Sochi: finale di gioia e amarezza per il pattinaggio artistico femminile
Cosa rimarrà nei ricordi del pubblico di Sochi del pattinaggio artistico? Tante cose e tante emozioni, questo è poco ma sicuro. Tra le gare di squadra, di coppia, di danza, e le finale maschili e femminili, le emozioni e le sorprese sono state tante.
L’ultima è arrivata ieri sera e ha regalato all’Italia una gioia immensa, che mancava a questo paese e, soprattutto, mancava a lei. Ora Carolina Kostner può dire di aver vinto tutto, ogni minima cosa. La medaglia Olimpica tanto beffata e tanto attesa è, finalmente, arrivata. Bronzo per lei che ieri si è esibita con il suo vecchio – nuovo Bolero con quel body nero che le dona in maniera particolare e che ha messo in risalto ogni suo movimento. Armoniosa, carica, bella, sorridente e precisa: ecco quattro aggettivi per descrivere la sua performance. Carolina si è esibita in una gara ad altissimo livello, degna di lei e della sua carriera. A scendere in pista con lei la sua temuta rivale degli scorsi Europei, la 15enne russa Julia Lipnitskaya che, però, è caduta in un triplo salto vedendo sfumare l’idea di una medaglia. Le prime polemiche arrivano proprio sul suo esercizio per una valutazione un po’ troppo alta dei components: 70. La stessa Julia è rimasta un po’ a bocca aperta a riguardo prendendo un punteggio di 135.34 che l’ha fatto chiudere, con il corto della giornata precedente, a 200.57. Niente da dire sull’esercizio, sulle trottole che sono il suo punto forte e su quella finale che alza molto i components, ma forse qui i giudici hanno un po’ esagerato.
Alle spalle di Carolina si è piazzata la Queen del pattinaggio femminile, la coreana Kim Yuna. Questa volta non è riuscita a fare il bis dell’oro di Vancouver, complici i giudici, di nuovo. Ecco che allora la seconda polemica è tutta per le medaglie d’argento e d’oro. L’oro è andato alla padrona di casa Adelina Sotnikova. Niente da dire su questa pattinatrice. Esercizio splendido che ha visto nel programma un triplo salto in più ma punteggio stratosferico (149.95) in confronto a quello di Kim (144.19). Una russa che vince in Russia? Dov’è la novità? Effettivamente, non c’è. Ma la critica non viene fatta alle atlete, loro hanno pattinato con il cuore in mano, e si è visto. Quella viene fatta ai giudici che, forse, con le atlete russe hanno avuto un po’ la manica larga. Quel che è fatto è fatto, senza dubbio, ma un po’ di amarezza rimane.
In gara è scesa, con testa e cuore come dice sempre lei, anche Valentina Marchei che con un punteggio di 116.31 raggiunge il suo record e chiude in undicesima posizione con un totale di 173.33. Come da punteggio, la Marchei ha fatto il suo miglior esercizio e non ha deluso nessuno, anzi. Bella e sorridente, ha avuto solo una piccola imperfezione nella combinazione a tre finale ma, a parte questo, niente da criticare, anzi! Si può dire, a testa alta, che queste Olimpiadi per lei sono state una vera gioia.
In una gara bella come quella di ieri dispiace vedere le lacrime di una grande pattinatrice, la giapponese Mao Asada che ha danzato e volato, in tutti i sensi, sulle note del Lago del cigno. Ha chiuso con un totale di 198.22 prendendo un altissimo punteggio al libero, vicino a quelli delle vincitrici: 142.71. Ingannata dal corto, non è così salita sul podio.
Vincitrice della medaglia d’argento alle Olimpiadi di Vancouver del 2010, campionessa nel 2008 e nel 2010, vincitrice del Quattro Continenti nel 2008, nel 2010 e nel 2013, tre volte vincitrice della finale del Grand Prix, campionessa mondiale juniores nel 2005, vincitrice della finale dello Junior Gran Prix della stagione 2004-2005 e cinque volte campionessa nazionale giapponese. Come se tutto ciò non bastasse, è stata la prima donna del pattinaggio ad eseguire ben tre tripli axel in una stessa gara. Probabilmente, quella di ieri è stata la sua ultima Olimpiade ma, allo stesso tempo, la sua ultima esibizione e competizione. Chapeau ad una campionessa come lei.