La corda pazza, al Teatro Alba la tormentata vicenda di Antonietta Portolano

“Caro Ugo, forse da un pezzo ti sarà arrivata agli orecchi la notizia delle mie immeritatamente sciagurate condizioni familiari. Ho la moglie, caro Ugo, da molti anni pazza. E la pazzia di mia moglie sono io…” Così nel 1914 Luigi Pirandello scriveva all’amico Ojetti, rivelando il dramma che, aldilà delle sue celebri opere, del successo e dei riconoscimenti, tormentava la vita privata del grande scrittore. Partendo proprio dall’intensa e incassante attività epistolare dell’autore siciliano, da cui è stato ricostruito il travagliato matrimonio con Antonietta Portolano, l’attrice e scrittrice Arianna Fioravanti ha ideato e interpretato lo spettacolo La corda pazza, andato in scena negli intimi spazi del Teatro Alba e ispirato al suo libro Una vita senza vita. Pirandello in cinquant’anni di lettere.

La corda pazzaLo stesso Pirandello teorizzava la convivenza di tre corde nella mente umana: la corda pazza, quella civile e infine quella seria, capaci di volta in volta di alternarsi nel determinare i diversi rapporti umani. Rispetto alla sua immensa opera si tende a trascurare la tormentata vita privata del drammaturgo agrigentino, che pure gli causò depressione e indicibile sofferenza, influenzando moltissimo la sua intera produzione letteraria. Dall’intimità delle sue epistole sappiamo infatti che la corda con cui purtroppo ebbe maggiormente a che fare fu quella “pazza”: dopo i primi anni di felice matrimonio con Antonietta Portolano che sposò nel 1894, l’amore e la passione cominciarono ad adombrarsi cedendo il posto al tormento e alla paranoia, fin quando Antonietta cominciò a manifestare crisi isteriche e sempre crescente disagio mentale. La malattia prese ben presto la forma di una gelosia delirante e paranoica, peggiorata dal crollo finanziario della famiglia e dalla chiamata alle armi dell’amato primogenito nella Grande Guerra. La situazione mentale di Antonietta negli anni si aggravò a tal punto che nel 1919 Pirandello ormai disperato, acconsentì che sua moglie fosse ricoverata in un ospedale psichiatrico, dove restò per quarant’anni, fino alla morte avvenuta nel 1959.

Profondissima conoscitrice di Pirandello, la bravissima Arianna Fioravanti ha deciso di parlare della straziante vicenda della famiglia Pirandello da un punto di vista insolito, quello di Antonietta che, con grazie e delicatezza, interpreta elegantemente. Vestita solo di una camicia da notte, Antonietta legge ossessivamente decine di lettere attraverso le quali racconta la sua storia, dal primo incontro con Luigi al ricovero, fino al momento della morte. Nella semplicità di un reading accompagnato solo da fogli sparsi e da una leggera musica, Arianna Fioravanti apre uno spiraglio non solo nel tormentato matrimonio tra Luigi e Antonietta, ma soprattutto sulla possibilità di una realtà ribaltata: in un periodo storico in cui padri e mariti facevano rinchiudere con fin troppa facilità donne e ragazzine in case di cura psichiatriche solo perché troppo vivaci, ribelli, gelose o dal carattere indomito, possiamo mettere davvero la mano sul fuoco che Antonietta fosse realmente affetta da schizofrenia e “delirio paranoide”? Nell’angoscia di una donna che ha passato metà della sua vita in manicomio e nel mare di certificati medici manipolati e diagnosi affrettate, questo mistero resterà ancora a lungo pirandellianamente irrisolto…

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@vale_gallinari