Svezia: «Ai Mondiali ci andiamo noi!»
Aspettando Svezia Italia. Spavalderia, scaramanzia o sicurezza? Che cosa spinge gli svedesi a dichiarare che ai Mondiali ci andranno loro, e non noi? Hanno pure già presentato le maglie del Mondiale in Russia. Abbiamo cercato di analizzare la compagine scandinava e capire per quali motivi l’Italia di Ventura deve temerla.
Prendendo in esame il girone di qualificazione abbiamo estrapolato 3 principali caratteristiche: il fattore casa, la solidità e i 3 giocatori offensivi.
IL FORTINO DELLA FRIENDS ARENA
Lo stadio che ospiterà Svezia Italia sarà la Friends Arena di Stoccolma, già vista in occasione della finale di Europa League, l’anno scorso, tra Ajax e Manchester United. E per i padroni di casa si è rivelato finora un fortino inespugnabile: delle 5 partite di qualificazione 4 vittorie e 1 pareggio per un totale di 18 gol fatti e di solamente 2 subiti. Ma oltre a questi significativi numeri ciò che risalta sono le 2 partite con le squadre più quotate del girone: l’1-1 di apertura con l’Olanda, anche se non è più l’Olanda di solo qualche anno fa, e, soprattutto, la vittoria sulla Francia per 2-1. Un totale di 4 punti contro gli zero ottenuti nelle corrispettive sfide in terra straniera. E, ancora, se paragoniamo i numeri precedenti a quelli in trasferta la differenza è netta: delle 5 partite 3 sconfitte e 2 vittorie per un totale di 8 gol fatti e 7 subiti. Dai 13 punti ottenuti in casa ai 6 in trasferta, dal +16 differenza reti in casa al +1 in trasferta. Insomma, è lampante che il secondo posto, la Svezia se l’è costruito in questo fortino. Perciò stasera la Friends Arena sarà il primo punto di forza degli scandinavi contro cui gli azzurri dovranno misurarsi.
LA TRADIZIONE DEL 4-4-2
Strettamente legato al primo, la solidità è il secondo punto di forza degli svedesi. Questo proviene innanzitutto dal modulo, il 4-4-2. Il Ct Andersson ha costruito la Svezia post-Ibra puntando proprio su questo valore per poter compensare sul poco talento a disposizione (ma occhio che è presente). Solidità che si sposa bene con esperienza e, infatti, se si guarda l’11 titolare, l’età media tende verso i 27-28, gli anni in cui, si dice, il giocatore raggiunge la maturità calcistica. Dai veterani come Granqvist, Lustig, Berg e Toivonen agli ormai già abbastanza navigati come Forsberg e Joahnsson. La disciplina tattica è alla base del momentaneo rinato successo svedese capace di mutare a seconda delle condizioni. Se si leggono le statistiche delle varie partite di qualificazione si nota come la Svezia riesca a tenere il pallino gioco, alzando il baricentro, con le squadre che, dal punto di vista tecnico risultano inferiori, senza però per questo perdere equilibrio e solidità difensiva e, invece, sappia abbassarsi lasciando il possesso palla alle squadre tecnicamente superiori senza, comunque, lasciarsi schiacciare andando incontro a pesanti sconfitte. Insomma l’equilibrio dell’ormai poco attuale 4-4-2 riscopre la sua efficacia tra gli svedesi alla corte di Andersson, tecnico poco conosciuto ma che nel suo palmares vanta un titolo dell’Allsvenskan (Serie A svedese) con l’IFK Norrköping a cui è seguito il premio come miglior allenatore del campionato nel 2015.
BERG, FORSBERG E TOIVONEN
Come avevamo accennato prima, il talento scarseggia ma c’è ed è nei 3 che maggiormente agiscono in fase offensiva. Stiamo parlando dei 2 attaccanti, Berg e Toivonen, ma soprattutto di Forsberg. Per le due punte il discorso è semplice: entrambe aiutano ed entrambe hanno qualità realizzative notevoli, soprattutto Berg, capocannoniere di questa Svezia con 8 reti in 9 partite. L’accento, invece, va posto maggiormente su Emil Forsberg. Si mise in mostra due anni fa nella sorprendente scalata del Lipsia, a cui va dato il merito di averlo scovato nel Malmoe, che nel 2016 conquista la promozione in Bundesliga e, proprio Forsberg, viene eletto miglior centrocampista della B tedesca. Da quel momento in poi cresce e si afferma anche in nazionale. Ora per il Ct Andersson Forsberg rappresenta quell’elemento in grado di disturbare quell’equilibrio tattico, quella razionalità di movimenti studiati a tavolino per dare più imprevedibilità al gioco svedese, di colorarlo e di impreziosirlo. Agisce come esterno sinistro, adempie ai suoi compiti di copertura ma, in fase di possesso, svaria e all’occasione taglia centralmente andando a ricoprire il ruolo di regista o, se si preferisce, uomo fra le linee, che tanto fa male all’Italia, a questa Italia. Dotato di molta tecnica, il suo maggior talento è l’assist ma non disdegna la rete (ben 4 in 10 partite). Con lui come fantasista non troppo tipico i due là davanti diventano maggiormente pericolosi.
Twitter: @Francesco Nespoli