Continuano i disordini in Iran: almeno 20 i morti
IRAN- Giornata di sangue ieri nella provincia di Isfahan, nella parte centrale dell’Iran. Nove persone hanno perso la vita nel corso delle manifestazioni di ieri, di questi sei i manifestanti, un poliziotto, un membro dei pasdaran oltre ad un bambino di 11 anni morto in circostanza poco chiare dato che non aveva niente a che fare con i disordini. Con questi il numero delle vittime totali è salito a 20. Dopo i primi giorni di manifestazioni in cui i cittadini si sono ritrovati per protestare contro le difficili condizioni economiche in cui versa il paese, negli ultimi le manifestazioni si sono fatte più violente. Di accertato c’è che si tratta di manifestazioni spontanee di cui i partiti politici sembrano non avere il controllo e che ad essere scesa in piazza sia il ceto più povero ed in difficoltà del paese. Soprattutto i piccoli centri ed addirittura le zone rurali del paese sembrano i bacini d’utenza delle proteste.
Nel corso dei giorni gli slogan dei manifestanti che inizialmente erano diretti contro il governo in carica guidato da Hassan Rouhani e la sua linea politica hanno iniziato a bersagliare anche la Guida Suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei ed a contestarne la legittimità. Insomma i manifestanti non criticano più un’azione di governo ma sembrano andare più in la, avendo come obiettivo un cambio di regime vero e proprio con la defenestrazione dei religiosi dalla posizione di privilegio di cui godono.
La risposta dello stato islamico è stata dura e ad esprimersi è stato proprio l’ayatollah Khamenei in persona, il quale ha dichiarato che dietro le manifestazioni dei giorni scorsi ci sono entità internazionali ostili: “I nemici dell’Iran hanno usato vari strumenti tra cui soldi, armi, politica e apparati di intelligence per creare problemi nella Repubblica Islamica”. Sarà…Comunque anche il presidente del consiglio Rouhani si è espresso, ma in maniera più conciliante, nei confronti dei manifestanti: “Il nostro problema più importante è la disoccupazione, quindi le proteste del popolo non sono una minaccia, ma un’opportunità.” Nel frattempo la polizia ed i pasdaran stanno eseguendo centinaia di arresti di manifestanti soprattutto di giovani sotto i 25 anni.
Cosa sta realmente accadendo in Iran lo sapremo meglio solo nei prossimi giorni anche se crediamo che un’altra “primavera araba” in Iran sia più difficile da realizzarsi. Interessante è la posizione ufficiale della Turchia, il cui ministro degli esteri ha dichiarato che “Rohani deve evitare di cadere nelle provocazioni e quindi di evitare la violenza”, ma da Ankara fanno anche sapere che è meglio per tutti se nessuno si intromette.