Femminicidio: ma quanto ci costa?
Quando le ripercussioni sull’animo, sul fisico, sulla psiche, sulla vita tutta sono incalcolabili, fare una stima economica dei danni sembra superfluo, quasi spregevole. Ma nel momento in cui si cerca di approfondire un tema di così difficile risoluzione, anche perché i soldi a disposizione o sono pochi o son spesi male, è bene tenere a mente quale sia la portata economica di un fenomeno tanto chiacchierato quanto ancora tutto da risolvere: la violenza sulle donne. Uno sprono ulteriore verso una efficace e consapevole azione risolutrice.
“Quanto costa il silenzio?” A porsi la domanda è stata l’associazione Intervita Onlus, che ha cercato di quantificare, mediante una ricerca così denominata, i costi che il nostro Paese ha sostenuto lo scorso anno per contrastare il dilagare delle violenze e il relativo supporto alle vittime. Emerge dai dati raccolti un quadro sconfortante, umano ma anche economico.
Vediamoli nel dettaglio ma partendo da un presupposto tristemente noto: le cifre potrebbero crescere esponenzialmente se si riuscissero a raccogliere anche i dati di tutte quelle donne che per paura, vergogna, fragilità, non denunciano, stanno in silenzio.
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Per quanto riguarda le cure mediche, sia quelle di primo intervento nei pronto soccorso e quelle successive necessarie per la riabilitazione, i costi si aggirano intono ai 460 milioni di euro. Ancor più onerose sono le spese per l’assistenza psicologica alle vittime che arrivano a 2,8 miliardi. I farmaci gravano invece sulle casse dello stato per quasi 45 milioni.
A questi vanno sommati i costi di ordine pubblico, relativi all’ intervento delle forze dell’ordine, le spese legali, giudiziarie e la spesa che spetta ai comuni per fornire assistenza alle vittime e ai loro figli. Questi meccanismi, più altri eventuali, che spaziano dal dilatarsi dei tempi giuridici che comporta spese sempre maggiori, alla perdita di forza lavoro, costano allo Stato circa 17 miliardi all’anno.
Più volte nei dibattimenti pubblici e parlamentari si è sottolineato come gli stereotipi culturali siano i responsabili delle atrocità commesse verso mogli, madri, compagne, fidanzate, figlie. Le violenze vanno combattute in primis tra i banchi di scuola, vanno insegnate, riconosciute, isolate. Solo 6 milioni si spendono in Italia per la prevenzione. Quanto guadagnerebbe in termini economici, sociali e umani lo Stato se riuscisse ad attuarla in maniera consapevole e proficua? Per ora siamo costretti a limitarci alla conta dei danni e delle vittime.
Una doverosa riflssione: contrastare e prevenire le violenze, conviene.