Talpa in Procura: in arresto 6 poliziotti

Talpa in Procura – Una dipendente della Procura di Roma e il suo compagno poliziotto: sono loro la coppia al centro dell’operazione dei carabinieri che ha portato all’arresto della dipendente, di un imprenditore e di 6 poliziotti.

Sapeva come agire, Carlo D’Aguano, titolare di un bar e sale giochi a Roma: su di lui i pm capitolini stavano indagando per presunti legami con la camorra, ma l’imprenditore aveva dalla sua parte un poliziotto dell’ufficio scorte e la sua compagna, addetta alla segreteria di un procuratore aggiunto della Capitale. Simona Amadio, la dipendente della Procura, era la “talpa” che dall’ottobre 2017 forniva notizie e informazioni coperte da segreto ad alcuni poliziotti, i quali le giravano a Carlo D’Aguano. I procuratori aggiunti Paolo Ielo e Michele Prestipino hanno coordinato l’operazione dei carabinieri che si è conclusa con l’arresto di 8 persone, tra cui 6 poliziotti, che per mesi hanno fornito informazioni sull’indagine. Il D’Aguano era già noto agli inquirenti dall’ operazione “Babilonia”, dell’estate scorsa, che portò alla luce un’organizzazione criminale legata alla camorra che gestiva il traffico di droga nella Capitale. A seguito dell’indagine su di lui, è venuta a galla una rete di corruzione sommersa: tre agenti del reparto Volanti e due agenti del commissariato Fidene ricevevano denaro, quote societarie del gruppo D’Aguano e l’intermediazione per ottenere auto a prezzi di favore, in cambio di informazioni.

“Ma questa gente che pensa, che io veramente da 23 anni sto a pettinare le bambole dentro alla Procura, prima di Milano e poi quella di Roma. Se io voglio arrivo dappertutto e a me nessuno mi dice di no”. Parlava così, Simona Amadio, la dipendente della Procura, al compagno Angelo Nalci, come si legge in un’intercettazione contenuta nell’ordinanza di custodia cautelare. “Il collega che mi ha fatto il favore di fare i tabulati – aggiungeva la Amadio, secondo quanto riporta l’agenzia Adkronos – lo sa che io mi faccio tagliare la gola ma i tabulati non escono fuori…a me nessuno mi dice di no…ma non perché sono un Padre eterno, perché in questi anni, forse, tra le tante sventure che mi sono capitate, nella vita ho dato qualcosa a chi mi stava di fronte, quindi come si muovono, si muovono male”. Non lasciano molto spazio all’immaginazione, le parole della dipendente pubblica, la quale utilizzava le proprie credenziali per accedere al SICP, il Sistema Informativo della Cognizione Penale, e interrogare il nominativo di Carlo D’Aguano. Era venuta così a conoscenza del procedimento penale iscritto nei confronti dell’imprenditore, così come dei nominativi degli altri indagati, dei reati ascritti, dell’organo di polizia giudiziaria delegata, del pm inquirente e dello stato del procedimento. Come riporta Adkronos, la Amadio, tra l’altro, avrebbe sfruttato la possibilità di accedere al registro informatico “per visualizzare le pendenze del fornitore delle sostanze stupefacenti/anabolizzanti” del proprio compagno.

Nell’ordinanza di custodia cautelare si legge che i 6 poliziotti arrestati avrebbero beneficiato, fra le utilità elargite dall’imprenditore D’Aguano, anche di bonifici per un totale di 17mila 690 euro in favore dell’Associazione Sportiva Dilettantistica Reparto Volanti, della quale fanno parte tre degli agenti finiti in manette. Risulta, inoltre, che il D’Aguano dava ad un altro agente una parte degli incassi del locale “Arcadia”, di Via di Settebagni, ovvero una somma pari a 600 euro al mese. In cambio, i 6 poliziotti garantivano un servizio di sorveglianza nei suoi locali. “Collaboratori in divisa”, così gli agenti vengono chiamati nell’ordinanza di custodia cautelare: l’imprenditore si rivolgeva direttamente a loro quando ne aveva bisogno per problemi anche di ordine pubblico.

Le accuse per gli 8 arrestati sono: corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione, accesso abusivo al sistema informatico e rivelazione di segreti di ufficio. Per ironia della sorte, tra questi vi è anche il poliziotto eroe che il 17 aprile scorso ha sventato un suicidio, afferrando per le gambe un ragazzo di 28 anni che stava per buttarsi dall’ultimo piano di un palazzo di Piazza Bologna.

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