Arcimboldo a Roma, venti capolavori a Palazzo Barberini
Inaugurata presso le Gallerie Corsini Barberini la rassegna Arcimboldo (1526-1593) che esporrà per la prima volta nella capitale una ventina di capolavori del maestro milanese, tra disegni e dipinti provenienti da tutto il mondo e riuniti eccezionalmente per questo evento. Un’occasione unica per ammirare dal vero opere di un artista poliedrico e unico nel suo stile che come pochi altri ha saputo riassumere il fermento e la straordinaria dinamicità della Milano post-leonardesca da un lato e le novità offerte dalle scoperta del nuovo mando dall’altro, fonte inesauribile di ricerche scientifiche che lo vedranno attivo protagonista presso la corte asburgica viennese. Figlio d’arte e formatosi nella bottega paterna ha occasione di mettersi in mostra sia nella decorazione di alcune vetrate del Duomo di Milano – qui esposti due pannelli con scene di Santa Caterina – e nella predisposizione di disegni per arazzi (qui in mostra quello di Como) in cui già si intravedono le sue cornici naturali a base di fiori e frutti, tratto distintivo che rimarrà indelebile nel prosieguo della sua gloriosa carriera. Amante della caricatura, appresa dal genio vinciano, disegnatore e organizzatore delle feste di corte viennesi al servizio degli imperatori Ferdinando I, Massimiliano II e Rodolfo II, poeta, filosofo, sublime ritrattista e pittore celebre per le sue maniere bizzarre con cui concepiva le sue teste composte, vero e proprio marchio di fabbrica di un personaggio chiave della corrente umanistica milanese del cinquecento distante anni luce da quella classicheggiante della Roma papalina.
Sei le sezioni tematiche della rassegna che si apre col famosissimo autoritratto cartaceo dal quale si evince lo spessore col quale Arcimboldo si rapporta all’ambiente milanese del quale vengono esposte opere religiose di suoi contemporanei quali Cesare da Sesto, e una serie di opere di arte applicata che testimoniano egregiamente la realtà produttiva di una città al centro del mondo. In questa sezione abbiamo il privilegio di ammirare le sue prime e decisive teste composte conservate a Monaco di Baviera, dalle quali si delineano in forma embrionale i suoi successivi prototipi, che gli permisero di farsi conoscere a corte e di essere di li a poco chiamato dall’Imperatore Massimiliano. E’ proprio la corte asburgica tra Vienna e Praga che occupa il secondo settore espositivo che si apre con i ritratti dei tre imperatori, e delle loro figlie arciduchesse, rappresentati con una luminosità compositiva e un’accortezza ai dettagli che ne risalti la personalità, affiancati ai disegni preparatori per feste di gala da lui ideate e al meraviglioso ciclo delle stagioni e degli elementi in un suggestivo pendant. La primavera e l’aria, l’estate e il fuoco, l’inverno e l’acqua e l’autunno e la terra concepiti in un tutt’uno si guardano e ci meravigliano per la straordinaria capacità del maestro di corte nell’utilizzare in ogni tela con gli elementi propri di ogni fenomeno dei profili umani allegorici e naturalistici, delle vere e proprie caricature fantastiche frutto di un genio che studia e osserva la natura a trecentosessanta gradi.
Gli studi naturalistici e Wunderkammer della terza sezione celebrano i fasti e l’eclettismo di una corte sempre attenta alla ricerca di nuovi pezzi da collezione per impreziosire, e nel contempo stupire e meravigliare, i propri salotti con oggetti provenienti dal nuovo mondo: zanne e coralli o veri e propri scherzi della natura portati a corte come forme di intrattenimento. Le altrettanto famose teste reversibili, ennesimo divertissement del nostro, occupano la quarta sezione con due capolavori che ne esplicano ulteriormente l’abilità e la padronanza compositiva: immagini di nature morte, che ruotate con l’ausilio di un apposito specchio, assumono nuove conformazioni come l’ortolano e il cuoco solleticando la visione attenta dell’osservatore ai dettagli che si palesano, un vero e proprio trucco percettivo frutto di un’attenta osservazione di un artista visionario. La penultima area espositiva, Il bel composto, ci proietta verso incastri di forme diverse paradossalmente iconiche e finemente messe in opera in contesti diversi al fine di una raffigurazione che altro non è che la somma logica di vari elementi compositi, testimoniati dalle tele di Bartolomeo Bossi o dall’esemplare xilografia di Hans Meyer il cui paesaggio antropomorfo attinge a piene mani dall’universo del nostro.
Chiudiamo questo surreale percorso con ironia e l’immancabile gusto della caricatura che Arcimboldo trasla su tela prendendo spunto da soggetti reali del periodo viennese. Il giurista e il bibliotecario, vere e proprie pitture ridicole ci regalano due squarci di vita vissuta, attraverso una rappresentazione cinica e impietosa dei rapporti di corte, una personificazione dei mestieri dei soggetti ritratti con acuta osservazione e un indomito sarcasmo. Un artista dimenticato e riscoperto negli anni trenta del novecento che torna alla ribalta con una mostra ben organizzata ed esemplare nel portarci per mano nella Milano “da bere” e negli sfarzi dei salotti “illuminati” viennesi di metà cinquecento grazie al genio visionario di un uomo colto e di talento straordinario.