Stazione spaziale cinese: perché è un pericolo per l’Italia

STAZIONE SPAZIALE CINESE E ITALIA – Perché una stazione spaziale cinese, lanciata in orbita nel 2011, dovrebbe avere qualcosa a che fare con il nostro paese? La risposta è tanto semplice, quanto inquietante. Questa imponente struttura aerospaziale, lunga complessivamente dieci metri e mezzo e con un diametro di 3,5, e’ alimentata da due pannelli solari delle dimensioni di sette metri per tre e al momento del lancio pesava 8,5 tonnellate. La sua vita si è conclusa, come da programma, nel 2016. Quello che i tecnici di Pechino non si aspettavano, erano i problemi ai controlli remoti per impostarne la rotta di rientro. Fino alla fine del 2015 infatti, tutto è andato come doveva, con le cosidette manovre di reboost. Nel marzo 2016 il controllo di terra ha perso la possibilità di controllare da remoto la stazione, che da quel momento ha iniziato una lenta e incontrollata discesa di rientro verso il nostro pianeta.

IL RIENTRO DELLA STAZIONE SPAZIALE CINESE – Gli esperti si sono subito messi all’opera per calcolare la zona su cui potrebbero cadere i detriti in grado di resistere al rientro nell’atmosfera. Non tutte le parti della stazione infatti saranno in grado di resistere all’attrito e al calore generato dall’impatto con l’atmosfera. Molto dipende dalla composizione, dalla forma e dalla struttura dei pezzi stessi. Il rischio è che resistano serbatoi di acciaio, in titanio, masse metalliche in leghe speciali, in grado di precipitare al suolo con velocità elevate, nell’ordine delle centinaia di chilometri orari. Un primo allarme era stato lanciato nei giorni scorsi, con l’Italia inserita nei possibili luoghi di impatto per questi detriti spaziali. La possibilità, secondo gli esperti, era molto bassa (0,2%) ma comunque presente.

LA SITUAZIONE NELLE ULTIME ORE – Attualmente la stazione spaziale cinese sta viaggiando sopra le nostre teste alla velocità di 28.000 Km/h, a circa 200 chilometri di altezza. L’ultimo passaggio sopra il nostro paese dovrebbe avvenire il 30 marzo, alle 6:20 del mattino. Il rientro dovrebbe avvenire tra il 31 marzo e il 2 aprile. Secondo gli esperti, al momento ogni previsione sul rientro è puramente indicativa. Troppe le variabili da prendere in considerazione. Le previsioni più affidabili verranno elaborate nelle ultime 36 ore, con una specie di “gioco a esclusione” per eliminare il 97% delle aree a rischio. Questa zona al momento è compresa tra i 42,8 gradi di latitudine Nord e 42,8 gradi di latitudine Sud e comprende anche l’Italia, da Firenze in giù, accanto a gran parte del Sudamerica e parte di quella centro-settentrionale, l’Africa, l’Asia meridionale, l’Oceania e naturalmente gli oceani. Per i più ansiosi, la probabilità di essere colpiti da un detrito è di una su un miliardo, 130.000 volte più rara di quella di essere colpiti da un fulmine.

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