Bidoni juventini scelti dai tifosi bianconeri
Bidoni juventini. Sì, perché anche la squadra più titolata d’Italia, la fidanzata degli italiani, la vecchia signora, ha avuto i suoi bidoni. Come abbiamo fatto per i bidoni romanisti e laziali abbiamo chiesto direttamente ai tifosi bianconeri quali fossero i peggiori bidoni juventini della storia. Essendo la Juventus una squadra di alto livello i bidoni juventini sono anch’essi di più alto livello. E confessiamo che, anche se sono stati tifosi di provata fede a sceglierli, uno lo abbiamo diciamo così suggerito noi. Perché è un campione talmente straordinario che si tende a dimenticare che in una sola occasione nella sua carriera ha fallito anche lui entrando a pieno titolo tra i bidoni juventini. C’è da dire che sul vincitore c’è stata la più assoluta unanimità.
Ian Rush – Nel 1987 la Juventus sta cercando un grandissimo attaccante ed è disposta a fare follie per avere il migliore di tutti. Il gallese Ian Rush, bomber del Liverpool che vince Coppe dei Campioni a ripetizione. Con il Liverpool Rush ha segnato 207 goal in 331 partite, una media impressionante. Viene accolto con tutti gli onori. Un gallese dopo il mitico Charles che dice che Rush farà meglio di lui perché è più forte. All’esordio in Coppa Italia si infortuna subito. Rientra e all’esordio in Campionato la Juve perde con l’Empoli. E sembra un cattivo presagio. Ma la settimana successiva il bomber gallese si sblocca e segna una doppietta al Pescara. Si è sbloccato? No, in realtà si scoprirà poi che Rush segna solo contro il povero Pescara. In Italia il gallese segnerà 14 goal complessivi, sommando tutte le competizioni, e di questi ben 7 al povero Pescara. A Rush mancano i pub e i difensori italiani sono veramente tosti. Ma mai come quello che sarà il suo più grande nemico, la lingua italiana che non riuscirà mai a parlare. Dopo un solo anno la Juve lo rispedisce al mittente dove tornerà, dopo un po’ di spaesamento iniziale, a essere il bomber vincente che era sempre stato.
Juan Eduardo Esnaider – Anche Esnaider entra a pieno titolo tra i bidoni juventini pur avendo avuto una discreta carriera. Venne acquistato da Moggi dopo l’infortunio di Del Piero. Non è un cannoniere da cento goal ma in Spagna la sua bella figura l’ha fatta. Si dice che abbia un brutto carattere, ma soprattutto si vede che ha una discreta panzetta. Le volte che viene mandato in campo da Ancelotti è praticamente immobile, non partecipa al gioco e soprattutto non segna. Mai. Chiude con 0 goal in campionato, la Juve lo manda al Real Saragozza dove ricomincia a essere un giocatore di calcio e ad avere una discreta carriera. Se non fosse per quella parentesi che gli costa la presenza nell’elenco dei bidoni juventini.
Jorge Andrés Martinez – Ecco, Martinez un campione non lo è mai stato, e non lo sarà neanche dopo la Juve. Martinez però è simbolico. Perché è stato il peggior affare mai fatto da Marotta. Acquistato dal Catania, dove aveva fatto molto bene compreso un meraviglioso goal all’Inter, Martinez nella Juve non trova mai spazio. Eppure è costato ben 12 milioni. Non segna e non segnerà mai nella Juventus che comincia a darlo in prestito, prima al Cesena, poi in Romania al Cluj, dove non giocherà mai, 0 presenze, poi al Novara, nel quale invece gioca ben mezz’ora, poi in Uruguay alla Juventude. E qui accade l’impensabile. Sta per scadere il contratto di Martinez, la Juventus se ne potrebbe finalmente liberare e invece, contro ogni pronostico, gli rinnova il contratto sia per poter ammortizzare il costoso acquisto su più bilanci, sia per sperare che magari si ricordi che una volta era un calciatore e magari qualcuno disposto a prenderselo lo si trova, riuscendo a recuperare qualcosa. E invece scomparirà del tutto, e il suo contratto è incredibilmente scaduto solo un anno fa anche se non ne sentiamo parlare da almeno un lustro. Ecco, mentre noi ci dimenticavamo di lui, Martinez continuava a incassare lo stipendio della Juventus. Se non sta tra i bidoni juventini lui…
Thierry Henry – Racconta Didier Drogba che una volta chiese a suo figlio chi fosse il suo calciatore preferito sicuro che gli avrebbe risposto “Ma sei tu papà”. Invece la voce dell’innocenza sentenziò: Thierry Henry. Perché Henry è stato un giocatore eccezionale, un fuoriclasse, uno che nel gotha del calcio mondiale si trova sì un gradino sotto Maradona, Pelè, Crujff, questi qua, ma ci sta e a pieno titolo. Perché è stato il miglior calciatore della storia dell’Arsenal, perché ha vinto tutto con club e nazionale. E allora che ci fa tra i bidoni juventini? Ci sta, e a pieno titolo. Ma i motivi ci sono. Viene prelevato dal Monaco e arriva alla Juve insieme a Esnaider. Un’annataccia, evidentemente. Infatti lo è. Henry viene inizialmente messo nel ruolo di attaccante ma in effetti gioca male. Allora Ancelotti lo sposta sull’esterno di centrocampo. E lui segna pure due goal contro la Lazio, e li resta. Solo che come esterno di centrocampo non è granché, è bravo e basta. Quindi quando arriva la proposta dell’Arsenal che lo vuole comprare a un prezzo maggiore di quello pagato dalla Juventus a Moggi non sembra vero, di esterni come Henry ne trova quanti ne vuole. Ma Henry non era un esterno di centrocampo e lontano da Torino diventerà uno dei più grandi giocatori della storia.
Milos Krasic – Lui è l’uomo che ha messo d’accordo tutti gli juventini interpellati, la freccia serba, il nuovo Nedved, Milos Krasic. Che arrivò alla Juve dopo sei anni nei quali nel Cska Mosca aveva vinto tutto, anche a livello personale aggiudicandosi il premio come miglior giocatore del campionato. La Juve lo strappa alla concorrenza mettendo sul piatto 15 milioni e il suo arrivo esalta la tifoseria che è curiosa di scoprire la nuova squadra guidata da Delneri. E l’inizio è sfavillante, assist, goal, prestazioni da applausi. La freccia serba è perfetta per il gioco sugli esterni di Delneri, è il resto della squadra a non esserlo e la Juventus finisce settima. Si cambia allenatore e arriva Conte. E scompare Krasic. Cos’è successo quell’estate alla freccia serba non si sa, ma già in ritiro i carichi atletici di Conte lo stroncano. Così a inizio campionato finisce in panchina, quando entra non incide, niente più assist, niente goal, e un’immagine che resterà nella storia: Conte che gli dà indicazioni e lui che si gira mostrando di non averci capito nulla. La stagione per la Juve va bene, per Krasic no, solo 9 presenze. I suoi destini sono sempre inversamente proporzionali a quelli della squadra nella quale gioca. La Juventus se ne vuole liberare con il benestare di Conte. Finisce al Fenerbahce, poi al Bastia, poi torna in Turchia ma oramai si allena con le riserve, per poi finire a Danzica. Ed è incredibile che il fantastico giocatore visto nella prima stagione juventina sia poi finito tra i bidoni juventini, ma la sua carriera da allora è stata un’inesorabile parabola discendente. E sentir dire “nuovo Nedved” fa un po’ sorridere.
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