La paranza dei bambini, al Piccolo Eliseo i giovani camorristi di Saviano
Nel buio tetro di una sala illuminata solo da piccole torce, sin da subito si chiarisce al pubblico il significato di “paranza”: se in mare il termine indica le piccole imbarcazioni per la pesca che con le luci attirano piccoli pesci, nel gergo camorristico la paranza è un gruppo criminale armato composto da adolescenti e ragazzini, piccoli pesci che cercano di marcare il loro territorio sparando e spacciando. Al Teatro Piccolo Eliseo fino al prossimo 17 dicembre La paranza dei bambini raccontata con cruda e violenta verità da Roberto Saviano nel suo libro pubblicato nel 2016, diventa spettacolo teatrale diretto da Mario Gelardi, per narrare la controversa ascesa di una tribù di adolescenti verso il potere e la conquista di Napoli attraverso la criminalità.
Pesantemente ispirato alla realtà della camorra napoletana, la storia è quella di un gruppo di ragazzini di Forcella guidati da Nicolas il “Maraja”, il leader del gruppo che in modo naturale si impone come capo per il carisma, il coraggio, l’astuzia e anche perché è l’unico ad essere andato a scuola e a conoscere Machiavelli. Sarà proprio il Maraja a guidare quel gruppo di adolescenti che si sentono già adulti, nella veloce scalata verso lo spaccio di droga e l’uso delle armi, acquisendo la lezione e le materie prime da un boss decaduto e dal proprietario cocainomane di un discutibile locale di Posillipo. Un’ascesa criminale che per affermarsi comporterà violenza, sopraffazione e un prezzo da pagare altissimo.
L’appartenenza alla paranza esige regole ferree e riti d’iniziazione alla Fight Club che ne legittimano l’autorità e la sacralità del vincolo che lega i componenti, i quali devono dimostrare di essere pronti a tutto per dimostrare fedeltà al gruppo, anche sacrificare amici e sorelle. Vogliono manifestare al mondo e a sé stessi di essere uomini esperti e valorosi, tuttavia non riescono a nascondere il loro essere ancora bambini che si palesa nel linguaggio, nei soprannomi innocui e nel desiderio di playstation. Sono piccoli e agili ninja con scarpe firmate che saltano, si arrampicano e si muovono fluidi sulle strutture rotanti del palco, bravissimi giovani attori che riescono ad alleggerire e a rendere ironica una realtà cupa e difficile da accettare, ma che chi frequenta la città partenopea conosce perfettamente. Utilizzando l’eloquente analogia della paranza, Saviano riesce a rendere l’idea di quello che nella realtà effettivamente sono questi gruppi di giovanissimi criminali: piccoli pesci non ancora adulti che accecati e al contempo attratti dall’intensa luce delle lampare, ovvero dal desiderio di denaro facile e potere, risalgono verso la superficie del mare per venire inesorabilmente intrappolati nelle reti dei pescatori, senza, purtroppo, alcun scampo.
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