Mafia, arrestate 56 persone in Sicilia, In stato di fermo anche un sindaco

Oltre 400 carabinieri con l’aiuto di un elicottero e unità cinofile hanno eseguito, su disposizione della dda di Palermo, il blitz antimafia più imponente mai messo a segno nella provincia di Agrigento: 56 gli arrestati tra boss e gregari dei mandamenti di Cosa Nostra. In carcere anche Francesco Fragapane, 37 anni, figlio dello storico capomafia di Santa Elisabetta Salvatore, da anni ergastolano al 41 bis, e il sindaco di San Biagio Platani, Santino Sabella. Scarcerato nel 2012 dopo aver scontato sei anni di prigione, Fragapane era poi stato riarrestato e nuovamente liberato la scorsa estate. Mentre al sindaco Sabella i pm contestano di avere concordato le candidature delle ultime comunali del 2014 con esponenti mafiosi di vertice del suo paese e fatto illecite pressioni nell’assegnazione di appalti. L’inchiesta, ha svelato legami tra le cosche locali, la mafia di tutte le province della Sicilia e le ‘ndrine calabresi: le accuse contestate vanno dall’ associazione mafiosa al traffico di droga, fino alla truffa, all’estorsione e a un’ipotesi di voto di scambio.

L’inchiesta ha colpito 16 “famiglie” mafiose. Coinvolti uomini d’onore anche delle province di Caltanissetta, Palermo, Enna, Ragusa e Catania. Sono state accertate 27 estorsioni a imprese e negozi, mentre sette società riconducibili ai clan sono state sequestrate. Tra le vittime del racket delle cosche ci sono anche due associazioni che gestiscono l’accoglienza di migranti: la Omnia Academy di Favara e la società cooperativa San Francesco di Agrigento. La Omnia Academy raccoglie 15 extracomunitari richiedenti asilo e secondo le indagini, dell’estorsione si erano occupati personalmente i presunti capomafia Calogerino Gambrone e Giuseppe Quaranta, che contattarono il rappresentante dell’associazione per chiedere un aiuto economico per la famiglia mafiosa. Nel caso della coop San Francesco, invece, secondo gli inquirenti era stato lo stesso responsabile a cercare l’appoggio del boss “per individuare – spiega il gip – un immobile da adibire a centro di accoglienza. Calogerino Gamberone, secondo l’accusa, avrebbe curato la gestione di tutta la parte amministrativa relativa alle autorizzazioni comunali per regolarizzare l’immobile da destinare a centro di accoglienza, “con l’intento di ottenere, quale corrispettivo dell’interessamento, l’assunzione da parte della cooperativa di persone vicine al clan e il pagamento di una somma in denaro da stabilire in percentuale sul numero degli immigrati ospitati nel centro”.

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@vale_gallinari