XXII olimpiade invernale: bilancio italiano
Si sono chiusi i XXII giochi olimpici invernali di Sochi e si sono conclusi molto mestamente per noi con un medegliere magro dello stesso livello del fallimento di Vancouver. Lo avevamo scritto chiaramente che questa era la sorte che ci sarebbe toccata visto che i segni premonitori si vedevano regolarmente tutti i fine settimana nel circuito di Coppa del Mondo con gli azzurri costantemente in posizioni di rincanzo in tutti gli sport tranne lo slittino maschile, il boarder cross e il settore velocità dello sci alpino maschile.
Questo avevamo scritto. E’ evidente che non siamo dei profeti, solo testimoni oculari di quello che è l’andazzo nelle discipline invernali. A Vancouver furono cinque le medaglie, a Sochi otto e anche se è mancato l’oro forse è andata pure un pelino meglio. Una medaglia del metallo più prezioso a nulla sarebbe servita visto che con quella avremmo scavalcato ben poche nazioni e saremmo comunque finiti diciannovesimi invece che ventiduesimi nella classifica finale. Per far capire qual’è la situazione dello sport italico basta questa istantanea: a Lillehammer 1994, in palio c’erano 61 titoli, ne portammo a casa 7 per un totale di 20 medaglie, a Sochi, invece su ben 98 medaglie d’oro a disposizione, il risultato è stato di “zero tituli”. Per chi non se ne fosse accorto, e sembra proprio che i gestori dello sport in Italia non ne siano stati consapevoli, da allora, non solo di alcune discipline sportive sono aumentate le gare (il biathlon è passato da 6 ad 11) ma hanno fatto il loro ingresso nel programma olimpico interi sport in cui praticamente non esistiamo, come il freestyle, o in cui siamo competitivi solo in alcune discipline come nello snowboard, che assegnano entrambi tante madaglie quante lo sci alpino. Non è infatti un caso che la medaglie di oggi vengano dalle stesse discipline con cui combinammo qualcosa a Vancouver ed in parte anche dagli stessi atleti: Zoeggeler nello slittino e la Fontana nello short track.
Un immortale cui abbiamo richiesto di compiere un’impresa pazzesca, sei podi in sei giochi consecutivi, ed una ragazzina di 23 anni che si avvia sulla strada del primo con già tre partecipazioni olimpiche tutte medagliate, cui aggiungere una Kostner al top della matutità. Insomma ci siamo appoggiati ad atleti straordinari, figli di un lavoro iniziato tempo fa e allo sci alpino maschile, ovviamente, che se non ha portato a casa il metallo più prezioso almeno di medaglie ne ha raccolte due. La notizia positiva e sorprendente, anche se relativamente, visto che noi l’avevamo ipotizzato come cosa palusibile, è stata la medaglia nel biathlon con una squadra che arriverà ai prossimi giochi con questa stessa formazione (esclusa la Ponza) visto che è composta da elementi giovani.
A conti fatti la situazione attuale ci vede relegati a nazione di serie B ad essere ottimisti. Per il prossimo futuro il numero di gare che entreranno nel programma olimpico tenderà ad aumentare e se non ci diamo una bella svegliata facciamo sempre in tempo a peggiorare la situazione attuale. Una cosa avevamo poi scritto: che ci saremmo trovati a guardare in televisione interviste ad incolpevoli atleti in imbarazzo per la mancanza di risultati, come se potesse dipendere solo dalla loro volontà la differenza tra una comparsata olimpica e la gloria di una medaglia. No, nessun atleta si presenta in gara tanto per farsi un giro in pista, questi danno sempre il massimo di ciò che possono ed il fallimento di un sistema come quello che è andato in scena a Sochi va ricercato ai suoi vertici, non alla sua base composta da persone, come sono gli atleti, poco più che adolescenti che poco o nessun potere hanno. E’ proprio in questi momenti che invece noi ribadiamo la stima per atleti come Pellegrino, Razzoli, Gross, Brignone, Moioli, che a Sochi ha lasciato i legamenti di un ginocchio, e tutti gli altri che per motivi di spazio non possiamo nominare che ci hanno rappresentato con onore e decoro, cercando di fare il meglio possibile nonostante i mezzi e le potenzialità non fossero proprio quelle di altre nazioni. A questa panoramica generale ed un po’ dispersiva seguirà domani un approfondimento sullo sci alpino.