Referendum sull’aborto: l’Irlanda revoca l’Ottavo Emendamento
Il Referendum sull’aborto, che ha portato l’Irlanda al voto lo scorso 25 maggio, ha di fatto spaccato in due l’opinione pubblica, fortemente divisa tra ‘pro-choice’ (favorevoli all’aborto) e ‘pro-life’ (anti-abortisti). L’Irlanda infatti ha espresso il suo dissenso alla negazione anacronistica dell’aborto, alla criminalizzazione della donna e alla soppressione del suo diritto di autodeterminarsi. Le nuove generazioni hanno votato ‘Sì’, revocando il tal modo l’Ottavo Emendamento (il quale, nonostante avesse la pretesa di equiparare nei diritti la donna al feto, di fatto assegnava priorità assoluta a quest’ultimo), che nel lontano 1983 fu inserito nella Costituzione Irlandese a seguito di uno storico Referendum. Da quel momento l’aborto divenne incostituzionale, impedito anche nei casi di stupro, incesto, gravi malformazioni al feto. Tale legislazione era considerata, a ragione, una delle più restrittive del pianeta.
Nel 2015 Amnesty International era intervenuta sulla questione, stilando un rapporto basato sulla descrizione dei casi di donne costrette a portare avanti la gravidanza anche in casi estremi come lo stupro e la malformazione del feto che, come un viaggio all’Inferno, sottolineava gli effetti devastanti della legge sull’aborto sulla loro salute fisica e mentale. A nulla sono valse le esortazioni governative alla procreazione, l’Irlanda ha scelto di ascoltare finalmente le donne, di far valere i loro diritti umani che per troppi anni sono stati violati da quella Costituzione che, di fatto, le marchiava socialmente, facendole apparire come delle criminali, costrette a viaggiare (spesso nel Regno Unito) per avere accesso legale e sicuro all’aborto, oppure costrette ad utilizzare delle pillole abortive ordinate in rete. La lotta delle donne irlandesi, coadiuvata da migliaia di attivisti (facenti parte della Coalizione per la Revoca dell’Ottavo Emendamento), ha portato ad indire il tanto atteso Referendum e conseguentemente alla vittoria del ‘Sì’. In questo modo è stato strozzato lo strapotere esercitato da Stato e Chiesa, entità che per decenni hanno colluso la società e hanno demonizzato la sessualità della donna, promuovendo di fatto una società maschilista e patriarcale.
Referendum sull’aborto: l’Irlanda revoca l’Ottavo Emendamento. Chi era Savita Halappanavar.
La Campagna per il ‘Repeal the 8th Amendment’ è cresciuta velocemente negli ultimi anni, accelerata a seguito della morte di Savita Halappanavar nel 2012. Savita, una giovane donna indiana, perse la vita dopo che le fu negato il diritto all’aborto in un ospedale irlandese, diventando così, attraverso il suo estremo sacrificio, il simbolo della protesta a favore dell’autodeterminazione delle donne. In questi giorni suo padre, Andanappa Yalagi, ha rilasciato un’intervista al The Irish Times, dove chiedeva espressamente che la nuova legge sull’aborto potesse essere denominata “Savita’s Law”, in memoria di sua figlia. In un’altra intervista rilasciata al The Guardian invece l’uomo ha espresso così la sua gioia: «Finalmente giustizia è stata fatta. Abbiamo ottenuto giustizia per Savita, affinché ciò che è accaduto a nostra figlia non accada ad altre famiglie. Non ho parole per esprimere la mia gratitudine verso gli irlandesi in questo momento davvero storico per il Paese». Nel periodo pre-Referendum è nato in rete il movimento degli irlandesi emigrati all’estero che hanno deciso di tornare a casa per votare nel proprio Paese d’origine, affrontando in moltissimi casi migliaia di chilometri pur di cambiare, con il loro voto, la storia (hashtag #HomeToVote su Twitter). Il Primo Ministro Leo Varadkar intanto ha annunciato pubblicamente che, si spera, la nuova legge possa essere attiva già entro la fine del 2018.
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