Sochi 2014 in archivio con un tripudio russo

Finisce in un tripudio per la Russia l’ultima giornata dei XXII giochi olimpici invernali. Arriva un nuovo oro nel bob a quattro con il portabandiera Zubkov ma soprattutto la strepitosa tripletta nella 50km di fondo, la maratona delle olimpiadi invernali, in cui i russi hanno occupato tutti e tre i gradini del podio con Legkov, Vylegzhanin e Chernousov, dopo una gara condotta con grandissima avvedutezza tattica.

Cosucce così insomma. La Russia vince quindi le olimpiadi casalinghe finendo prima nel medagliere e con merito ma a nostro avviso ne esce vincente sotto tutti i punti di vista. Ricordiamo le varie sciocchezze scritte sul ritardo nella preparazione delle strutture, ai vari allarmi riguardanti la sicurezza con minacce terroristiche sui giochi. E’ stata una festa per lo sport, con tanta tranquillità, senza fantomatici attacchi terroristici, una olimpiade in cui le gare si sono disputate con buon ordine tranne che in un paio di giorni, causa nebbia, ed in cui palazzetti e attrezzature varie non hanno dato problemi.

 

Se poi i russi si sono fatti due conti ed hanno fatto le cose per bene, tutte queste strutture potranno pure portare turismo e sviluppo, al contrario delle cattedrali nel deserto costruite in occasione di Torino 2006, di cui la nostra stampa non specializzata farebbe bene ad occuparsi invece di pensare a come sono stati fatti i lavori a Sochi, anche perchè non ce ne può fregare di meno. Certo i soliti elementi di disturbo non sono mancati come la presenza di Vladimir Luxuria, variopinta ex vocalist di una discoteca romana che, chissà per quale ragione, è partita da una terra in cui gli omosessuali se la vedono proprio male,  destinazione Sochi a manifestare per i diritti dei gay, andando incontro alle stesse identiche conseguenze cui sarebbe andata incontro in Italia: è stata ricondotta alla ragione con un fermo di polizia per essere poi rilasciata come in qualsiasi paese occidentale. Insomma tutto liscio come l’olio.

Dal punto di vista sportivo poi la Russia ha speso tanto ed è vero, per esempio il budget per le attrezzature della squadra del biathlon era di due milioni; con la stessa cifra i nostri biatleti ci devono fare tutto e gli deve pure durare un bel po’ di tempo. Ma pur avendo speso tanto ha anche speso in modo intelligente. A poco vale poi la critica relativa all’acquisto di atleti da altre nazioni. Aver reclutato il pattinatore coreano Victor An, ormai considerato defunto dalla propria federazione, aver dato la cittadinanza allo statunitense Vic Wild quando era un rottame, aver creduto in lui avergli dato i mezzi e aver poi ricevuto in cambio quelle performance è un merito, altrochè. Loro hanno dato la cittadinanza a gente che ha portato a casa imprese pazzesche che soprattutto nel caso di Wild non erano proprio messe in conto, noi abbiamo dato la cittadinanza ad Amauri e a Thiago Motta; ad ognuno il suo. Se poi si parla di atleti fuoriusciti potremmo fare l’emblematico caso del biathlon femminile. Li la diaspora russa non ha fine. La prima medaglia olimpica del biathlon femminile, quello della sprint è della Kuzmina, che per vari motivi corre per la slovacchia mentre suo fratello, Shipulin è ancora atleta russo. Quasi lo stesso discorso vale per Darya Domracheva, tre ori, che pur essendo bielorussa di nascita si è formata come atleta in Russia, in cui ha vissuto ed in cui è cresciuta per poi dover tornare indietro per motivi familiari riassumendo la sua prima cittadinanza. Al di là delle polemiche da quattro soldi la nazione ospitante esce bene da questi giochi olimpici ottenendo un risultato che non era nemmeno sperato. Per quanto riguarda l’Italia anche se ce ne occuperemo domani, noi di Parolibero non dovremmo scrivere nulla, ma rimandare a quanto messo nero su bianco prima dei giochi a proposito di quello che sarebbe stato il nostro medagliere.

 

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