Austria e immigrazione: il nuovo governo tasserà chi non si integra

Austria e immigrazione
Il nuovo governo austriaco ha fatto sapere di voler imporre sanzioni ai migranti che manterranno la propria cultura e tradizioni senza “integrarsi” nella società. Il nuovo esecutivo – al momento l’unica coalizione in Europa che vede al suo interno un partito di estrema destra (FPÖ), al governo insieme ai conservatori dell’ÖVP – ha trovato un accordo su un piano che renda la vita degli stranieri in Austria più difficile. Il programma, condiviso sia dal Partito Popolare (ÖVP), che dal Partito delle Libertà (FPÖ), prevede provvedimenti per coloro che «rifiuteranno di integrarsi», come ad esempio tagli ai sussidi per i richiedenti asilo, che le famiglie potranno però recuperare cercando di guadagnare un “bonus integrazione”, adottando la cultura austriaca secondo i parametri stabiliti dal governo stesso. Il piano rientra tra le prime azioni volute dalla nuova coalizione, giunta ad un accordo dopo sette settimane di trattative e attualmente guidata dal più giovane leader europeo, il 31enne Sebastian Kurz.

All’FPÖ, che è stato il secondo partito più votato durante le scorse elezioni, sono stati assegnati il Ministero della Difesa, dell’Interno (che include sicurezza e ordine pubblico) e quello degli Esteri. I conservatori si occuperanno invece di istruzione, economia e giustizia. Nell’accordo diffuso si legge:«Vogliamo proteggere la vivibilità del nostro paese e la nostra cultura. Questo include decidere da noi chi può entrare e vivere in Austria, ponendo fine all’immigrazione clandestina». Scopo del programma è fermare la creazione di una “società parallela” e prevede misure per deportare i richiedenti asilo che non ne hanno diritto più velocemente. Sotto la guida di Sebastian Kurz, i conservatori del Partito Popolare hanno avallato la retorica razzista dell’FPÖ sulle politiche in materia di cultura e immigrazione.

Secondo i dati diffusi dalla polizia, tra le 5.000 e le 6.000 persone sono scese in strada per manifestare contro l’insediamento del nuovo governo. L’ingresso dell’ultra-destra nella coalizione non è una novità in Austria: già nel 2000 l’FPO era entrato a far parte dell’esecutivo. In quell’occasione, l’Unione Europea impose brevemente delle sanzioni diplomatiche all’Austria, poi ritirate perché giudicate controproducenti. Un tentativo lampo talmente debole che non è sfuggito al leader della destra inglese Nigel Farage: «Nel 2000 sedevo nel Parlamento Europeo che votava le sanzioni all’Austria, a causa dell’entrata del Partito delle Libertà nella coalizione di governo. Oggi, nel 2017, si ripete la stessa situazione e nessuno dice una parola. Le politiche euroscettiche sono ormai diventate la normalità».

 

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