Marcello Dell’Utri, chiesta la sospensione della pena

Marcello Dell’Utri, la Procura Generale della Repubblica di Caltanissetta ha chiesto la sospensione della pena, già richiesta per motivi di salute, dopo la sentenza della Corte di Giustizia Europea che ha dichiarato illegittima la condanna inflitta a Bruno Contrada. L’ex Senatore, fondatore di Forza Italia, si trova attualmente nel carcere romano di Rebibbia dove sta scontando una condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Il precedente del quale si fa forte la difesa dell’ex senatore è quello relativo all’ex agente dei Servizi Bruno Contrada, anche lui all’epoca condannato anche per il medesimo reato di concorso esterno e per il quale l’Italia è stata costretta a pagare i danni in quanto il reato era ritenuto poco chiaro in quanto nel periodo in cui era stato compiuto il reato lo stesso ancora non era stato ancora ben definito dalla Legge. I fatti ascritti a Marcello Dell’Utri fanno riferimento ad un periodo che arriva al 1992 mentre la sentenza Demitry, nella quale venne definito per la prima volta chiaramente la fattispecie di reato, è del 1994. Il reato di concorso esterno in associazione mafiosa venne creato dal Giudice Giovanni Falcone che aveva l’esigenza di un reato che punisse i cosiddetti colletti bianchi che facevano affari con la mafia senza esserne parte integrante. Quindi i legali dell’ex senatore han fatto riferimento proprio alla sentenza Contrada oltre alle precarie condizioni di salute del loro assistito.  Tullio Padovani e Francesco Centonze, i legali di Marcello Dell’Utri, avevano già provato questa strada per alla Corte d’Appello di Palerrmo di sospendere la pena ma l’istanza era stata respinta. Stessa decisione fu presa dalla Corte di cassazione ma il successivo ricorso alla Suprema Corte ha aperto uno spiraglio di speranza per l’ex braccio destro di Silvio Berlusconi.

 

marcello dell'utriMolte ombre ci sono nel passato di Marcello Dell’Utri, fondatore insieme a Berlusconi di Forza Italia. L’aver introdotto il famigerato Mangano ad Arcore è opera sua, lo stalliere mafioso della villa di Berlusconi, difeso sia dall’ex, e forse futuro, Premier e dal suo braccio destro anche dopo la sua morte, e più volte i magistrati hanno chiesto conto ai due di questa pericolosa frequentazione. I rapporti di Berlusconi con la mafia erano sospettati dallo stesso Giudice Falcone. Proprio in questi giorni è stato reso noto un appunto dello stesso Giudice nel quale è riportato, in bella calligrafia, che Berlusconi pagava, a suo dire, i boss mafiosi per ottenere privilegi e protezione. E del resto è sempre rimasto un mistero l’origine dei soldi che hanno dato il via al successo di Berlusconi. Soldi arrivati grazie a dei prestiti ottenuti dalla Banca Rasini, una banca con un solo sportello dove lavorava il padre di Berlusconi, Luigi, al quale poi il grato Silvio dedicò anche un torneo calcistico in memoria. La Banca Rasini, ora non più esistente, era considerata una delle Banche che la mafia utilizzava per riciclare denaro. Non si è mai ben capito per quale ragione la banca stessa avesse dato prestiti così ingenti ad un imprenditore che in quel momento non poteva offrire garanzie. Si è sempre sospettato che la mafia abbia aiutato l’imprenditore a muovere i primi passi che hanno poi permesso l’inizio della sua enorme fortuna.  Tre anni da il pentito di mafia Gaetano Grado, interrogato nel carcere dell’Ucciardone nel processo riguardante la presunta trattativa stato mafia dichiarò “Vittorio Mangano negli anni Settanta portava fiumi di miliardi da Palermo a Milano. Erano soldi del traffico di droga di cosa nostra che Mangano consegnava a Marcello Dell’Utri, poi Dell’Utri li consegnava a Berlusconi che li investiva nelle sue società, mi pare anche per Milano due. La mafia ha bisogno di investire. Siccome i soldi della droga erano talmente tanti che non si sapeva più quanti fossero, Mangano esportava fiumi di denaro su a Milano”. Tramite proprio Marcello Dell’Utri. La pietà umana vuole che anche un condannato per reati così gravi abbia un trattamento umano per le sue precarie condizioni di salute ma certo ciò non lo assolve poi da una condanna, perlomeno morale, per le sue terribili frequentazioni e probabilmente i dubbi sugli inizi della fortuna di Berlusconi, della quale Dell’Utri è stato protagonista, resteranno per sempre.

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@MassimoSilla_