Le avventure di Vladimir Luxuria a Sochi
“Essere gay è ok”. Frase denunciante una protesta, il reclamo per un diritto, che molti Paesi europei, e non, sono abituati a leggere o ad ascoltare durante le varie manifestazioni organizzate dalle comunità LGBT nelle grandi città. Se questa però viene pronunciata durante un evento ufficiale e di portata internazionale, ovvero le olimpiadi invernali di Sochi e in un Paese come la Russia, nota per i suoi atteggiamenti repressivi verso l’omosessualità, ci si possono aspettare conseguenze problematiche.
Se dal 7 febbraio, data di inizio dei giochi olimpici di Sochi, tutto sembra essere proceduto tranquillamente e lo sport, il talento e il tifo verso gli atleti delle rispettive nazionalità dei fruitori sono stati i veri protagonisti della manifestazione, una macchiolina nera adesso sta offuscando l’atmosfera. Il primo arresto, che in realtà è stato un fermo, poi il secondo e infine il monito di non assistere più ai giochi, rivolto all’ex parlamentare transgender Vladimir Luxuria, oltre a riempire momentaneamente le pagine dei nostri giornali, avranno scosso le coscienze della glaciale classe politica russa? I giochi olimpici di Sochi, dopo tutto ciò, proseguiranno allo stesso modo o sotto un’aura di amarezza? Quello che è certo è che sicuramente la nostra Vladimir, in Russia insieme ai due inviati delle Iene Pio D’Antini e Amedeo Grieco per realizzare un servizio sulla problematica omosessuale nell’ex Paese sovietico e sul dibattito acceso durante le Olimpiadi contro le leggi restrittive di Putin, ha dato spettacolo. Non ci sono dubbi che questo sia stato cercato; sul prevedere, invece, le conseguenze che tutto ciò avrebbe creato possono esistere delle perplessità. Luxuria si sarebbe forse risparmiata un arresto, che poi però ha dichiarato essere stato semplicemente un fermo, smentendo anche le parole di Irma Battaglia, presidente onorario di Gay Project: «L’atteggiamento degli agenti è stato brutale e aggressivo». «Luxuria ci ha riferito telefonicamente di essere stata trattata cordialmente e di non aver subito violenze o intimidazioni da parte della polizia», è stato invece dichiarato da un funzionario della Farnesina, il quale, intervenuto in seguito all’attivazione dell’Unità di crisi da parte del Ministero degli Esteri italiano, ha anche precisato che la procedura è stata prolungata semplicemente per la mancanza di un traduttore. Il nuovo fermo di Luxuria però, che questa volta ha coinvolto anche i due inviati delle Iene mentre entravano alla Shayba Arena per assistere a un incontro di hockey sul ghiaccio, sembra proprio essere stato cercato. Se prima “l’arma del delitto” era semplicemente una bandiera con su scritto “Essere gay è ok“, questa volta è stato proprio l’abito scelto dall’ex parlamentare a infastidire il Paese poco propenso nei confronti dell’omosessualità: mantello, stivali al ginocchio, foulard e colori arcobaleno, ovvero quelli dell’uguaglianza gay.
{ads1}
La Russia è stata descritta come la nazione dove, attualmente, esiste il peggior clima in materia di diritti umani. Dopo lo scorso giugno, in cui il Parlamento nazionale (la Duma), ha approvato una legge che proibisce la distribuzione di materiale propagandistico a sfondo gay, sono aumentati gli scontri tra attivisti contrari al testo e autorità. Molti dei primi sono infatti stati arrestati durante manifestazioni, pacifiche, di protesta contro il provvedimento e non sono poi mancati episodi di violenza non ufficiale a danno dei difensori dei diritti degli omosessuali. Non è un caso che Vladimir Luxuria si trovasse lì durante i giochi olimpici invernali. Questi infatti hanno rappresentato un comune pretesto per esprimere le contrarietà internazionali nei confronti della legge omofoba russa. Molti leader non hanno partecipato all’inaugurazione di Sochi 2014 proprio a causa di questa che, da quando è stata promulgata, non ha fatto altro che suscitare sdegno e polemiche da parte della comunità internazionale. Ognuno dunque, con modi più o meno discutibili e prendendosi la responsabilità delle proprie azioni, protesta a modo suo.