Governo Renzi: cui prodest?
«Dove devo andare?», esordisce così, con ostentata estraneità alle stanze del potere, Matteo Renzi nel suo primo giorno a Montecitorio da premier incaricato. Eppure l’esecutivo, che si va definendo con le consultazioni di queste ore, ha origine da una manovra di palazzo che farebbe invidia al Principe di Machiavelli.
Siamo alle consultazioni, dunque a un passo da questo nuovo esecutivo che lascia tutti un po’ costernati.”Governare è far credere”, diceva Machiavelli nell’opera sopracitata e Renzi sembra aver fatto tesoro della lezione. Ha fatto credere che non avrebbe mai seduto a Palazzo Chigi senza passare per le elezioni e si è smentito nel giro di pochissimo, ha fatto credere di essere sostenitore del governo Letta e gli ha fatto le scarpe, ha fatto credere di voler cambiare verso della politica e si appresta ad allearsi con i soliti noti. La nuova era è dunque più che altro la vecchia rinfrescata da qualche sostituzione ai posti di comando e non nasce sotto i migliori auspici ma piuttosto da un’operazione in stile “le idi di marzo”. Per lavare il peccato originale della sua presa di potere senza passare per la legittimazione popolare, Matteo Renzi ha disegnato una stringente road map con lo slogan “una riforma al mese”: a febbraio le riforme costituzionali, a marzo la questione del lavoro, ad aprile la riforma della pubblica amministrazione e a maggio il fisco. Intanto però slitta ancora la discussione in aula della legge elettorale, già rinviata al 18 febbraio e di nuovo rimandata, rivelando, senza troppo stupore, la sua subalternità ai giochi della politica.
In attesa della nuova squadra impazza il totoministri e Matteo comincia a pagare pegno e a incassare i primi no. Hanno già rifiutato possibili proposte di incarichi da ministro lo scrittore Alessandro Baricco, l’amico di Renzi e direttore di Eataly Oscar Farinetti così come l’ex ministro dell’era Monti Fabrizio Barca, al centro di un tornado che non è esattamente la migliore premessa per un governo di cambiamento. Lo scherzetto del programma “la Zanzara” di Radio24, con un imitatore di Vendola che telefonava a Barca, ha violato gravemente la privacy e i diritti di quest’ultimo ma ha anche aperto un occhio diverso sul modus operandi del giovane premier incaricato, che pare abbia tramite terzi (tra cui l’editore de “la Repubblica” Carlo De Benedetti) fatto pressioni per portare Barca dalla sua. Sovrapposizioni tra poteri diversi, complottismo, tutti elementi che riportano ad anni poco gloriosi e purtroppo già vissuti. Altro che nuovo.
Al di là delle simpatie e delle antipatie, del carisma mancante o posseduto, ciò che conta, più del nome del premier, sono i numeri in Parlamento e proprio lì Renzi è andato a controllare, chiedere e contare. Le prime consultazioni ricalcano quel che era, fino a far sovrapporre il governo Renzi a un Letta bis. In sede di consultazioni Scelta Civica ha confermato il suo sostegno e tutti gli altri hanno ribadito il loro no. Salvini ha riscontrato disaccordo su tutti i fronti tra Lega e Renzi. Irriducibile anche Sel, contrario a un governo che è ancora di larghe intese, quanto al M5S, il partito del no per antonomasia, il diniego era scontato. avanza richieste e promette che la maggioranza resta la stessa. E allora, se tutto cambia perché niente cambi, ‘cui prodest’? A chi giova il cambio di timone? Ai posteri l’ardua sentenza.