Il padre di Florian Zeller in scena all’Ambra Jovinelli
Alessandro Haber è Il padre di Florian Zeller, in scena al Teatro Ambra Jovinelli dal 2 al 19 novembre.
Il testo del noto drammaturgo francese, che ha riscosso un grande successo in Francia, essendo stato rappresentato prima a Parigi nel 2012, poi a Londra e nel 2016 a Broadway, racconta della storia di un uomo malato di Alzheimer, Andrea, e della sua amorevole figlia, Anna. Zeller descrive in maniera ironica e amara il sopraggiungere della malattia e lo stesso fanno gli attori in scena, magistralmente diretti da Piero Maccarinelli. L’intera piece, suddivisa in tanti piccoli atti, si svolge sullo sfondo del salotto dell’appartamento dove Anna vive col marito Piero (David Sebasti) e ora col padre, colpito da Alzheimer. Anna (Lucrezia Lante della Rovere), preoccupata, lo ha infatti invitato a stabilirsi lì, ma il sopraggiungere della malattia è inesorabile e le cose finiranno per degenerare. Andrea è un uomo molto attivo, indipendente, non accetta né la malattia, né la perdita della sua autonomia, per cui non sopporta l’idea di avere una badante accanto. Poi c’è l’Alzheimer, che confonde i ricordi, le persone e i luoghi, a tal punto da fargli vedere le persone che ruotano attorno a sè sotto altre sembianze: il genero è un perfetto sconosciuto, la badante è una scanzonata ragazza sulla trentina, su cui lui pensa di dover far colpo; mentre lui finirà per essere ossessionato dalla paura che gli venga rubato il suo orologio.
Parallelamente viene rappresentata la sofferenza di una figlia che accetta con fatica la malattia del padre e che cerca continuamente di riportarlo alla realtà: Anna parla col marito dei suoi incubi, delle sue preoccupazioni, di cosa sia giusto o meno. E sarà proprio quest’uomo cinico ed egoista a farla cedere, costringendola a prendere la decisione definitiva: portare il padre in un istituto. Qui il sipario calerà su di un uomo che, ormai solo, tornerà ad essere un bambino. Dunque la regia di Maccarinelli si concentra sulla figura del padre, scompone ed analizza passo per passo il progredire della malattia, tanto da porre lo spettatore nella sua stessa condizione, facendogli provare quella stessa “sensazione di perdere le foglie una dopo l’altra”. Il grande Haber, opportunamente supportato dal resto del cast, riesce perfettamente nell’interpretazione, emozionando ed emozionandosi.
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