Metodo Stamina: nuovo comitato scientifico
Rispunta la vicenda Stamina dopo una pausa di circa due mesi. Durante questo lasso di tempo infatti il Ministero della Salute ha dovuto ponderare la scelta di un nuovo comitato di esperti, che avrà il potere decisionale rispetto al fatto di sperimentare o bocciare il tanto discusso metodo Stamina.
Il confermato, dal governo Renzi, Ministro Beatrice Lorenzin ha finalmente messo la firma sul nuovo decreto di nomina, che affiderà le valutazioni sul metodo Stamina a un gruppo multinazionale formato da sette esperti: tre italiani e quattro stranieri. Michele Baccarini, 72 anni, ematologo, docente in pensione dal novembre del 2012 presiederà il comitato, accompagnato da altri due ematologi italiani. Per quanto riguarda gli scienziati stranieri ci sarà una ricercatrice portoghese che si occupa della generazione dei linfociti, ovvero cellule immunitarie presenti nel sangue, uno statunitense che, tra le sue varie ricerche, ha svolto quella sulla trasformazione di cellule staminali embrionali per la cura del Parkinson, una ricercatrice inglese e cofondatrice del Neural Stem Cell Institute nello Stato di New York, che si occupa di come utilizzare cellule neurali per curare problemi a occhi, cervello e midollo spinale e, infine, un endocrinologo egiziano, con base in Danimarca, che lavora proprio con le cellule mesenchimali, ovvero quelle presenti nel midollo osseo e coinvolte nel metodo Stamina. Un’equipe di tutto rispetto sembra essere quella appena individuata dal Ministro della Salute: con un buon curriculum alle spalle e, soprattutto, inerente ai campi abbracciati dal Metodo Stamina, ovvero cellule e sangue. Adesso, dunque, il rigore scientifico, l’esperienza e il brainstorming tra questi luminari saranno sufficienti per prendere una decisione imparziale riguardo la sperimentazione o il rifiuto dell’utilizzo di cellule staminali per la cura di malattie degenerative?
{ads1}
Questo è ciò che si chiedono migliaia di malati e familiari di questi. Dal 2009, data di fondazione della Stamina Foundation Onlus per opera di Davide Vannoni, queste persone nutrono una speranza di salvezza, o, almeno, il desiderio di capirci qualcosa in mezzo a questo limbo. Una situazione controversa che al centro vede Davide Vannoni, laureato in tutto meno che in medicina ma empatico più di tanti con le vittime di malattie degenerative vista la sua esperienza. «Nel 2004 ho avuto una paresi facciale. Per curarla mi sono rivolto ai medici di mezza Italia, ma non riuscivo a risolvere. Ho preso contatti all’estero, e in Russia sono stato curato con le staminali da due professori universitari. Ho recuperato il 50 per cento del mio nervo. Ne rimasi sbalordito e decisi di provare a portare nel nostro Paese questa terapia che avrebbe potuto cambiare la vita a migliaia di persone». Ma ci sono anche comitati scientifici tacciati di mancanza di imparzialità come quello che, lo scorso 4 dicembre, è stato sospeso dal Tar del Lazio perché alcuni suoi membri avevano già espresso la loro contrarietà alla sperimentazione prima dell’incarico affidato loro dal Ministero. E, d’altra parte, accuse di parzialità verso chi si è dimostrato favorevole alla sperimentazione senza però aver dato sufficiente spazio a medici e a scienziati. Questo è stato il caso di Mauro Ferrari, matematico, ingegnere, ma né scienziato, né medico e presidente del Comitato scientifico indetto dopo l’episodio del 4 dicembre. In seguito però a manifestazioni di eccessiva disponibilità verso la sperimentazione, Ferrari è stato allontanato dall’incarico. Adesso tocca a Michele Baccarini e al suo staff multinazionale dare una risposta, si spera, definitiva e ben argomentata sul metodo Stamina. E quello che ci si augura è che almeno questo nuovo staff tenga bene in mente che, al di là delle istituzioni, in primis ci sono delle persone malate, vere protagoniste di tutto ciò, che meritano delle risposte e delle spiegazioni chiare.