Donald Trump – La casa Bianca annuncia: “Donald Trump resta impegnato per la pace come sempre”. Una dichiarazione che risuona come la solita toppa ai clamorosi “strappi diplomatici” di cui Donald Trump sembra essere proverbiale “manichino da competizione”. Dopo le ultime polemiche che lo vedevano come nuovo ambasciatore di pace di Gerusalemme, la piaga si riapre come un boomerang:  il trumpiano motto da businessman della bitcoin generation – che invoca”nuove sfide e nuove soluzioni” – sembra tornare indietro tra cicloni di polemiche. Come una pericolosa lama appuntita in risposta ai proverbiali cali di stile del Donald internazionale; famoso per i suoi megalomani slanci di onnipotenza che, stavolta, gli sono costati una colossale e mediatica “rettifica della sottomissione”. Un mea culpa retorico e plateale attraverso l’alzabandierabianca della rassegnazione: la pace degli interessi di un tornaconto personale, attraverso il rilancio di un’ immagine pubblica votata a salvaguardare, quantomeno, l’altra faccia della megaglia diplomatica: quella delle apparenze. Donald Trump pare, infatti, che non abbia affatto gradito lo scacco matto diplomatico servito come un due di picche sul vassoio d’argento dei palestinesi che, pubblicamente, dichiarano di” non riconoscere più il ruolo degli USA nel processo di pace con Israele.” E Trump, da proverbiale campione da “guinness delle apparenze”, anche stavolta decide di mettere una toppa sulla forma, tralasciando la sostanza di una pubblica dichiarazione che non gli offre alcuna possibilità di replica.

Donald Trump – E così, dall’alto delle sue Trump-oliniche manie di onnipotenza, Donald e il suo staff presidenziale annunciano il monologo di un misterioso piano B: un progetto che “sarà svelato quando arriverà il momento propizio” e, di questo piano “beneficeranno sia il popolo israeliano che palestinese”. Un subdolo e retorico gioco della solita “spicciola” diplomazia alla quale il premier americano sembra ricorrere nei delicati “tempi di magra”. Gli sviluppi, ed i soliti noti grotteschi retroscena, non si lasceranno attendere. Una commedia americana che potrebbe dare filo da torcere al grande Eduardo de Filippo e all’intera tradizione partenopea, teatro moderno di un realismo che supera, di gran lunga, il grottesco della più elaborata fantasia.  Intanto noi facciamo appello alle diplomatiche “perle di saggezza” del grande Eduardo nostrano: “S’A da aspettà, Amà. Ha da passà ‘a nuttata” (Eduardo De Filippo).

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