ardua impresa abbracciata con entusiasmo e veemenza dal giovane gentiluomo Petruccio (Mauro Santopietro) arrivato da Verona appositamente per trovarsi una moglie dalla ricca dote. Nel racconto musicale e nel gioco di equivoci, beffe e sotterfugi tipici della commedia shakespeariana, prende inizio la sopraffazione psicofisica di Petruccio nei confronti dell’indomita e ribelle Caterina, magistralmente interpretata da una straordinaria Carlotta Proietti, ridotta prima al silenzio durante il primo incontro e una volta presa in sposa completamente sottomessa al marito. In particolare, appena dopo il matrimonio Caterina viene obbligata dal suo sposo alla fame, alla sete, all’astinenza dal sonno e da qualsiasi altro piacere femminile, un metodo estremo adottato da Petruccio per cercare di piegare l’indole fiera e selvaggia della moglie. Con gesti gentili, ovvero con gentilissime torture, Petruccio sottomette completamente al suo volere la bisbetica Caterina e in questo nuovo assetto di sudditanza la coppia giunge al banchetto di nozze delle due nuove spose: la sorella Bianca e una ricca vedova presa in moglie da Ortensio. È in questa circostanza che avviene lo smascheramento generale: nella proposta alle tre mogli di una prova di obbedienza Bianca e la vedova rifiutano, mentre Caterina obbedisce e in un lungo monologo supporta la tesi del dovere della donna ad essere mite, obbediente e succube dello sposo. La sua orazione è così efficace che una volta risvegliatosi, l’ubriacone Cristoforo vede nella commedia che crede di aver sognato, un importante insegnamento su come effettivamente comportarsi con sua moglie.
Ancora una volta Shakespeare analizza con grande abilità la psicologia femminile del suo tempo, mostrando con ironia i conflitti interiori di una donna domata dal matrimonio, il coraggio, l’ostinazione e la sottile intelligenza che la sorreggono nel difficile rapporto con un marito così dominante, mentre al contempo mette in guardia il pubblico sulle false apparenze smascherando l’indole di Bianca, educata e remissiva, ma sotto sotto ostinata e disubbidiente, insegnando che non sempre la sposa che si piega condiscendente ai doveri è quella capace di amare veramente, aprendo uno scottante e attualissimo dibattito sul modo di esser moglie e donna.
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