Rajoy annuncia il commissariamento della Catalogna

Rajoy, ieri pomeriggio, dopo il consiglio dei ministri, ha annunciato l’applicazione dell’art. 155 della costituzione spagnola col quale “destituisce” il governo catalano. Il tanto temuto da alcuni, quanto evocato da altri, art 155 prevede che “Se una comunità autonoma non ottempera gli obblighi che la costituzione o la legge gli impongono o se agisce in modo da compromettere gli interessi generali della Spagna, il Governo potrà adottare le misure necessarie per costringerla a rispettare i suddetti obblighi e rispettare il menzionato interesse generale”. Solo nel 1989 Madrid minacciò il ricorso a questo strumento nei confronti della Comunità delle Isole Canarie, per delle irregolarità fiscali; ma in quel caso l’ente autonomo rigò dritto e il famigerato art 155 non vene applicato.

Ieri quindi Mariano Rajoy, tirato per la giacca dai partiti catalani non autonomisti che stanno vivendo malissimo il processo di indipendenza, ha fatto la sua mossa, anche grazie all’appoggio del partito socialista che si è sempre schierato per l’unità della Spagna. Il governo sostiene che le misure che verranno approvate saranno garantiste e hanno come finalità quella di assicurare diritti e non restringere libertà. Per Rajoy le autorità catalane, Puigdemont in testa, stanno disattendendo l’interesse generale e stanno perseguendo solo l’ideale indipendentista di una parte della cittadinanza. Gli obiettivi del governo, nell’applicare l’art 155, sono quattro: 1- restaurare la legalità costituzionale e statutaria, 2- garantire la neutralità istituzionale, 3- Mantenere il benessere sociale e la crescita economica, 4- Assicurare i diritti e le libertà di tutti i catalani.

Di fatto (e di diritto) verranno destituiti i ministri del governo catalano, a partire da Puigdemont, e verranno indette nuove elezioni che si dovrebbero tenere in sei mesi. Rajoy precisa che il provvedimento non sospende ne l’autonomia ne l’autogoverno ma è esclusivamente diretto alle persone fisiche che, alla guida della comunità catalana, hanno creato lo scontro istituzionale. Ha inoltre proposto che sia il senato a creare un organo che controlli il parlamento della comunità fino alle suddette elezioni. Lo avevamo detto per bene (qui, qui qui, qui e qui) che i politici catalani avevano superato uno steccato e che le cose si sarebbero fatte serie. La Fiscalia General del Estado ha già pronta una denuncia contro Puigdemont per il delitto di “ribellione” se dovesse dichiarare unilateralmente l’indipendenza della Catalogna. Una bella mazzata con relativo rischio di 30 anni di carcere per aver attentato all’integrità territoriale della Spagna.

Dal canto loro i dirigenti catalani stanno pensando al da farsi ma una cosa è certa: sono determinati. A livello di dichiarazioni sia la presidente del parlamento catalano Carme Forcadell che gli altri leader indipendentisti parlano di colpo di stato. Effettivamente di colpo di stato dal punto di vista tecnico non si può parlare, dato che l’azione di Rajoy è assolutamente legale e condivisa a livello politico. Metodi più propriamente golpisti invece sono sembrati proprio quelli adottati dai leader indipendentisti, ma oramai in Catalogna si sta perdendo il senso della realtà. Alcuni della CUP hanno proposto al governo catalano di riparare in esilio a Perpignan, in Francia, ovviamente certi dell’accoglienza dei vicini, cosa che è invece tutta da verificare. Altri più saggi (o disperati) pressano Puigdemont per una dichiarazione di indipendenza immediata ed unilaterale, in modo da arrivare allo scontro e vedere l’effetto che farà. Ma mentre i politici catalani cercano di salvarsi la pelle e “difendono la democrazia”, la semplice minaccia di secessione sta causando un terremoto nell’economia della regione ed il settore del turismo sta facendo un autentico frontale con la realtà, cosa che prima o poi, da quelle parti, faranno anche i politicanti nazionalisti.

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