Sciopero migrante, diritti universali
Più le istituzioni restano distanti dai cittadini, più le forze sociali si alleano in un esemplare gioco di solidarietà. Allo stesso tempo, mentre si stringe la morsa delle frontiere europee, si allarga il fronte delle battaglie di piazza in difesa della libera circolazione delle persone e delle idee.
Il paradosso della sopravvivenza sociale vuole che proprio tutti quei temi che nel dibattito politico main stream diventano strumento di campagne elettorali, giochi di potere ed opache alleanze, siano invece uno stupefacente ed autentico collante sociale nel dibattito critico portato avanti con sincerità ed ostinazione dalla cittadinanza attiva. Così, in tutta Italia, i pericolosi terroristi No-Tav manifestano a fianco degli ancor più pericolosi attivisti dei movimenti per la casa, a loro volta a fianco dei migranti: tutti colpevoli di essere cittadini attivi, radicati al proprio territorio, stretti in un’unica richiesta di tutela di equilibri vitali e diritti sempre più incerti e precari.
L’ 1 marzo 2014, come da 4 anni a questa parte, Piazza dell’ Unità a Bologna sarà la piazza dello sciopero del lavoro migrante. La stessa Bologna che <<negli ultimi mesi è stata teatro delle lotte più avanzate dei migranti, a partire da quella dei lavoratori della Granarolo fino agli scioperi della logistica contro il sistema di sfruttamento delle cooperative>>. Il 1 marzo prossimo, nel capoluogo emiliano come a Padova, ma anche a Milano e Brescia, si manifesterà per l’abrogazione della legge Bossi-Fini e contro il <<ricatto>> del permesso di soggiorno, che essendo legato in modo imprescindibile al contratto di lavoro, in tempi di crisi finisce per condannare automaticamente il disoccupato all’irregolarità. Si manifesterà per chiedere il riconoscimento dello Ius Soli, della cittadinanza ai figli degli immigrati nati e cresciuti in Italia e, motivo ultimo per ordine ma non per importanza, per la chiusura dei CIE . Sulla scia degli importantissimi segnali arrivati da Torino, Ponte Galeria e Mineo, Bologna chiede la chiusura definitiva del CIE di via Mattei. Alla mobilitazione generale del 1 marzo , parteciperà anche il comune di Niscemi, richiamando l’attenzione mediatica ed istituzionale sulla militarizzazione del suolo siciliano che gli abitanti continuano ad ostacolare con tutte le loro ragioni e gli strumenti a disposizione. Anche nella sughereta di Niscemi infatti, così come in Val di Susa, sono fioccate le denunce contro i pericolosi cittadini che a suon di presidi, dibattiti, manifestazioni, tentano di bloccare i <<piani che, dalla marina USA ai governi nazionale e locali, vorrebbero ultimare l’innalzamento delle parabole del sistema di comunicazioni Muos>>. {ads1}
Tutte queste battaglie, ognuna forte della sua singolare specificità, trovano maggior forza e risonanza nella capacità di stringersi attorno ad una coscienza comune e manifestare per un obiettivo di benessere condiviso. Quando si parla di integrazione, quando si rivendicano i diritti altrui, si lotta per il riconoscimento sociale e legale di tutti gli individui, innanzitutto in virtù del loro essere uomini e donne: umani, non solo numeri, soggetti fiscali o forza lavoro. Così l’1 marzo si manifesterà anche per chiedere accesso universale a sanità ed istruzione, contro i respingimenti scolastici e le proposte di classi separate. Infatti – come si legge nel comunicato del primo marzo bolognese – se <<i migranti sono respinti nel mare Mediterraneo, a Ceuta-Melilla, nelle isole greche e in mille altre zone di frontiera, è altrettanto vero che nelle scuole pubbliche, nelle anagrafi, nelle questure, nelle ASL e negli ospedali si manifestano quotidianamente altre forme di respingimento, in cui tutti diventano vittime, non solo i migranti a cui sono rifiutati documenti e tessere, ma una gerarchia di uomini e donne che vedono trasformare la salute, l’istruzione, l’assistenza e la provvidenza sociale in un privilegio irraggiungibile>>.
La lotta contro l’emarginazione, lo sfruttamento ed il <<razzismo istituzionale>> si compie quindi necessariamente su due fronti. Il più vicino e concreto è quello delle singole realtà cittadine: perché scuole, anagrafi, questure ed ospedali in tutta Italia insegnino e tutelino l’uguaglianza, perché gli edifici pubblici siano le prime roccaforti dell’inclusione sociale . Il secondo, più ampio, è quello delle frontiere europee, degli accordi di Schengen e di Dublino: un percorso di lotte diffuso per cancellare le politiche europee di controllo della mobilità.
Proprio lunedì a Roma si è tenuta la conferenza stampa di presentazione della Carovana europea 2014 organizzata dalla Coalizione internazionale dei Sans-Papier e Migranti: richiedenti asilo, rifugiati, clandestini, migranti ed europei d’origine straniera, tutti coloro che non sono cittadini a pieno diritto. <<Abbiamo deciso di organizzare una carovana europea che partirà da un gran numero di Stati europei e si dirigerà a Bruxelles, sede delle istituzioni europee. Questa carovana ricorderà all’Europa che siamo anzitutto delle persone e che rifiutiamo di guardare in silenzio il dispiegamento di dispositivi di potere messo in campo dall’Unione Europea e gli Stati membri per privarci illegittimamente della nostra dignità, e persino della nostra vita>>. Un appello che conferma, con una logica spassionata, quanto sancito nella Carta di Lampedusa, denunciando nuovamente il <<fallimento delle politiche repressive e restrittive dell’Europa e dei suoi Stati membri>>. La buona notizia, dunque, è ancora una volta racchiusa nell’antidoto; dal razzismo made in Italy ai nascenti neo-nazionalismi europei, la risposta è ovunque e comunque una lotta umana ed inarrestabile contro la chiusura identitaria.