Ligety oro come da pronostico
Medaglia d’oro in gigante per lo statunitense Ted Ligety che, come da copione, ha preceduto i due francesi Missiier e Pinturault che occupano gli altri due gradini del podio. Vittoria che consacra un campione assoluto di questa disciplina che nella prima manche ha seminato gli avversari gestendo nella seconda il cospicuo vantaggio.
Medaglia d’ oro in Gigante per lo statunitense Ted Ligety che, come da copione, ha preceduto i due francesi Missiier e Pinturault che occupano gli altri due gradini del podio. Vittoria che consacra un campione assoluto di questa disciplina che nella prima manche ha seminato gli avversari gestendo poi nella seconda il cospicuo vantaggio.
Dopo tanta velocità scatta finalmente l’ora del gigante, disciplina regina dello sci alpino, e dopo la nebbia di ieri splende il sole sulla Rosa Khutor di Sochi, pista fantastica tecnica e piena di cambi di pendenza con condizioni meteo finalmente normali con -3 in partenza e 0 all’arrivo. Favoriti alla vigilia il trio Ligety, Hirscher, Pinturault se non sbagliano sarà molto dura scalzarli dal podio, ma le sorpresa sono sempre dietro l’angolo e speriamo che abbiano il colore azzurro a partire dal pettorale n. 4 di Manfred Moelgg o del numero 14 di Roberto Nani speranza azzurra che ha ben figurato quest’anno in Coppa del Mondo. Pronti via col numero 1 Pinturault ci da l’idea della prima manche, tracciata dal suo allenatore Chastan, con una prima parte angolata e maglie abbastanza larghe tra una porta e l’altra e continui dossi e cambi di pendenza nella seconda parte, terreno ideale per il maestro carvatore Ligety. Il francese chiude con 1’22″44, seguito da Neurether a 7″ e Hirscher a 3″ e già questi tempi ci danno l’idea dell’equilibrio che regnerà per la lotta al podio, ma ora tocca a Moelgg che dopo un’ottima prima parte in linea con gli altri paga un po’ di stanchezza nel finale allungando le linee chiudendo con mezzo secondo di ritardo. Fanara balza al comando provvisorio con 3″ su Pinturault, ma con il numero 7 tocca al Re Ted Ligety che, senza alcuno sforzo, si mangia la pista con la sua rapidità curvando in un amen e mettendo gli sci già in direzione della porta successiva: il risultato finale è uno strepitoso 1’21″08 che vuol dire medaglia al collo ipotecata con un provvisorio 1’33” sui comuni mortali. Discesa interessante quella del tedesco Luitz che si avvicina a sei decimi da Ligety per poi inforcare nell’ultima porta gettando alle ortiche una possibile medaglia e piangendo disperatamente al traguardo. Tocca a Roberto Nani con il numero 14 che si difende bene nella parte alta rischiando il tutto per tutto nel finale con qualche errore di troppo, ma il podio non è troppo lontano. Le sorpresa non finiscono a cominciare da Matthias Mayer che col numero 18 sfrutta la sua condizione mostruosa ottenendo lo stesso tempo di Fanara, ma è Davide Simoncelli a dimostrare di essere un campione interpretando a meraviglia le insidie di questa pista piazzandosi in terza posizione a 1’27 da Ligety, scavalcato dal pettorale 28 Odrej Bank, mina vagante di queste Olimpiadi, che tra lo stupore generale e la sua incredulità è l’unico a chiudere con sotto il secondo di distacco a dimostrazione che la pista sta reggendo alla grande scaldandosi e velocizzandosi ad ogni passaggio.
Seconda manche tutta da vivere con distacchi minimi e argento e bronzo tutti da giocare, e il primo a prendere il via è il veterano Ivica Kostelic sulla tracciatura dell’allenatore austriaco Andreas Puelacher che ha cercato di aiutare Hirscher rendendo il percorso più tortuoso e meno ritmico per sfavorire Ligety, senza dimenticare l’incognita neve viste le alte temperature. Miller pasticcia, Haugen si porta al comando superato per soli 2″ da Jitloff, ma è il primo azzurro in gara a dare uno scossone alla classifica: partito per dodicesimo Luca De Aliprandini interpreta col giusto piglio, anche se con qualche errore, la manche inserendosi al comando provvisorio con due decimi di vantaggio, con Moelgg pronto a prendere in via per quattordicesimo, ma purtropp Manfred si fa sorprendere sul salto al buio sbagliando la direzione degli sci e saltando la porta, peccato davvero. Il comando del nostro resiste fino alle discese di Kristoffersen e Raich che da vero fuoriclasse disegna le curve con gran classe e tecnica sopraffina, balzando in testa con oltre quattro decimi sul talento norvegese. Dopo l’uscita di Roberto Nani nello stesso salto di Moelgg, la gara entra nel vivo con la discesa di Missilier, decimo dopo la prima manche, che pennella sul muro indovinando ogni traiettoria possibile: manche della vita e sei decimi preziosi di vantaggio su Raich. Male Neurether che sbaglia a ripetizione, mentre i cavalli di Hirscher, imbrigliati dal tracciato, non riescono a liberare la propria potenza relegando il fuoriclasse a 46″ dall’oro, ma è pronto al cancelletto Pinturault che sbaglia meno e rimane agganciato in seconda posizione a 16″ dal connazionale. Mancano all’arrivo i primi cinque a cominciare dal pasticcione Fanara che compromette la gara sul muro, mentre Matthias Mayer paga un inevitabile dazio alle maglie troppo strette di questa seconda chiudendo dietro Raich e fuori dalla zona medaglie. E’ora dell’ultima speranza azzurra, ma Davide Simoncelli non riesce a prendere il ritmo giusto subendo i dossi del terreno e gettando al vento le ultime chance di podio con un’orribile seconda manche.
Tra Ligety e l’oro c’è solo Odrej Bank autore di una seconda meno spavalda che gli vale un quinto posto e l’ennesimo rimpianto, ma ora tutti in silenzio per seguire l’ultimo atleta in gara che gestisce senza problemi il secondo e mezzo accumulato su Missilier e si laurea campione con 48″ entrando di diritto nella storia di questo sport, perché Ted Ligety rientra a pieno titolo nel novero dei più grandi gigantisti di tutti i tempi.