All’Ara Pacis il mondo fluttuante del Maestro Hokusai
Quando a metà dell’Ottocento i porti giapponesi vennero forzatamente aperti al commercio, segnando la fine dell’isolazionismo del paese, la cultura e i manufatti di quell’Estremo Oriente che si andava scoprendo conquistarono velocemente l’Europa, dando vita al cosiddetto fenomeno del japonisme. Lo stile, le tecniche e le immagini raffigurate dagli artisti del sol levante suscitarono una forte fascinazione tra i pittori occidentali come Monet, Manet, Toulouse-Lautrec e soprattutto Van Gogh, tanto da influenzarne il metodo e l’estetica. Tra i più conosciuti autori nipponici il maestro Hokusai, le cui stampe varcarono i confini nazionali poiché utilizzate come carta da imballaggio per oggetti preziosi spediti in Europa, diventò fin da subito un punto di riferimento per la qualità delle composizioni, l’originalità e la varietà dei suoi soggetti, una popolarità rimasta invariata nel tempo e che ancora oggi sembra non sentire crisi. Dopo le manifestazioni artistiche che hanno avuto luogo a Milano, Firenze e Torino, al fine di chiudere idealmente una stagione di eventi che celebrano i 150 anni di rapporti bilaterali tra Italia e Giappone, il Museo dell’Ara Pacis di Roma ospiterà fino al prossimo 14 gennaio 2018, la mostra Hokusai. Sulle orme del Maestro, un percorso curato da Rossella Menegazzo che si propone di ripercorrere l’opera e l’eredità del grande artista giapponese, universalmente conosciuto per aver realizzato l’iconica Grande Onda.
La vastissima opera di Katsushika Hokusai (1760-1849) ha avuto una grande diffusione nel tempo anche grazie ai suoi numerosi seguaci che ne trassero ispirazione e ne reinterpretarono i soggetti in termini figurativi del tutto originali e personali. Attraverso circa 200 opere tra silografie e dipinti su rotolo, la mostra intende illustrare la grande produzione del Maestro confrontandolo con quella di alcuni tra gli artisti che hanno seguito le sue orme, primo tra tutti Keisan Eisen, dando vita a nuove linee, forme ed equilibri di colore all’interno del classico filone delle “Immagini del Mondo Fluttuante”(ukiyoe). Durante la sua lunga parabola artistica Hokusai esplorò soggetti di ogni tipo ritraendo paesaggi, natura, animali, ritratti di attori, di beltà femminili, di guerrieri, ma anche fantasmi, spiriti, esseri e animali semileggendari, così come sperimentò diversi formati e tecniche: dai dipinti a inchiostro e colore su rotolo alle silografie policrome di ogni misura destinate al grande mercato, fino ai più raffinati surimono (letteralmente “cose stampate”) utilizzati come biglietti augurali, calendari per eventi, incontri letterari, cerimonie del tè o inviti a teatro. Il percorso espositivo si articola dunque in cinque sezioni che cercano di indagare tutti gli ambiti in cui il Maestro Hokusai si espresse, offrendo una selezione di immagini legate ai soggetti più alla moda e maggiormente richiesti dal mercato dell’epoca:
-MEISHŌ: mete da non perdere, ovvero le immagini dei luoghi celebri del Giappone divenuti meta di viaggi e soggiorni, tra cui il monte Fuji, luogo sacro e simbolo dell’identità nazionale giapponese e in assoluto il luogo più rappresentato. Con la sua forma conica e spesso coperto da un cappello di neve, il monte sacro compare nelle stampe come soggetto principale, ma anche come solenne e costante presenza di sfondo dell’azione umana, immersa nel paesaggio di una qualche provincia riconoscibile per un particolare ponte, scoglio, fiume, locanda o tempio.
–Beltà alla moda: repertorio di immagini legate al mondo della seduzione e dell’erotismo e al soggetto di beltà femminili che comprendono soprattutto cortigiane, geishe e donne dei quartieri di piacere, la cui bellezza era sottolineata dai tessuti e dagli splendidi kimono che le avvolgevano, dalle acconciature arricchite da pettini e spilloni, oltre che dalle movenze sensuali.
-Nella terza sezione Fortuna e buon augurio sono esposti alcuni surimono che rappresentano località, ma soprattutto oggetti scelti per il loro valore simbolico e beneugurale legato ad un preciso momento dell’anno, delle festività e delle credenze popolari, generalmente uniti a versi poetici o in prosa.
-La quarta sezione Catturare l’essenza della natura comprende rotoli di seta verticali che rappresentano uno dei generi più amati dalla produzione ukiyoe, quello di animali e piante legati alla tradizione filosofica e religiosa come tigri, draghi, aquile e carpe, in cui Hokusai ed Eisen manifestarono tutta la loro maestria e complessità artistica, creando immagini uniche e suggestive.
-Infine la quinta sezione è dedicata ai Manga e manuali per imparare, un catalogo di immagini che rappresentano il sunto dell’arte e della ricerca di Hokusai, oltre che la testimonianza tangibile degli espedienti creativi per catturare l’essenza dell’elemento naturale. I quindici volumi a stampa del Maestro offrono un campionario completo dei paesaggi nelle diverse stagioni, di animali, di caratteri e fisionomie umane, mestieri, divertimenti e attività quotidiane, ma anche armi, mostri, fantasmi e parabole.
La grande mostra monografica su Hokusai si snoda come un coinvolgente viaggio in un mondo tanto affascinante quanto completamente diverso e lontano dal nostro, un universo raffinato e ricco di tradizioni che per secoli si sviluppò libero da qualsiasi influenza esterna, ma che, proprio per i codici e i parametri così differenti, non tardò ad influenzare la cultura europea. Le stampe del Maestro Hokusai e degli artisti che ne hanno recepito l’eredità, catturano paesaggi e attimi di vita quotidiana congelandoli come in uno scatto fotografico, attraverso i quali offrono al loro pubblico un incredibile campionario di quel meraviglioso mondo fluttuante reso con minuzia di particolari, suggestivi sfumati e infinite sperimentazioni delle gradazioni tonali del Blu di Prussia, arrivato in Giappone solo nel 1920. Attraverso le loro accurate illustrazioni hanno fatto conoscere in tutto il mondo la sofisticata e vivacissima cultura giapponese, il suo modo di esprimersi attraverso la gestualità più che con le parole, la ritualità celata dietro ogni posa e la sua inclinazione al piacere e all’effimero, un piacere da cercare e ritrovare nella continua tensione verso la perfezione e nella bellezza di ogni scorcio, di ogni cambiamento atmosferico e di ogni, apparentemente insignificante, gesto quotidiano.
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