Obesità e diabete: dormire, aiuta a combatterli
Il sonno batte obesità e diabete. A dirlo, gli esperti riuniti al Congresso nazionale Ame (Associazione medici endocrinologi) nei giorni scorsi a Roma.
“Il sonno è un processo attivo e dinamico che ha un impatto importante su molti aspetti della salute, della vita quotidiana e della crescita; ha molteplici funzioni quali la conservazione dell’energia, il consolidamento della memoria, il recupero psico-fisico e tante altre ancora. Inoltre interagisce con il sistema nervoso, endocrino e immunitario, influenzando i tre sistemi più complessi del nostro organismo che a loro volta condizionano qualità e quantità del sonno. La relazione tra malattie metaboliche e sonno è complessa e merita l’attenzione clinica degli endocrinologi e un approccio multidisciplinare. Grazie a quello che già sappiamo, bisognerebbe aumentare gli studi che portino a nuovi approcci preventivi e terapeutici contro obesità e diabete di tipo 2 basati sull’aumento della qualità e quantità di sonno e, in un certo senso, dando ragione all’antico detto popolare ‘dormi che ti passa’”, spiega Piernicola Garofalo, presidente Ame Onlus. Quali sono i rapporti tra endocrinologia e sonno? “Quasi tutte le cellule del nostro corpo presentano un orologio biologico e molti geni si attivano o disattivano seguendo il ritmo circadiano. L’alterazione dell’orologio biologico aumenta la probabilità di malattia e questo è particolarmente evidente per malattie metaboliche come il diabete di tipo 2 e l’obesità. Il nostro modello sociale che ci spinge a essere attivi h24 induce a ridurre le ore di sonno a favore di quelle di attività, e questo porta a una marcata alterazione delle oscillazioni ormonali che regolano il metabolismo”, ha dichiarato Daniela Agrimi, dell’Ambulatorio di Endocrinologia, Diagnostica e Interventistica tiroidea, Asl Brindisi. Alcuni studi hanno dimostrato che l’insufficiente riposo aumenta il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 e inoltre, le persone che dormono abitualmente meno di 6 ore per notte hanno un indice di massa corporea (Bmi) più alto della media.
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