La lunga rincorsa della Francia campione del mondo
In tutti gli sport d’élite, per trionfare serve programmazione e pazienza, oltre che molto talento. Il cammino verso la vittoria della nazionale francese ai mondiali di Russia 2018 è il riflesso di un processo lungo e graduale di maturazione. Stiamo parlando, infatti, di una nazionale che ha costruito la maggior parte dei suoi successi – arrivati tutti negli ultimi 34 anni – in modo certosino e attraverso, prima di tutto, l’integrazione sociale di tutti i suoi componenti. Da sempre figli di una realtà multicolore, i calciatori francesi sono l’esatto risultato di una perfetta compenetrazione tra persone provenienti da diverse culture, ma perfettamente integrati tra loro, tutti sotto l’egida della nazione transalpina. Il successo della Francia ai mondiali di Russia viene dunque da lontano ed è frutto di pazienza e abnegazione, con il tecnico Didier Deschamps come principale protagonista, in quanto uomo della federazione rimasto al suo posto il tempo giusto per portare dei frutti. La lunga rincorsa della Francia campione del mondo 2018 è piena di componenti che vanno analizzate.
Mbappe e le altre giovani speranze
Benjamin Pavard, Lucas Hernandez e Kylian Mbappe sono i tre titolari più giovani della squadra francese che si è imposta nella finale di Mosca alla Croazia per 4 a 2. Si tratta, rispettivamente, di due terzini e di un attaccante esterno, oltre che di tre scommesse importanti di Deschamps, soprattutto nel caso dei primi due. Prima del mondiale, difatti, i dubbi principali sui Bleus erano proprio riguardo alla difesa. Sebbene Lloris, Varane e Umiti rappresentassero delle garanzie nella cerniera centrale della retroguardia, non si sapeva chi avrebbe occupato gli out. L’idea di Deschamps di puntare su Pavard, in “esilio” allo Stoccarda, e su Hernandez, in panchina all’Atletico Madrid, è stata figlia di improvvisazione ma anche dell’arte di arrangiarsi che il francese ha imparato in Italia, come anche l’abilità tattica nel difendersi. Ex-tecnico di quella Juventus oggi favoritissima per la vittoria della prossima stagione di Serie A, secondo le principali previsioni delle scommesse che la vedono prima con una quota di 2,05 il giorno 23 luglio, Deschamps ha avuto alla lunga ragione affidando le fasce della difesa a due ragazzi che hanno da poco superato la ventina. Non solo perché entrambi hanno risposto bene in fase difensiva, ma anche perché si sono rivelati due ottimi stantuffi sulle fasce, soprattutto Hernandez. Non va poi dimenticato che, il fantastico goal di Pavard contro l’Argentina, che valse il momentaneo 2-2, è nato da un’azione di sfondamento del terzino dell’Atletico sull’out sinistro, così come il 3-2 messo a segno da Mbappe che ha spaccato successivamente la partita.
È quindi proprio l’attaccante del Paris Saint Germain la grande giovane sorpresa del mondiale. A soli 19 anni è andato in goal in tre occasioni, due con l’Argentina e una in finale, dimostrando non solo grande talento ed efficacia, ma anche tanta maturità. La linea verde di Deschamps si è rivelata fondamentale per la vittoria del mondiale.
Una Francia all’italiana
In quel torneo il cui prestigio vale molto più di una finale di Champions League, la Francia ha dimostrato di poter progredire poco a poco, partendo maluccio per poi migliorare sia dal punto di vista del rendimento sia dal punto di vista della concretezza al momento di attaccare e far male. Dopo le vittorie non convincenti contro Australia e Perù e il brutto pareggio contro la Danimarca, i Bleus hanno spinto sull’acceleratore e hanno demolito l’Argentina dando prova di una terribile potenza offensiva. Tuttavia, il primo compito è stato sempre quello di rintuzzare gli attacchi avversari per poi ripartire in contropiede, con Mbappe come arma principale. In mezzo al campo il lavoro sporco di N’golo Kanté e le folate di Paul Pogba hanno permesso all’attacco di distendersi a piacimento, mentre in difesa Varane su tutti si ergeva come muro insuperabile e segnava anche un gol molto importante contro l’Uruguay nei quarti di finale.
In molti hanno visto, dunque, una Francia piuttosto italiana, ossia cinica al punto giusto e con la giusta dose di fortuna quando ce n’era bisogno. La vittoria per 1 a 0 in semifinale contro il Belgio è stata il trionfo del tatticismo e della concretezza, con l’unico gol di Umtiti che bastava per acquistare il pass definitivo verso la finale di Mosca. In quella stessa finale la Francia avrebbe prima approfittato di due calci piazzati per andare in vantaggio, mentre nel secondo tempo si sarebbe scatenata in contropiede, proprio come ha spesso fatto l’Italia nel suo glorioso passato.
Griezmann, un 10 totale
Tuttavia, il ruolo di Antoine Griezmann in questo trionfo è sicuramente centrale. L’attaccante dell’Atletico Madrid è andato a segno in quattro occasioni (delle quali tre su calcio di rigore), ma si è fatto sentire soprattutto per il suo grande contributo nel gioco. Schierato come un vero e proprio numero 10 a ridosso dell’unica punta Giroud, il pupillo del Cholo Simeone ha messo in mostra una maturità calcistica impressionante, dettando i tempi dell’attacco al momento giusto e non sbagliando mai un passaggio. Il suo ruolo di raccordo avanzato ha beneficiato tutta la squadra, che grazie alla sua intelligenza tattica, riusciva a distendersi perfettamente in avanti al momento del possesso di palla. Inoltre, la sua freddezza dal dischetto e nei momenti importanti è stata decisiva.
La vittoria del mondiale da parte della Francia è dunque il giusto premio alla pazienza e a un progetto concreto e cercato a lungo; magari potrebbe essere il punto di partenza di un nuovo ciclo di vittorie.