Acqua all’arsenico, perchè è stata nascosta l’ordinanza?
Lo scorso 21 febbraio il sindaco Ignazio Marino, con un’ordinanza, vietava fino al 31 dicembre 2014 di consumare acqua per uso alimentare, igiene personale e ogni altro utilizzo in diverse strade dei Municipi XIV e XV di Roma. Fin qui tutto lecito.
Infatti, secondo le analisi effettuate dalla Asl Roma C, l’acqua in questione presenterebbe caratteristiche chimiche e batteriologiche non adatte al consumo umano. Ovviamente molte delle famiglie interessate dall’ordinanza sono state gettate nel panico: un conto è non poter bere dal rubinetto, un altro non poter utilizzare quell’acqua neanche per lavarsi. Per essere più precisi: molti dei cittadini delle zone interessate, se non tutti, erano già a conoscenza da anni della non potabilità dell’acqua, dunque non la ingerivano, ma continuavano comunque ad utilizzarla in altro modo.
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Al danno, come sempre, si aggiunge la beffa: il suddetto provvedimento, datato come già sappiamo 21 febbraio, è stato reso noto 8 giorni dopo. A questo punto è lecito chiedersi il perché i cittadini, almeno quelli interessati, non siano stati raggiunti da chi di dovere per essere informati del pericolo che correvano ad utilizzare quest’acqua all’arsenico. Marino ha sottovalutato l’emergenza? Era maggiormente concentrato sul Salva Roma e si è dimenticato di una faccenda ugualmente se non più importante? Era inevitabile che ne scoppiasse una polemica. Un esempio viene dalla pagina Facebook di Francesco Storace, vice presidente del Consiglio Regionale e capogruppo de La Destra, in cui troviamo scritto: “Cinquemila cittadini senza salva Roma. Persone e nuclei familiari ai quali nessuno ha detto che l’acqua che maneggiano è pericolosa. In Campidoglio giocano a fare la rivoluzione e sottovalutano il pericolo che corrono migliaia di uomini e donne del quadrante nord ovest della capitale, nella periferia più lontana della capitale”. I cittadini sarebbero dovuti essere informati tempestivamente sul pericolo che correvano nel consumare acqua non solo non potabile, ma anche pericolosa per la salute. Inoltre, la famosa ordinanza, comparsa magicamente 8 giorni dopo, è stata pubblicata sul sito del Comune di Roma, ma resa nota alla cittadinanza grazie alla cassa di risonanza mediatica, altrimenti sarebbe tranquillamente passata inosservata tra le altre comunicazioni di ordinaria o minore importanza
Ad oggi la questione è passata nelle mani della Procura, in procinto di avviare un’inchiesta, grazie all’interessamento di alcune associazioni dei consumatori e comitati di cittadini, i quali hanno lamentato il ritardo del Comune a comunicare l’allerta rispetto all’uso dell’acqua. Nell’esposto, oltre a segnalare i suddetti ritardi informativi e l’apparente disinteressamento al problema da parte delle autorità competenti, si chiede che i cittadini delle zone interessate vengano esentati dal pagamento delle tariffe idriche, fino a quando l’acqua non sarà ritornata potabile. Inoltre, c’è dell’altro, e cioè dare la possibilità a questi sventurati cittadini di poter usufruire di analisi del sangue gratuite, in modo da poter verificare o meno la presenza di sostanze tossiche nell’organismo. L’inchiesta della Procura forse porterà chiarezza sulle reali dinamiche dell’accaduto.