Rafa Nadal domina il primo Mille della stagione sul rosso, aggiudicandosi l’undicesimo titolo a Montecarlo senza correre il minimo rischio e resta al comando della classifica Atp. Distrutto Thiem, respinto Dimitrov, bravo Nishikori finalista. Timidi segnali da Djokovic, ancora rimandato Zverev, male Fognini.

A distanza di 13 anni dai primi successi, Nadal continua a ritoccare i suoi strepitosi record sulla terra battuta. Ha ormai doppiato i numeri di Borg e forse non vedremo mai qualcuno in grado di avvicinare il suo palmarés. Come spesso è accaduto in passato, il maiorchino ha ritrovato a Montecarlo le certezze messe in discussione a inizio 2018 e si appresta ad attaccare il seguito della stagione con la concreta speranza di realizzare un filotto preparatorio all’assalto dell’undicesimo Roland Garros.

I problemi fisici lo avevano costretto a ritirarsi dal Masters e dall’Australian Open. Era rimasto fermo tre mesi e aveva rinunciato alla stagione americana sul cemento. La sconfitta prematura di Federer a Miami lo aveva riportato in testa alla classifica e il suo rientro nel weekend di Coppa Davis ha mostrato subito quali taumaturgici effetti abbia per Rafa la terra battuta. A Montecarlo ha perduto 21 games in 5 match: l’ultimo giocatore capace di togliergli un set sul rosso fu Thiem al Foro lo scorso anno. L’austriaco riuscì a completare il capolavoro ma già a Parigi venne duramente battuto e qui nel Principato ha rimediato un 6-0 6-2.

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Se Thiem rappresenta la più valida alternativa al cannibale spagnolo in chiave parigina c’è poco da aspettarsi. Né i vari Zverev, Goffin, Dimitrov sembrano poter promettere di meglio. Con Federer in preparazione per Wimbledon, Djokovic ancora lontano dalla sua versione migliore, ammesso che mai si riveda e Wawrinka in attesa di un rientro privo di certezze, il pronostico parigino pare essere serrato da un lucchetto.

La semifinale con Dimitrov e la finale con Nishikori hanno seguito un copione simile: primo set molto lottato anche al di là del punteggio, lavoro mirato ai fianchi di Nadal e crollo nel secondo parziale da parte dell’avversario (6-4 6-2 al bulgaro, 6-3 6-2 al giapponese). Il Rafa odierno è assai diverso da quello del 2005. Commette più errori è vero, il suo fisico è usurato, ma ha imparato a variare il gioco, ad assumersi rischi, ha aggiunto via via nel corso degli anni nuove frecce al proprio arco. La sua intelligenza tattica è proverbiale, sempre la scelta giusta al momento opportuno, il meglio concentrato sempre sui punti decisivi. In questo resta il più forte, senz’altro della sua epoca, forse di sempre.

I problemi al polso avevano costretto Nishikori a una lunga inattività e al crollo in classifica. A differenza di Djokovic e Wawrinka, presentatisi a Melbourne, il giapponese ha scelto un rientro morbido: due challenger, la rinuncia all’incontro di Davis con l’Italia, un assaggio di cemento. A Montecarlo è partito a fari spenti, ha profittato del crollo di Berdych nel terzo set del match di apertura, si è infilato nel corridoio del ceco uscendo 6-3 al terzo dal quarto contro Cilic.

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In semifinale con Zverev partiva sfavorito, ma il tedesco ha confermato nel Principato tutti i dubbi suscitati negli ultimi mesi. A differenza dei tornei precedenti ha vinto qualche partita, è passato al terzo con Muller e Struff, battuto 7-5 al terzo Gasquet e il pubblico in un emozionante quarto di finale. Contro Nishikori è partito forte, incamerando il primo set, ma poi ha progressivamente perduto certezze, specie dal lato destro. Il giapponese ha preso a mulinare le gambe come ai bei tempi piazzando il break nel decimo e ultimo game del terzo.

Semifinalista a sua volta, neanche Dimitrov ha convinto. La partita con Herbert è stata imbarazzante e il solito tremebondo Kohlshreiber lo ha graziato. In quarti con Goffin e tutto sommato nel primo set con Nadal, il bulgaro è andato meglio, ma ancora siamo lontani da quel che potrebbe essere.

A Indian Wells e Miami si è visto quanto affrettato fosse stato il rientro di Djokovic. Nole ha trascorso questa pausa giubilando Agassi e Stepanek e riaffidandosi allo storico coach Vajda. Ha avuto un esordio monegasco agevole contro Lajovic, incantato dall’averlo dall’altra parte della rete. Con Coric ha lottato, sprecato match point a ripetizione, vinto 7-6 7-5. Ha preso un set a Thiem più per le incertezze dell’austriaco ma ha mostrato qualche sprazzo di qualità. Ha una wild card a Barcellona, fra lì e Madrid è chiamato a dare continuità a questi timidi segnali di risveglio.

Fognini ha trascorso la vigilia parlando di quanto amasse Montecarlo, ma dal primo Mille sulla terra è uscito per l’ennesima volta dando la sensazione di aver sprecato un’occasione. La sconfitta con Struff al secondo turno è inaccettabile per chi ha ambizioni da grande su questa superficie e purtroppo non è la prima volta che accade. Meglio di lui è andato Seppi, che si è qualificato e ha estromesso Edmund e Garcia Lopez, cadendo in ottavi con Nishikori solo 6-3 al terzo set, risultato che ha acquisito valore visto il percorso successivo compiuto dal nipponico. Andreas ha un’anca ballerina ed è agli ultimi fuochi, ma come spesso è accaduto riesce a tirar fuori il meglio dalle sue potenzialità. Anche Cecchinato ha passato le qualificazioni, ha vinto un turno per poi uscire con Raonic ed è un peccato perché il canadese si è ritirato il giorno seguente. Pare invece essere giunto al capolinea l’ammirevole Lorenzi. Età e risultati parlano chiaro per tutti tranne che per la FIT, le cui wild card del Foro Italico restano costantemente rivolte al passato anziché a un futuro incerto ma comunque tutto da scrivere.

Twitter: @MicheleSarno76

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