Arresti Catalogna: altro ultimatum di Rajoy

Arresti Catalogna- Ieri scadeva il tempo che Rajoy aveva dato alle autorità catalane per chiarire se hanno intenzione di dichiararsi indipendenti. Puigdemont, che probabilmente non sa che pesci prendere ha posticipato ogni decisione di due mesi ed ha proposto al governo di Madrid di usarli per dialogare. Insomma Puigdemont con i suoi fa l’indiano ma il governo centrale pare che se ne freghi. Secondo la vice primo ministro Soraya Saenz de Santamaria la proposta è incomprensibile dato che non risponde al quesito che unicamente interessa le autorità centrale: vi siete dichiarati indipendenti o no? Si, no, forse. Visto che i catalani non hanno risposto con chiarezza, Rajoy ha spostato il termine entro cui rispondere a giovedì prossimo, sperando che gli indipendentisti rinsaviscano, mentre la fuga di imprese di primo piano dalla Catalogna continua e verrà pagata dai cittadini a caro prezzo.

Arresti Catalogna- A gettare benzina sul fuoco, involontariamente, ci pensa la magistratura spagnola che in seguito alle indagini per le “manifestazioni” (sarebbe meglio dire disordini) del 20 e 21 settembre scorso, ha sbattuto in carcere Jordi Cuixart presidente di Omnium Cultural e Jordi Sanchez presidente della Assemblea Nacional Catalana, con l’accusa di sedizione, per aver organizzato le concentrazioni di persone e di averle esortate alla resistenza al fine di non fare applicare la legge. Per gli stessi fatti la magistratura ha inoltre confermato le accuse per Josep Lluis Trapero, il numero uno dei Mossos d’Esquadra e Teresa Laplana, ufficiale dei Mossos e braccio destro di Trapero: sono accusati di sedizione tramite inazione, infatti la polizia catalana durante i disordini del 20 e del 21 non è intervenuta nella protezione di investigatori e giudici. Per loro due niente arresto, ma in attesa del processo è scattato il ritiro del passaporto con obbligo di non lasciare il paese e di presentarsi in caserma ogni 15 giorni.

Arresti Catalogna- Ricapitoliamo i fatti: il 20 ed il 21 settembre la Guardia Civil su ordine della magistratura catalana ha effettuato una ventina di arresti ed una quarantina di perquisizioni in mezza Catalogna a causa delle irregolarità, anche finanziarie, nell’organizzazione del referendum. A quel punto “manifestazioni”, che per l’accusa sono state organizzate da Jordi Sanchez e Jordi Cuixart, hanno cercato di ostacolare l’attività di indagine tanto che nella perquisizione alla Consellería de Economía, la Guradia Civil si è ritrovata chiusa all’interno assediata dai manifestanti, con la polizia autonomica che in pratica stava a guardare. Ora verranno processati per sedizione e quindi la retorica indipendentista avrà i primi martiri da piangere; ovviamente Puigdemont già parla di prigionieri politici e di fascismo, fatto sta che alcune persone stanno davvero sacrificando la propria vita e la propria carriera sull’altare del fondamentalismo nazionalista catalano.

Arresti Catalogna- A pagare il vero conto sono già i cittadini catalani che non solo stanno sentendo il peso della crisi, ma la vedono aggravarsi: le più importanti aziende quotate in borsa hanno già fatto il biglietto di sola andata per altrove e forse solo adesso i cittadini iniziano a capire in che vicolo cieco si stanno infilando. A pagare il conto dell’indipendenza di certo non saranno i politici, questo lo sappiamo per esperienza e per il rispetto che si deve all’intelligenza. L’ex sindaco di Girona, che da quando è stato eletto presidente della Catalogna non ha mai affrontato alcun tema sociale spinoso, si atteggia a capo di stato, concentrando tutta la propria attività su un’indipendenza spacciata ai più come panacea di ogni male e disegnando un futuro denominato ironicamente Catadisney che è davvero lontanissimo dalla realtà che il popolo catalano dovrà realisticamente affrontare in caso di indipendenza.

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