Morto Stephen Hawking, la notizia è di poche ore fa, all’età di 76 anni. Quando era poco più che adolescente e gli diagnosticarono una forma rara di SLA, a parere dei medici, aveva un’aspettativa di vita di un paio di anni. Da questo punto di vista la sua morte è da considerarsi la normale fine di un percorso esistenziale reso molto problematico dalla malattia, cui con-seguirono svariate altre complicazioni. Nondimeno la sua morte, visto lo spessore dell’uomo, va considerata come un momento di lutto universale.

Come fisico teorico è considerato uno degli uomini più brillanti della storia; come uomo e filosofo è stato un vero e proprio esempio vivente di come sia possibile superare avversità estreme e quasi insormontabili riuscendo non solo ad ottenere onori ed enorme popolarità, ma soprattutto riuscendo in ciò che viene considerato da sempre come il sommo fine esistenziale: sopravvivere alla morte terrena lasciando agli altri un’eredità duratura.

Con i suoi studi sui buchi neri e sui modelli cosmologici, non solo si è conquistato grande fama nella comunità scientifica, ma ha ispirato persone di ogni formazione culturale ed ha scavalcato lo steccato della scienza per diventare nel corso degli anni un personaggio a tutto tondo avendo ispirato la scrittura di saggi e romanzi, la produzione di film e documentari alcuni dei quali anche condotti in prima persona. Le citazioni di Hawking in film, serie TV, cartoni animati e fumetti quasi non si contano ed è anche comparso, nonostante i problemi fisici, in prima persona in una puntata di Star Trek.

Dal 1986 membro della Pontificia Accademia delle Scienze, ha ricevuto nel 2009 la Presidential Medal of Freedom, la massima onorificenza degli USA. In Inghilterra, la sua madrepatria, accettò il titolo di Commendatore dell’Ordine dell’Impero Britannico, ma rifiutò il titolo di Cavaliere: non si sarebbe mai chiamato Sir Stephen Hawking.

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