Non poteva esserci luogo più adatto della Galleria Borghese per ospitare l’imponente mostra monografica sul più grande artista del periodo barocco, Gian Lorenzo Bernini. La Galleria, infatti, custodisce da sempre ben nove dei suoi più celebri capolavori come il David o l’Apollo e Dafne, opere commissionategli dal cardinal Scipione, suo primo mecenate, per ornare la lussuosa villa fuori Porta Pinciana. Inoltre, già nel 1998 un’esposizione sulla scultura del Bernini aveva inaugurato la riapertura del museo dopo anni di interminabili lavori di restauro. Così, partendo da quegli stessi presupposti, dal 1° novembre fino al prossimo 4 febbraio 2018 le magnifiche sale della Galleria Borghese ospiteranno circa 80 opere tra sculture e pitture di questo inarrivabile artista che, per il talento e l’originalità della sua opera, fu considerato dai contemporanei e non, “il Michelangelo del Seicento”.

galleria_borghese-17Bernini fu infatti un “maestro universale”: scultore, pittore, ma anche architetto, commediografo e straordinario regista di macchine sceniche e di monumentali imprese urbanistiche che cambiarono completamente il volto della città eterna, donandole l’aspetto che tutt’oggi ammiriamo. La monumentale mostra resa possibile grazie ad un partner istituzionale come FENDI e curata da Andrea Bacchi e dalla direttrice Anna Coliva, intende tratteggiare un ritratto di Bernini a “tutto tondo”, accostando i capolavori scultorei in marmo ad altri aspetti specifici della sua produzione come la pittura, i restauri, i busti in bronzo o i bozzetti in terracotta, partendo dalle prime opere eseguite in collaborazione con il padre Pietro, fino agli ultimi marmi della sua cosiddetta “deriva mistica”, quando ormai ottantenne scolpì crocifissi e busti di Cristo. Come la stessa curatrice e direttrice sottolinea, l’intero allestimento segue la natura scenica della galleria esaltandone l’aspetto teatrale che caratterizzò l’intera stagione del Barocco: nel salone centrale d’entrata si è accolti da un grande palco su cui convivono varie azioni sceniche e “personaggi” come Le quattro stagioni, i fauni, la Verità svelata e la sua prima scultura sacra, ovvero la Santa Bibiana, realizzata per l’omonima chiesa dell’Esquilino e per l’occasione completamente restaurata. Tuttavia è proseguendo nelle sale adiacenti che, ammirando i celebri gruppi borghesiani, balzano agli occhi il genio creativo e l’abilità artistica dello scultore dal temperamento “sanguigno e ardente”, disorientando lo sguardo sconcertato dello spettatore che stenta a credere di trovarsi di fronte a gelido marmo e non a corpi  caldi e vivi.Bernini

L’espressione concentrata del David che sta per scagliare la pietra contro Golia, le vigorose mani del dio degli Inferi che affondano nella tenera carne di Proserpina o i capelli di Dafne che si trasformano in alloro per sfuggire all’ardore amoroso di Apollo, mostrano tutto lo stupefacente virtuosismo di Bernini, capace di restituire il massimo del pathos, la dinamicità delle azioni narrate e un caleidoscopio di emozioni che rendono i personaggi raffigurati quasi reali e i suoi gruppi marmorei di grande impatto emotivo e visivo. Marmi che rendono bene la portata rivoluzionaria del nuovo e dinamico linguaggio di Bernini che ebbe il merito di introdurre nell’arte plastica l’armonia tra sentimento e movimento. Un linguaggio e un “artista universale” che la Galleria Borghese intende celebrare, valorizzare e continuare a scoprire, facendolo proprio nel luogo in cui Bernini è (artisticamente) nato e in cui ha avuto la possibilità di divenire il più grande scultore della sua epoca.

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