Bidoni laziali scelti dai tifosi laziali, da Lequi a Mendieta
Bidoni laziali. Abbiamo chiesto a un gruppo di tifosi laziali di scegliere loro i cinque giocatori della storia biancoceleste che più di tutti si potevano definire bidoni. Quindi non meteore sconosciute, giocatori per i quali una certa attesa c’era ma che poi si è rivelata vana. Alcuni dei bidoni laziali votati sono stati, altrove, grandissimi giocatori, altri erano grandi promesse poi disattese, altri erano speranze che non trovarono soddisfazione. Sono stati proposti dai laziali interpellati moltissimi giocatori, di alcuni sinceramente non avevamo memoria (chi è Kakuta?), ma i cinque più votati sono questi. Partendo dal meno votato a quello che ha messo insieme più voti.
Al quinto posto tra i bidoni laziali troviamo Ivan De La Pena, detto dai tifosi laziali “Il piccolo Buddha”, in quanto pelato. Ma del Buddha aveva oltre alla crapa pelata anche la calma infinita. Infatti viene sì ricordato per la precisione dei suoi passaggi ma anche per la sua incredibile lentezza. Non fu un acquisto al buio da parte di Cragnotti, De la Pena arrivò a 22 anni per 30 miliardi in quanto si era messo in luce nel centrocampo del Barcellona dove giocava in coppia con Guardiola. Arrivò a Roma con grandi speranze dei tifosi che però non vennero ripagate. Giocò un solo anno senza lasciare traccia, nulla di memorabile, la Lazio lo girò al Marsiglia, poi lo fece tornare al Barcellona, poi se lo riprese, ma non giocò più, neanche in amichevole. Poi venne ceduto all’Espanol e se ne persero le tracce. Perché una delle caratteristiche dei bidoni laziali è che dopo la Lazio non hanno avuto gloria da qualche altra parte. La Lazio ha stroncato le loro carriere definitivamente. Arrivavano forti, se ne andavano finiti. E non si riprendevano più. E per un tifoso, in fondo, è anche meglio perché veder brillare altrove uno che ha fallito con i tuoi colori è fastidioso. I bidoni laziali sono più coerenti. Una volta diventati bidoni lo restano. De la Pena tornò anni dopo a Roma, sponda giallorossa, come collaboratore dell’allenatore Luis Enrique. Restò solo un mese poi per problemi famigliari tornò in Spagna. Evidentemente la città di Roma non faceva per lui.
Il quarto più votato è Matias Lequi del quale, lo confessiamo, non conservavamo ricordo alcuno. Ma i tifosi han chiesto a gran
voce la sua presenza tra i bidoni laziali. Difensore prelevato da Lotito dall’Atletico Madrid, fece parte di una delle infornate del presidente laziale, quando faceva mercati nei quali si badava più alla quantità che alla qualità. Ma Lequi faceva eccezione, era di qualità. Almeno si sperava. Invece nella Lazio non lascia traccia, gioca solamente sei partite in tutta la stagione e comincia un lungo peregrinare in formazioni di secondo o terzo piano del calcio europeo. Un potenziale buon giocatore mai sbocciato. Probabilmente può considerare un successo l’essere stato inserito tra i suoi ex tifosi tra i bidoni. Perché è stato l’unico modo per essere ricordato da loro.
Sul gradino più basso del podio dei bidoni laziali troviamo Miguel Mea Vitali. E per il discorso che abbiamo fatto all’inizio su chi è veramente un bidone in fondo lui non ci dovrebbe stare, perché è stato più una meteora che un bidone. Ma i tifosi laziali se lo ricordano e lo hanno votato in massa. Di lui si trovano comunque scarse notizie. Ha una strana carriera. Cresciuto nel Caracas è stato praticamente tutta la carriera col Caracas dal quale è andato via e tornato ben quattro volte. Centrocampista della nazionale venezuelana nella Lazio speravano nelle sue punizioni a giro, ma ci speravano poco se è vero che in campionato non giocò mai, anzi alla prima occasione la Lazio se ne disfece girandolo nientepopodimenoché al Sora. Nonostante le scarne notizie reperite sulla sua carriera e l’essere passato come un fulmine nella storia biancoceleste i tifosi riescono a ricordarsi di lui. Evidentemente un pochino ci speravano.
