Il nuovo Governo sbarca al Consiglio Europeo
Si è finalmente giunti alla vigilia del tanto atteso Consiglio Europeo di giugno, appuntamento che tante pressioni aveva destato durante i giorni di consultazioni per la formazione del nuovo Governo.
Per la prima volta dopo tanto tempo l’Italia si siede a Bruxelles attraverso dei rappresentanti politici pronti a fare l’interesse nazionale, anteponendo quest’ultimo alle esigenze della Commissione Europea e degli altri organi UE.
Le sedute del Consiglio si terranno a Bruxelles e riguarderanno prettamente temi legati all’immigrazione, sicurezza e difesa nonché economia e finanza.
Mercoledì il Governo era in aula per presentare al Parlamento le sue intenzioni in vista del fine settimana europeo: il premier Conte ha confermato per l’ennesima di aver fatto accantonare durante il pre-vertice sull’immigrazione della scorsa settimana la bozza proposta da Francia e Germania, ricca di clausole e condizioni ostili agli interessi italiani (vedi gli hotspot su territorio italiano). Un cambio di passo decisivo.
Ora il nostro esecutivo si presenta a Bruxelles forte della bozza sull’immigrazione presentata durante lo stesso pre-vertice, intitolata European Multilevel Strategy for Migration e composta dai seguenti punti:
- Intensificazione dei rapporti tra UE e Paesi terzi da cui transitano o partono i migranti. Maggiori investimenti in progetti di sviluppo e formazione.
- Creazione di centri internazionali di protezione nei paesi di transito.
- Rafforzare le frontiere esterne dell’Unione Europea
- Superamento del regolamento di Dublino (considerato dal Governo inadeguato a gestire i flussi migratori)
- Superamento del criterio del paese di primo arrivo.
- Unione Europea e stati membri devono assumere responsabilità comune sugli esseri umani salvati in mare.
- Contrasto da parte dell’Unione Europea al traffico illecito di esseri umani
- Maggiori centri di accoglienza in tutta l’Unione Europea e non solo in Italia.
- Contrasto dei movimenti secondari attuando principi sovraesposti: spostamenti intraeuropei risulteranno marginali.
- Facoltà di ogni Stato membro di stabilire le quote d’ingresso va controbilanciato con la previsione e rafforzamento di adeguate contromisure finanziarie nei confronti degli Stati che si rifiutano di accogliere immigrati.
È chiaro che sarà molto complicato strappare un placet del Consiglio su tutti i punti su riportati: altrettanto chiara è però la radicale inversione di marcia di un Governo che, rispetto agli esecutivi più recenti, si siede al tavolo con la dichiarata intenzione di fare concretamente l’interesse nazionale.
Lo dicono i fatti: proprio in queste ore il duo Toninelli-Salvini, rispettivamente ai Trasporti e all’Interno, ha strappato un risultato da molti definito storico. La Lifeline, che lo scorso 21 giugno aveva raccolto 224 migranti in zona SAR libica violando le norme del diritto internazionale, verrà accolta a Malta dopo un lungo periodo di trattative: il tutto si sarebbe sbloccato grazie al consenso di otto Paesi europei nella redistribuzione dei migranti. Diverso il destino per la nave dell’ONG, destinata a sequestro da parte delle autorità maltesi.
«La nave fuorilegge Lifeline arriverà a Malta e lì verrà bloccata per accertamenti. Altro successo del governo italiano: dopo anni di parole, in un mese arrivano i fatti!» dichiara Salvini. Solo un anno e mezzo fa il procuratore Zuccaro veniva attaccato su tutti i fronti per aver espresso delle perplessità sull’operato delle ONG. Ora il tavolo è completamente rovesciato.
Il vento sembra cambiare anche sul versante economico, almeno nelle intenzioni italiane: «Nel quadro finanziario pluriennale 2021-2027, ribadiamo la necessità di avere un’Unione europea più giusta e più equa. Sono stati appena diffusi i dati Istat sulla povertà in Italia. Non può essere ignorato che nel 2017 oltre 5 milioni di persone in Italia hanno vissuto sotto la soglia di povertà. Dobbiamo dare risposte concrete, perché ci sono 5 milioni di persone che non possono più aspettare» ha puntualizzato il Primo Ministro. Conte presenterà a Bruxelles le politiche di crescita che il Governo italiano intende attuare nei prossimi mesi. Non comprenderle significherebbe la fine dell’UE per come, sfortunatamente, l’abbiamo conosciuta fino a oggi. E magari chissà, un anno zero delle democrazie sociali europee.