Conquista la piazza d’onore trai più fulgidi bidoni laziali uno il quale già il nome ispira simpatia. Berardino Capocchiano. El pibe de piombo. Attaccante grezzo, pure troppo, venne acquistato dopo un lunghissimo tira e molla col Monaco 1860 col quale aveva firmato. La Lazio per prenderlo dovette procedere a suon di carte bollate ma alla fine la spuntò. Arrivato come riserve di Riedle e Ruben Sosa ebbe un’unica occasione in Coppa Italia ma la fallì. Rivide il campo molti mesi dopo ma con la Lazio collezionò in tutto l’anno solamente due presenze. Ceduto al Bari, dove segnò quattro goal ma venne ceduto lo stesso, cominciò il suo peregrinare nel calcio di provincia sempre con risultati scarsi. L’Avellino gli fece un contratto a rendimento, cioè proporzionale ai goal segnati, e non ne segnò nessuno. Ma tra i laziali che abbiamo interpellato c’è stata discussione se fosse un bidone o no. Perché alcuni lo ricordano comunque come un onesto fabbro del calcio, che è in fondo diverso dal bidone, ma nei ricordi dei laziali traspariva comunque una certa simpatia per il buon Berardino. Quindi in fondo essere secondo tra i bidoni non è per lui malaccio.
E veniamo al peggiore dei bidoni laziali di sempre scelto dai tifosi. L’uomo che era arrivato come miglior centrocampista della Champions League per due stagioni consecutive, l’acquisto più costoso dell’era Cragnotti, tanto che ancora oggi è tra i 50 acquisti più onerosi della storia del calcio, mister 90 miliardi, Gaizka Mendieta. 2001, la Lazio ha ceduto Nedved e Veron e contestano il Presidente Cragnotti il quale vuole fare un colpo a sorpresa, uno che possa placare l’ambiente. Decide quindi di prendere il centrocampista che tutta l’Europa vuole, lo vuole il Real, lo vuole il Milan e anche l’Inter, ma Cragnotti è il più deciso, fa diversi
tentativi e alla fine la spunta per 90 miliardi. Una cifra enorme. Il biondo Mendieta deve sostituire il biondo Nedved andato alla Juventus. A Mendieta viene data anche la villa dove viveva Nedved e Fabio Capello, gran conoscitore del calcio spagnolo, dice che è anche meglio del ceco. La stagione laziale non comincia bene, la Lazio è eliminata dal Copenaghen nel preliminare di Champions e Mendieta resta in panchina in quanto giudicato ancora non pronto. Non riesce ad adattarsi al calcio italiano, gioca in campionato ma si nasconde, scompare in campo, nella partita contro il Perugia Gatti, che l’anno prima giocava tra i dilettanti, lo distrugge. Timido, lento, impacciato, poco utile al gioco. La Lazio capisce immediatamente di aver preso un bidone e prova a venderlo già nel mercato di riparazione. Lui non si arrende, dice che deve solo ambientarsi ma del meraviglioso centrocampista visto a Valencia non c’è traccia. A fine stagione la Lazio lo cede al Barcellona, ma nella miglior tradizione biancoceleste oramai Mendieta è spompato, spremuto, non sarà mai più quello splendido centrocampista che aveva incantato mezza Europa. Va in Inghilterra, al Middlesbrough dove resterà fino a fine carriera. Si ritira ancora abbastanza giovane per poter fare il suo vero lavoro dei sogni. Perché in effetti era sembrato, pure a guardarlo giocare, che a lui non importasse molto del calcio. Lui ama la musica, ha una collezione di dischi impressionante ed ora, che è rimasto a vivere in Inghilterra, fa il Dj. L’uomo che diede un colpo mortale alle finanze di Cragnotti del mondo del calcio non ne ha più voluto sapere. Ma i laziali non l’hanno dimenticato. Nel modo più negativo possibile, ma non l’hanno dimenticato.
Altri bidoni laziali votati dai tifosi interpellati sono stati: Kakuta, Makinwa, Vignaroli, Manfredini, Dezotti, Alfaro, Verga, Seric, Carrizo, Saha, Djordjevic (ancora in forza alla Lazio), Mauricio, Oscar Lopez, Ederson, Amarildo, Talamonti, Brian Robert, Gutierrez e Artipoli.
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